Rap ItalianoIntervisteWillie Peyote, quattro chiacchiere con un "artista" del Rap!

Willie Peyote, quattro chiacchiere con un “artista” del Rap!

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Willie Peyote, quattro chiacchiere con un “artista” del Rap!

Qualche mese fa è uscito il nuovo concept album di Willie Peyote Sindrome di Tôret“, titolo derivato dal sapiente gioco di parole tra il famoso disturbo neurologico ed il “toret”, tipica fontanella pubblica utilizzata nel torinese. Oggi ci troviamo a fare 4 chiacchiere con il rapper, dal quale proviamo a farci raccontare come nascono i suoi lavori, chiaramente auto-ironici ma allo stesso tempo mai banali.

Inanzitutto parliamo di questo titolo: raccontaci come hai deciso di “mixare” queste due cose e di che tipo di legame hanno nella tua vita, artistica e non.

La Sindrome di Tourette mi sembrava la miglior metafora per descrivere questa diffusa incontinenza verbale che secondo me caratterizza la nostra comunicazione oggi, il gioco di parole coi “toret” è venuto fuori da solo come una sorta di tributo alla mia città che mi ha dato tanto in questi anni. In realtà avevo il titolo già prima di avere il disco, paradossalmente. ma spesso mi capita.

toret

Il disco viene definito un “concept album” ed ascoltandolo si intuisce che il cardine centrale è la libertà di espressione. D’altronde il disco trae chiara ispirazione e regala citazioni del maestro Giorgio Gaber (che noi a Milano – più di tutti – conosciamo e stimiamo).
Ma parlando soprattutto della scena Hip-Hop attuale la domanda che vorremmo porti è – come dice lo stesso Signor G. – “Libertà è partecipazione”?

Purtroppo abbiamo frainteso parecchio il Signor G., la partecipazione oggi non è affatto percepita nei termini che intendeva lui. Tutti esprimiamo costantemente opinioni anche diffusamente su temi che non conosciamo a fondo o spesso non conosciamo affatto, tutti partecipiamo al dibattito finendo per svuotarlo di significato e sovvertendo il concetto stesso di libertà di espressione.

Nei 13 pezzi del disco, il suono è decisamente molto vario: si passa dai suoni Jazz a quelli funk, passando da brani con ritornelli pop o arrangiamenti prog e rock. Frank Sativa e Kavah (i produttori del disco) hanno saputo spaziare nelle atmosfere musicali, facendo un ottimo lavoro. Su quale tipo di beat si trova meglio Willie?

Sono contento di collaborare con Frank e Kavah propro perché hanno entrambi la capacità di variare in continuazione. Mi trovo bene su qualsiasi beat e mi piace comunque cimentarmi sempre in cose nuove quindi il beat su cui mi trovo meglio è quello che sarà diverso da tutti i beat che ho già usato.

Willie Peyote
Willie Peyote

“Sindrome di Tôret” è un disco che – a mio parere – musicalmente si discosta dal precedente “Educazione Sabauda”: ricordo un brano con Ensi e Paolito dal titolo “Nessuno E’ Il Mio Signore” che era un beat tipicamente alla Redman. A proposito di ispirazioni, chi sono i tuoi riferimenti musicali nel Rap ed anche al di fuori? Hai degli artisti che ti hanno particolarmente ispirato nella tua carriera?

Beh di Rap ne ho ascoltato tanto per tanti anni ma ammetto che adesso ne ascolto sempre meno. Fibra è stato indiscutibilmente l’artista che più mi ha influenzato quando iniziavo a scrivere, al netto del fatto che ho ascoltato praticamente tutto il rap italiano tra fine ’90 e inizio 2000 ed anche tanto Rap.

Sono molti però gli artisti fuori dal contesto rap che mi hanno sicuramente ispirato nella scrittura e nella delivery: Damon Albarn, Alex Turner, Zack DeLa Rocha.

A proposito di quanto detto nella domanda precedente: “Vilipendio” è un pezzo che non le manda a dire a nessuno. Ti sei tolto qualche sassolino dalle scarpe: “la pelliccia, il fucile, gli occhiali, sbocci shampoo e c’hai la faccia di quelli che frenano al giallo?” . Purtroppo la domanda sorge spontanea: cosa pensi della scena Hip-Hop attuale?

Trovo certi aspetti agghiaccianti ma più da un lato puramente estetico e di mood che non musicale. Nel senso, molta Trap mi piace, la ascolto e la studio però certe pellicce rosa, certi denti d’oro, certi abiti femminili e trucchi vari li eviterei ecco.

Esiste secondo te il cantautorato nel Rap italiano? A nostro parere ci sono parecchie esempi di tale definizione (anche se la odiamo con tutto il cuore): tu, Murubutu, Moder solo per citarne alcuni. Il cosiddetto storytelling oppure il Rap “conscious” hanno una fetta di mercato ristretta o a volte ignorata soprattutto dalle nuove generazioni. Dicci cosa ne pensi!

Penso che sia normale che artisti che fanno del contenuto la parte centrale dle loro lavoro abbiano meno visibilità rispetto a chi fa canzoni leggere per definizione, perché fondamentalmente la gente vuole svagarsi con la musica.

Detto ciò, fortunatamente, ci sarà sempre una bella fetta di pubblico che vuole anche altro e anzi, se si riesce a fondere bene la leggerezza della musica e la profondità dei testi allora si supera la nicchia.

“Soulful” è il brano con il quale – 4 anni fa – hai vinto il “Genova Per Voi” (dal quale è stato poi tratto un video insieme alla Hip-Hop band torinese dei Funk Shui Project. Sei ancora uno che “non impara e che evita il contatto”? Com’è cambiato Guglielmo dopo 4 anni e altrettanti album?

in linea di massima si, sono sempre quello, però certo è cambiato il mio rapporto col mondo esterno, anzi diciamo l’approccio del mondo esterno con me e non posso che  renderne atto. “Ho imparato ad imparare”, se così si può dire, nel senso che sto cercando di studiare e di migliorare sotto molti aspetti per poter alzare l’asticella della mia musica sia live che in studio.

Gli anni passano e gli album cambiano seguendo il mio costante cambiamento e continueranno a farlo anche se non so dove stiamo andando.

Quali sono i progetti futuri di Willie Peyote? Cosa bolle in pentola? Anticipaci qualcosa.

L’aspetto che mi piace di più del mio lavoro è suonare, fare concerti, girare l’italia e fortunatamente quest’estate faremo un bel tour che ci porterà in giro per tutta la penisola e addirittura allo Sziget.

Willie Peyote
Willie Peyote

Oltre a questo stiamo ovviamente iniziando a lavorare su brani nuovi ma è troppo presto per parlarne e poi NO SPOILER.

Quali sono i 5 brani che non possono mancare nella playlist giornaliera di Willie Peyote? So che molte volte è difficile sceglierne 5 ma ti chiediamo uno sforzo.

“If I ever Feel Better” – Phoenix
“Golden Brown” – The Stranglers
“Se Non Dai Il meglio” – Fabri Fibra
“Dang!” – Macmiller feat. Anderson Paak
“Feel Good inc.” – Gorillaz

Ringraziamo Willie per il tempo che ci ha regalato, sperando di poter ascoltare sempre più Rap di questo livello, in un momento storico dove i contenuti passano in secondo  piano rispetto all’apparenza. Per fortuna che c’è ancora qualcuno in grado di strappare un sorriso ma soprattutto di fare riflettere con le parole e la musica.

The Golden Edge
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Classe '82, seguo tutto ciò che riguarda l'Hip-Hop da più di 20 anni, ma non preoccupatevi: ho iniziato a capirci davvero qualcosa da pochissimo tempo. Per vivere provo ad occuparmi di architettura, design e soprattutto faccio il marito ed il papà. Mentre cerco di collezionare più dischi possibili, vi racconto quello che mi passa per la mente sulle pagine del nuovo hano.it e sulla pagina The Golden Edge.

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