La crescita professionale di Mecna si può leggere in ogni suo album: dalle grafiche stupende, alla musica, che ogni volta cambia e matura un po’ di più; sempre meno rap, sempre più r’n’b e soul con chiare influenze black, si potrebbe definire a livello artistico il Drake italiano.
Canzoni come “Roar” denotano le abilità canore di Corrado Grilli, il quale cambia flow tra la prima e la seconda strofa, delineando quella che è l’essenza del disco, con le classiche tematiche d’amore del rapper pugliese.
Laska come al solito è un grande libro di racconti di storie di vita vissuta, di amori finiti, di amori ricambiati o rifiutati, di bevute al bar per festeggiare o per dimenticare.
Alcuni lo definirebbero poesia, altri potrebbero annoiarsi ma la verità sta nel mezzo: a chi ad esempio piacciono in maniera smodata i Dogo, probabilmente non capirebbe un disco dove la ricerca della parola, del vocabolo particolare, della nota per rendere speciale una traccia rispetto all’altra.
Difatti la forza di questo disco sta proprio nelle liriche e nella musica che attinge dagli Stati Uniti nella maniera giusta, con delle sonorità che in Italia a quanto pare nessuno usa o nessuno ha.
Musicalmente ricorda molto il mixtape di Childish Gambino “Kauai”.
Questo disco è chiaramente frutto di uno studio intenso di musica europea ed extraeuropea, adattato però al piano artistico Italiano, che tanti all’estero vogliono sempre cercare di copiarci.
Non riesco a trovare una traccia migliore rispetto ad un’altra, bensì credo che tutto il disco vada ascoltato con attenzione per capire quanto sia bello e definito con cura.
Il disco si conclude con la canzone “Favole” unica con inserti trap e uso (non abuso) di auto-tune ma che lega, nonostante un ritmo un po’ spezzato rispetto al resto dell’album, perfettamente con le restanti dodici canzoni presenti precedentemente.
Ad oggi, penso sia il migliore lavoro prodotto per ora da Mecna, che non può mancare nelle librerie musicali dei veri appassionati e non solo dei fan.