Intervista a cura di Jules Bonnot
“Volevo fare una rivoluzione con le mie canzoni” e negli anni 90, con gli ONDA ROSSA POSSE, MILITANT A, ci è riuscito davvero. “BATTI IL TUO TEMPO” fu un album che uscì in pieno fermento politico studentesco e divenne la bandiera sonora di scuole, università e piazze.
Sono passati più di trent’anni da quell’ EP, ed il 15 luglio 2022 si è aperto il decimo capitolo discografico per gli ASSALTI FRONTALI, COURAGE.
L’autenticità di Militant A si è unita al sax di Daniele Tittarelli e al pianoforte di Pietro Lussu, nell’album è presente il singolo “GOL GOL RAP” in collaborazione con il Piccolo Coro dell’Antoniano; un lavoro di un respiro ampissimo che si pone come obiettivo il divntare colonna portante delle nostre esistenze, un sorriso rivolto al futuro anche per chi futuro non pensa di averne.

Ciao Luca,siamo al decimo album per gli Assalti Frontali E a due anni dal tuo libro “Batti il tuo tempo – Da Onda Rossa Posse ad Assalti Frontali, trent’anni di poesia della strada “ Quanta poesia della strada in COURAGE?
Courage è un disco che punta in alto ma semplice, concreto, di pancia, quando lo ascolti pensi “queste cose mi riguardano” perché parlano di quello che c’è successo a tutti, la pandemia, il modo in cui c’hanno messo gli uni contro gli altri, la guerra, il senso della nostra vita, l’educazione delle nuove generazioni, in modo sincero e pulito. Noi siamo ancora poesia di strada perché portiamo il linguaggio davvero senza censure che c è in strada. Una canzone come “la morale” è l’unica canzone uscita sulla guerra in corso, tutti ne parlano a mezza bocca ma nessuno si azzarda davvero a Esprimersi sull’argomento senza peli sulla lingua, questo è Courage, è poesia di strada.
Perché il titolo “COURAGE” e perché una scelta internazionale nel titolo?
Courage è una parola bella e si scrive così in tante lingue, mia madre era francese, e quindi anche io lo sono a metà e me lo diceva spesso, courage, è un omaggio a lei che ho perduto l’anno scorso
Quali sono i temi di COURAGE?
Quando sono con i ragazzi a fare i laboratori dico sempre “parlate di voi, di voi nell’ambiente in cui vivere e lanciare un messaggio al mondo”, Courage parla di questo in modo diretto e poetico perché prende molto spunto anche dai laboratori, chi siamo, che abbiano intorno e come Volgiamo cambiare il mondo.
Coraggio quindi. Un messaggio di speranza, un invito a tenere sempre alta la testa.
Coraggio che in questi anni di pandemia è venuto meno.
Come hai vissuto questo contesto limitante e come sta andando la ripartenza?
All’inizio bene, poi mi ha dato la nausea il modo in cui il governo dava la colpa dei suoi insuccessi ai singoli cittadini che non obbedivano a regole che poi si dimostravano stupide, mentre c’era chi ha fatto miliardi con la pala. Penso che sia stata una grande occasione per migliorare nella sanità, nella scuola, nella solidarietà; tutto sprecato perché siamo governati da gente che odia il popolo.
Nell’album sono presenti Daniele Tittarelli e Pietro Lussu. Quanto sono importanti per voi le contaminazioni?
Daniele e Pietro sono due jazzisti splendidi, umani, dei campioni dell’improvvisazione. Ci ha fatto conoscere Carlo Conti, un altro super musicista di Sax, un fratello che purtroppo è scomparso all’improvviso l’anno scorso e ritrovarci lo abbiamo fatto anche per lui.
”Sogno ancora” ft Er Tempesta. Cosa sogna ancora MILITANT A?
Sogno ancora di aprire un parco, di aprire un lago, di difendere la natura, di ritrovarmi con un milione di ragazzi intorno che fanno rap in maniera sincera e pulita, di combattere le ingiustizie ovunque siano, sogno un mondo di disertori dalla guerra, di persone che si aiutano.
Qual è oggi il tuo pubblico e com’è cambiato negli anni?
Il pubblico di Assalti sono tutte le persone che hanno voglia di ascoltare delle belle parole sulla musica, parole generose e pulite, che portano coraggio, sono tutti gli studenti che non vogliono sentirsi soli e tutti quelli che in questi anni ci hanno incontrato e hanno detto wow e non ci siamo più lasciati.
Un paio di domande per i giovani che iniziano adesso ad ascoltare rap e di conseguenza a conoscerne la storia,e voi siete LA STORIA del rap in Italia. Facciamo un breve excursus?
Negli anni 90 il rap era una sottocultura. Cos’è rimasto di quei tempi ?
Alla fine degli anni ’80 c’ era un grande bisogno di trovare nuovi linguaggi per Esprimersi e L’hip hop che arrivava dai ghetti americani come arte rivoluzionaria di strada fu una grande occasione per prendere la parola con i graffiti, il rap, la danza, il ritmo, era un modo per affermare se stessi nella comunità come esseri unici e prendere finalmente il gioco della vita in mano. Era qualcosa che si affermava in modo completamente estraneo alle istituzioni, al mainstream, al mercato e per questo sì, era una cultura contro, una controcultura. Eravamo in pochi a farlo, ti dico di più all’inizio sembrava impossibile fare Rap in italiano, tanti dicevano che non si poteva fare, Batti il tuo tempo ha accettato e vinto la sfida di portare lo spirito dell’Hip hop che c’era in quel momento negli stati Uniti anche in Italia, parlo soprattutto dell’importanza di avere un rapporto con la base, con la strada, con la comunità e riuscire a rappresentarla con il ritmo e le rime.
Oggi il panorama è ben diverso da allora. Il rap è il comune denominatore delle nuove generazioni. Ti piace quello che ascolti in giro?
Oggi ci sono un milione di ragazzi che vogliono fare Rap e questa è una cosa bellissima con tante contraddizioni ma è normale. Nei laboratori nelle scuole, quelli che incontro e non sanno niente di me mi dicono guarda il rap si fa così, bisogna parlare di rapine, di soldi, di coca, io gli dico ma tu hai 13 anni e fai rapine? Ti fai di coca? Hai le tasche piene di soldi? Parliamo di quello che sei tu veramente, secondo me è più interessante… loro dicono ma se non parli di quelle cose il rap è noioso… e così la sfida è riuscire a parlare della vita vera in modo attrattivo. Ma piano piano ci riusciamo.
Ascolto tante produzioni che escono, le ascolto una volta per tenermi aggiornato e sono bravi, molto più di prima, danno però troppa poca importanza al valore delle parole, per noi il contenuto è fondamentale, la storia da raccontare è tutto.
Cosa pensi sia mancato alla tua generazione che la generazioni di artisti GEN Z hanno?
Ogni generazione vive in un ambiente storico che la rende unica e irripetibile e preziosa, la prossima che arriverà dirà che questa che c’è ora è da superare. Per noi le generazioni passate erano fonte di grande ispirazione. Io non smetterò mai di ringraziare chi è venuto prima e mi ha insegnato cose importantissime, il Courage di cui parliamo nel disco viene da loro, da chi c’ha preceduto e lo trasmettiamo a chi verrà dopo.
Luca, siamo giunti al termine della nostra chiacchierata. Quando partirà il tour e dove le prime date.
Il tour è partito il giorno dell’uscita del disco, il 15 dal Forte Prenestino, un concerto magico, fantastico, prima c’era stata una data zero a Marina Di Ravenna e ora andiamo in giro per tutta l’Italia.
Un saluto per gli amici di Hano.
Siete grandi, grazie di esserci e non smettete di cercare la luce nel rap
