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Al mio tre tutti giù dal piedistallo!

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Un mio saggio amico dice sempre “amate la musica non gli artisti, amate il rap non i rapper perché i rapper in quanto artisti vi deluderanno sempre, prima o poi vi deluderanno”. Una grandissima verità, soprattutto oggi, soprattutto in questo momento in cui il rap è davvero alla portata di tutti, è ovunque, nelle strade, nelle scuole, nei club. Con questa musica stanno crescendo intere generazioni che sono sempre più giovani e sempre più attaccate all’artista e non alla musica, al rap e non alla cultura hip hop. Questo per gli artisti è un peso enorme, il fatto di influenzare i prossimi adulti, ma anche un grande compito quello di essere di esempio a questi ragazzini che vedono in loro i grandi miti, coloro che sono riusciti a fare della propria passione un lavoro, o il più delle volte coloro che hanno vestiti firmati, macchine di lusso, fama, successo, donne e soldi. I rapper dal canto loro, si sa, sono estremamente noiosi e sempre pronti a prendersi troppo sul serio, hanno sulle spalle il peso delle major, dei management e guai a scrivere male di loro o far loro una critica, vieni subito additato come infame e in attimo cancellato dalle mailing list dei loro uffici stampa.

Ma dove inizia e finisce la libertà di esprimere un’opinione? Davvero noi addetti ai lavori non siamo liberi di dire che un’artista ha fatto un singolo che fa schifo o che dal vivo è fuori forma?

La domanda nasce spontanea: se dobbiamo scrivere che siete tutti belli, buoni e bravi anche quando non è vero e se dobbiamo copiare e incollare meticolosamente i comunicati stampa pieni di elogi scritti dai vostri uffici stampa, perché non lo fate da soli?

Nel momento in cui esce una canzone, un disco, quella musica è di tutti e tutti possono trarre le proprie conclusioni e esprimere le relative considerazioni e opinioni. Se oggi molti artisti hanno capito che la formula della canzoncina senza contenuti per ragazzini è quella vincente per scalare le vette delle classifiche, sbancare Spotify e fare visualizzazioni da record su YouTube, noi siamo costretti a dire che quelle canzoncine per teenagers sono delle vere e proprie opere d’arte e la punta di diamante della vostra intera discografia, anche se sappiamo (perché l’avete fatto in passato) che potete fare di meglio?

Siamo arrivati al punto che molti rapper si sono letteralmente chinati al volere del pubblico, della massa, snaturandosi completamente e dando loro esattamente quello che vogliono: motivetti privi di contenuti per celebrolesi. Ben vengano le canzoncine se alternate con pezzi più duri e introspettivi, ma almeno ammettetelo quando ve lo si fa notare che sono sottotono rispetto alle vostre capacità.

Sappiamo che dietro a ogni artista c’è la pressione delle major, delle classifiche, delle vendite, del lavoro svolto, dei soldi, ma ciò non significa che ogni disco o singolo che fate sia il migliore di tutti i tempi. La storia del rap insegna che molti pilastri di questo genere musicale hanno nel corso degli anni prodotto dischi di successo e altri che ne hanno avuto meno, alcuni dischi hanno goduto del favore della critica e non del pubblico e altri ancora del pubblico e non della critica. Sto parlando di dischi come “Back from Hell” dei Run D.M.C., “On and On” dei Beastie Boys e “There’s a Poison Going On” dei Public Enemy.

Ma perché se in Italia ci permettiamo di fare qualche critica alla musica dei rapper nostrani veniamo subito additati da loro con tanto di storie Instagram, post su Facebook e etichettati come infami?

E soprattutto perché, anche quando le critiche sono positive, la maggior parte si guarda bene dal ringraziare?

Di preciso chi vi credete di essere?

Pare che l’errore nell’assegnazione dei vari dischi d’oro e platino messa a punto dalla FIMI abbia dato un po’ alla testa a parecchi di voi. Nello specifico ci tengo a sottolineare che tali riconoscimenti calcolati su errori non valgono praticamente nulla. L’unico che continua a propsare tali riconoscimenti è Sto Social, ma è ormai chiaro a tutti che il suo unico scopo è farsi voler bene dagli artisti.

Vi credete (e qui generalizzo ma mi riferisco solo ad alcuni) grandi star mondiali, ma le uniche star sono quelle del calibro di Jim Morrison, David Bowie, Jay Z, Eminem, e se vogliamo stare in Italia Vasco, Jovanotti per citarne alcuni, ma voi cari rapper italiani non siete a quei livelli, al di fuori della ristretta cerchia di teenager che ascoltano il rap, in pochi vi conoscono. Non ho mai visto nessuno di voi riempire gli stadi, quindi di cosa stiamo parlando? Perché non scendente da quei piedistalli?

E mi riferisco a quelli che si credono o che vengono considerati gli INTOCCABILI. Molto spesso è raro ricevere da molti di voi anche un semplice grazie per l’articolo dedicatovi o l’intervista fatta, quando gli artisti stranieri di cui quotidianamente scriviamo, pur non sapendo chi siamo, ringraziano sempre ogni qualvolta si scrive di loro e si dedica loro spazio. Perché i membri dell’A$AP MOB ci ritwittano e Guè Pequeno non si disturba neanche a ringraziare? Perché anni fa Hano.it si è permesso di fare una recensione non positiva a “Non siamo più quelli di Mi Fist” dei Club Dogo e al Guercio non è andata giù?

Davvero non siamo liberi di esprimere un’opinione?

Queste mie parole scritte il giorno 2 gennaio cadono a pennello con i fatti accaduti ieri su Facebook. Un rapper prima scrive sulla sua pagina un lungo post dove attacca i suoi colleghi di mettersi su un piedistallo e di sentirsi Dio (discorso nel quale mi ha trovata assolutamente d’accordo), poi il giorno dopo attacca senza mezzi termini la mia persona con un linguaggio e dei contenuti da uomo di bassissimo livello umano solo perché in un mio precedente articolo mi sono permessa di scrivere che in due occasioni l’ho visto rappare e mi é sembrato fuori forma. Ora, al di là delle becere accuse ricevute a livello umano, se siete personaggi pubblici, se siete artisti, se fate musica e state su un palco é normale che si parli di voi, che ci siano elogi o critiche. Ricevere pareri negativi sulle vostre performance non vi autorizza in alcun modo a offendere e denigrare pubblicamente una persona dal punto di vista umano. Il comportamento del suddetto artista per quanto mi riguarda si commenta da solo, così come la folla di persone che gli hanno dato sostegno e manforte per le sue parole. Produrre una tale feccia su un social network per ottenere 700 like e poi farsi rimuovere il post da FB (Per ovvi motivi) é di un livello talmente basso che fa evincere quanto la persona che dice ai colleghi di sentirsi Dio, sia la prima a credersi tale.

Vige la libertà di stampa e di espressione nel nostro paese finché questa libertà non lede in alcun modo nessun essere umano e come esistono migliaia di imbecilli che haterano a prescindere tutto e tutti con stupidi, offensivi e ignoranti commenti, ci sono persone che come me hanno la facoltà e il diritto di muovere una critica in modo educato, senza mancare di rispetto e con i dovuti toni.

Scendete dai quei piedistalli, non siete Dio, non siete nessuno, siete esseri umani come tutti gli altri che fanno un lavoro come tanti. Voi state su un palco, noi sotto, ma questo non vi autorizza in alcun modo ad atteggiarvi a super star, ad essere maleducati né nei confronti del vostro pubblico, né di noi addetti. Voi siete sui quei palchi grazie a noi che stiamo sotto e compriamo la vostra musica e se non vi sta bene che si parli di voi, cambiate lavoro.

Valeria
Valeria
Classe '81, ascolto il rap da quando nell'89 ho abbandonato Cristina D'Avena per la prima cassetta di Jovanotti "La mia moto" e da lì non ho più smesso.

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