Avrete letto, avrete visto, avrete ascoltato in questi giorni le vicissitudini tra Tha Supreme, Wad ed Emis Killa, bestemmiare si o no nei testi rap?
Non ci interessa entrare nelle questioni specifiche tra i battibecchi social ma lo spunto è interessante per fare delle considerazioni.
Possiamo mettere dei paletti al rap?
Chi vi scrive è gente nata nell’80, ha quindi iniziato ad ascoltare rap intorno al primo lustro degli anni ’90 avvicinandosi alla cultura hip hop tramite il writing venendo poi folgorato dal rap, quel linguaggio crudo senza mezzi termini che non si preoccupava della forma ma della sostanza. Esprimere un concetto in maniera totalmente diretta e senza alcun tipo di censura. Il Rap nella sua forma base per noi è questo.
Qual è la situazione oggi?
Siamo nel 2020, sono cambiate tantissime dinamiche e il rap è il genere musicale padrone delle classifiche di vendita, degli streaming ed è dovuto scendere a compromessi per risultare nella maggior parte dei casi easy listening. Il linguaggio seppur più crudo di quello di altri generi musicali esce ripulito rispetto al paragone anche solo con un decennio fa.
Da quando viviamo il gioco del rap abbiamo conosciuto praticamente tutti gli Mc’s e fidatevi di noi, il 90% sono bestemmiatori seriali compulsivi nella vita reale mentre nella vita musicale risultano spesso con il freno a mano tirato. È giusto che sia così dal loro punto di vista, la parolaccia è stata sdoganata, ormai viene cantata dagli artisti Pop, viene inserita nei ritornelli delle canzoni sole cuore amore ma per vendere non bisogna oltrepassare quella barriera fascio cattolica che potrebbe decretare la morte musicale di qualunque artista.
Quindi bestemmie si o no nel rap?
Né si né no, ci piacerebbe solo che ogni artista potesse esprimere in maniera diretta e cruda i concetti che vuol far arrivare all’ascoltatore senza dover riformulare le proprie barre per renderle “accettabili” al pubblico.
Il mondo ha bisogno di sincerità.