Correva l’anno 1992, io avevo 10 anni e nel mio lettore cd c’erano ancora dei dischi che col rap non avevano nulla a che fare.
Nello stesso anno venivano alla luce grandi album classici del rap americano, basti pensare a “Don’t Sweat The Techniques” di Eric B e Rakim, “The Chronic” di Dr Dre, “Daily Operation” dei Gang Starr e “Mecca & The Soul Brother” di Pete Rock & CL Smooth.
Oggi invece The Game o semplicemente Game fa uscire un album – il suo ottavo di studio – che intitola proprio “1992”.
Produzioni affidate a Bongo, The Chemists Crate, JP Did This, Terrace Martin, Cool & Dre e Scott Storch, mentre gli unici featuring presenti nelle 13 tracce sono quelli dei cantanti Jeremih e Jason Derulo.
Il disco è basato sull’esperienza del 12enne The Game che cresce in uno dei quartieri più problematici di Los Angeles: Compton. Nel 1992 infatti Jayceon Terrell Taylor aveva appunto 12 anni.
“All Eyez” prodotto da Scott Storch (con il cantato di Jeremih) è stato il primo singolo estratto, un pezzo con sonorità west-coast dove il ritornello lo fa sembrare un pezzo un po’ troppo commerciale. The Game ci ricorda di essere cresciuto ascoltando il Wu-Tang nel pezzo “I Grew Up On Wu-Tang” che campiona “C.R.E.A.M.”:
“Six years passed now I’m banging in the county/ Niggas that used to talk shit won’t even come around me/ Reciting Method Man while my celly just sit there/ Niggas know I been on the Wu before Ric Flair/ Came home through the hood, GX shining/ Now these bitches think I’m Lex Diamonds.”
“Baby You” è invece è una dedica alla ex-fidanzata ed al rapporto amore/odio che i due avevano: il risultato è un pezzo di chiara ispirazione soul che Jason Derulo contribuisce ad impreziosire nel ritornello.
“Bompton” prodotta da JP Did This e “Fuck Orange Juice” di Terrace Martin sono a mio parere i due brani che musicalmente mi hanno coinvolto di più: uno perché – al primo ascolto – mi sono immaginato un duetto Game + 2Pac (sembra uscire davvero da un disco del 1992) mentre il secondo contiene un campione di Grandmaster Flash “The Message”, brano che mi ha sempre “gasato”.
“1992” è un disco leggermente differente dal suo ultimo “The Documentary 2.0” e diverso soprattutto dalla colonna sonora di “Streets of Compton” (documentario uscito per Arts & Entertainment Network) a cura dello stesso rapper Losangelino, ma comunque ascoltabile senza particolari fastidi. Forse la lunghezza gioca un ruolo a favore del disco, perché 13 tracce scorrono lisce dall’inizio alla fine, complici anche i suoni abbastanza diverso da brano a brano.