Striker è il nuovo Ep di Amill Leonardo uscito il 29 settembre per Flus Music con distribuzione Sony. Un bel traguardo per il giovane rapper di Cinisello Balsamo, un traguardo raggiunto attraverso piccoli passi, grazie all’amore per la musica e alla voglia di farne sempre di più, un traguardo che è poi il sogno da bambino che si realizza.
In sole 7 tracce, questo Ep ci porta nel mondo nel Amill Leonardo. E’ “Walida”, la canzone che arriva direttamente dal cuore, ad aprire l’Ep. Ascoltandolo e avendo avuto l’opportunità di conoscere Amill e di parlare con lui in diverse occasioni, posso dire che nelle sue tracce c’è Amill persona e che di personaggio lui non ha niente. Le origini, il suo trascorso, gli amici, la famiglia, la voglia di riscattarsi da un passato non semplice, ma anche la voglia di divertirsi, questo e molto altro c’è nella musica di Amill. Lui è sicuramente una delle voci più credibili delle periferie urbane, nei suoi testi racconta e rivendica le sue origini come potrebbe fare un parigino delle banlieue, con la dignità di un ragazzo che crede nel rap come mezzo di rivalsa sociale, un po’ come il calcio, sua grande passione e altra via di uscita dalla desolazione di certi quartieri. Rivalsa sociale ma non voglia di lasciare la sua Cinisello Balsamo, il quartiere alle porte di Milano nel quale é cresciuto e dove tuttora vive con gli amici di sempre. In “Striker” Amill ci dimostra come nella sua musica riescano a convivere perfettamente consapevolezza e leggerezza, realtà e sogni, e la cura con cui ogni rima viene calibrata porta la sua trap su un livello d’autore come di rado si può ascoltare.
Questo Ep segna un nuovo inizio nella tua carriera
“Diciamo di sì, volevamo portare avanti la storia di Striker, Lewandowski, Numero 9, però con l’intenzione di dare un nuovo inizio: Lewandowski ha segnato il mio inizio e Lewandowski 2 il mio nuovo inizio. Voglio portare avanti quello che ho fatto prima, il mio trip e il mio modo di essere, la gente ormai ci conosce per quello, in giro spesso mi chiamano Lewandowski”.
Perché la scelta di questo numero di tracce?
“In realtà non è stato deciso, le tracce sono venute da sé, avrei voluto metterne di più, ma è solo un Ep ed è stato fatto per lanciare l’amo, poi arriverà un disco dove ce ne saranno sicuramente di più”.
Nelle tue canzoni c’è molto di te, è molto personale il tuo modo di scrivere i testi
“Più che altro racconto quello che vivo. Leggo tanto che in me c’è un segno di rivalsa e infatti è così, ho questa voglia di spaccare però portando dietro sempre le mie origini, il mio quartiere e le persone a cui voglio bene. Voglio dimostrare a chi parlava male e a chi non credeva in noi che si sbagliava”.
A quale traccia sei più legato?
“Kappa è quella che mi piace di più e quella che racconta meglio il mio immaginario ma senza essere tanto teatrale nel farlo, semplicemente sono io che parlo e racconto determinate cose a cui tengo. Mi è piaciuto molto anche scriverla e farla, farei così tutte le mie canzoni, solo che alle persone non piacciono le tracce così mosce”.
Tu fai un tipo di trap che si differenzia, anche nei suoni, dai tuoi colleghi, a cosa o a chi ti sei ispirato?
“Non lo so, è un insieme di cose, sarà per la musica che ascolto, per le mie origini, io non ascolto tanta musica, ascolto quel poco che mi serve tra virgolette. Se ascoltassi troppa musica entrerei nel mondo di quella canzone o di quell’artista e mi verrebbe da fare la mia musica in quel modo, invece sono io e semplicemente faccio quello che mi viene più semplice fare. Assimilo automaticamente, tante volte basta ascoltare un pezzo una volta e lo assimilo al punto tale da far uscire la mia musica autonomamente. Sicuramente le mie origini, l’aver vissuto a Porto Rico, il fatto che mi piace molto la musica latina hanno influenzato molto il mio modo di fare musica. Anche se sono cresciuto con il rap italiano, ne ascolto poco, in questo periodo sono in fissa con la trap latina che mi ha dimostrato che si possono usare la melodie americane con la lingua latina e penso si possa fare anche con l’italiano. Prima pensavo che la lingua fosse un limite, che quello che fanno gli americani noi non potessimo farlo perché la nostra lingua suona in un altro modo, invece, gli artisti latini mi hanno dimostrato che la lingua non è un limite, anzi”.
Secondo te la trap e il rap sono la stessa cosa, nel senso che la trap deriva dal rap, o sono due cose diverse?
“No sono la stessa cosa. Le persone che dicono che sono due cose diverse sono ignoranti. Solo in Italia si fa questa differenza tra un rapper e un trapper, non vedo perché un rapper non possa fare trap e anche rap nello stesso momento, la trap è solo un sottogenere del rap, non è una cosa diversa. La trap è molto vicina all’R&B, alcune melodie della trap ricordano l’R&B, come l’R&B è molto cupa. Poi non è che se fai trap non devi fare le rime, devi comunque farle, avere una metrica, poi il bpm e il ritmo fanno in modo che suoni in modo diverso, però è sempre rap, è la stessa cosa, non ho mai sentito nessuno dire a T-Pain che non fosse rap solo perché cantava con l’autotune, è sempre rap, quindi non ci vedo questa differenza. Questa cosa succede solo in Italia perché c’è sempre il bisogno di etichettare ogni cosa, secondo me etichettare le cose è sbagliato, bisogna semplicemente dire se mi piace o non mi piace. Se un giorno prendo una base blues e ci rappo sopra, cosa mi dicono? Che è bluse/trap? Ahahaha. E’ musica e ognuno la fa come vuole”.
E di quelli che dicono che chi fa trap non sa rappare, cosa ne pensi?
“C’è da dire che chi fa trap è perché è arrivato dal rap e quindi deve saper rappare. Ti faccio un esempio, se Salmo facesse un pezzo trap vorrebbe dire che non sa rappare? O un Achille Lauro non sa rappare perché fa trap? No, non penso. La trap è più musicale del rap, è più commerciale e ha fatto in modo che il rap si elevasse a un altro livello, che potesse diventare commerciale come gli altri generi, se non fosse per la trap forse non ci sarebbero i risvolti che ci sono adesso. Tante volte si dice anche che la trap non ha contenuti, io, per esempio anche con “Walida”, volevo dimostrare il contrario. Bisogna portare avanti i contenuti, le proprie realtà, le origini, perché se no saremmo tutti uguali e faremmo musica tutta uguale, invece ognuno deve raccontare la sua storia perché magari chi ascolta possa trarne beneficio e rispecchiarsi in quello che dici ed è una bella cosa. Però non faccio musica pensando di essere un martire, o perché voglio essere un esempio per gli altri, io non voglio essere un esempio, anche se so che per molti ragazzini noi siamo un esempio, per questo devi fare le cose anche con una certa responsabilità, bisogna pesare le parole, sapere quello che stai dicendo, perché le persone ti ascoltano e non puoi prendere le cose in modo superficiale”.
Con Striker a chi volevi arrivare? A quale fetta di pubblico?
“Non c’è stato questo pensiero, io penso che la nostra musica aveva bisogno di un bacino d’utenza più ampio, nel senso che abbiamo solo bisogno di farci conoscere di più. Se sento le mie tracce di un anno fa e quelle di oggi, mi sento molto migliorato, però non è cambiato il mio modo di fare musica, faccio musica, senza etichette e paletti, faccio quello che mi piace senza pensare a chi o dove arriverà la mia musica. Mi piace fare musica, mi piace farla in un determinato modo e mi piace superare me stesso, al resto non ci penso. La cosa bella di questo Ep è che è molto vario, in 7 tracce penso di aver messo quasi tutti i generi che mi piacciono, in più penso di aver messo me stesso completamente, così come mi conosci, così è come mi senti nelle canzoni. Non fingo di essere qualcun altro per essere più interessante, sono semplicemente quello e spero che escano le nostre personalità, io parlo al plurale, anche se sono un’artista singolo perché tutte le persone che stanno con me e mi aiutano, per me sono partecipi di quello che faccio”.
L’angolo della PuttHana
“Ascolta Striker perché non ti annoieresti, ti potrebbe stupire, non ascolti qualcosa che c’è già in giro e ascoltalo perché è una garanzia. Ahahah
Non si combatte l’odio con l’odio, l’amore attrae amore. Devi andare oltre a quello che vedono gli occhi, devi sentire le cose.
Amill Leonardo.