“Vuoi conoscermi davvero? Smetti di parlare poi alza lo stereo!”
Inizia così il disco di Gemitaiz dal titolo ‘Nonostante Tutto’. Una frase che vale più delle 16 canzoni che ci sono all’interno del suo ultimo lavoro da solista, che spaziano fra un cosmo creato ad hoc dall’artista e che viaggiano su trame musicali variopinte e stilisticamente diverse tra loro. Il mondo di Gemitaiz, seppur cambiato rispetto ai primi QCVC (o forse no?!), è una continua lotta contro sé stesso, contro il mondo che lui ha creato da quando è nel rap game.
Il disco parte (dopo l’intro, di cui abbiamo citato la frase nell’incipit) con i suoni amici di ‘Bene‘ e ‘Scusa‘, che con la loro uscita avevano sicuramente tracciato una strada da intraprendere per calarsi completamente all’interno del suo ‘nuovo’ modo di fare musica. Gem, anche grazie all’uscita del suo solito mixtape annuo, garantisce un’ottima dualità sul suo stile: da una parte, quella cruda, rude, rauca con cui si è fatto conoscere; dall’altra quella adulta, matura, riflessiva e decisamente più musicale che ritroviamo all’interno del suo nuovo album ufficiale. Ed è forse proprio questo il punto centrale che deve aver smosso non soltanto i fan storici di Gemitaiz ma anche chi lo ascoltava per la prima volta o più semplicemente Gemitaiz stesso.
Il disco, con un inizio molto morbido, introduce al grande pubblico il tentativo di fare un po’ di hip pop senza scadere troppo nel ridicolo o nelle logiche melodiche che impone a volte il mercato della musica. Dopo ‘Cambio le Regole’, pezzo che convince nelle lyrics ma non troppo nella musicalità di queste e che possiede probabilmente una delle produzioni più belle e particolari del disco, arriva il primo featuring di ‘Nonostante Tutto‘: Fammi Fuori con Fabri Fibra. Scegliere o trovare un difetto nei featuring che ci sono all’interno del disco è davvero complicato. I pezzi sono ben distribuiti, la lingua tagliente di Guè, la presenza ormai scontata di MadMan, i flashback di Emis Killa e la fotta dei Dope D.O.D. rendono il disco dinamico e interessante, le basi, le tematiche e i tempi invece sono quasi perfetti. Ciò che sentiamo di rimproverare all’artista è soltanto la sparizione troppo veloce di sé stesso nel pezzo NFCNB, dove sarebbe servito sentirlo di più che soltanto nella prima strofa, così da ammorbidire un po’ la track che rischia di scivolare via in un susseguirsi di rime e cattiveria però in lingua inglese.
Ci sono poi i pezzi d’amore, che non mancano mai, come ‘Forte‘ (terzo singolo), ‘Non lo so’ e ‘È inutile‘, dove il primo (melodia un po’ forzata) e il terzo (pezzo un po’ debole) scorrono senza particolari emozioni, mentre il secondo appena citato è uno dei lavori migliori del disco, dove Ombra adatta un beat rap ad un pianoforte soft e decisivo nella melodia finale del pezzo, permettendo a Gem di svincolarsi dalle catene delle convenzioni dei quattro quarti e delle produzioni “looppate”. Il disco si conclude con Domani che è forse uno dei pezzi che meno si amalgama al concept musicale del resto del disco. In senso buono. È un esperimento interessante, dove la tastiera accompagna per mano Gemitaiz che mantiene un timbro di voce differente da quello usato nella maggior parte della canzone. Si assiste poi ad un climax contrario, dove il pezzo inizia forte e si conferma ma poi va verso il basso, arrivando quasi poi a far sparire completamente la musica lasciando all’artista la possibilità di inventare da zero l’aria del pezzo. Lo stesso ritornello è cantato in maniera molto rilassata da Gemitaiz che impersonifica bene le barre e il loro significato.
Il disco nel suo lavoro finale appare nettamente più maturo de ‘L’ultimo compromesso‘, dove un prodotto acerbo è probabilmente servito a Gemitaiz per capire quale strada intraprendere prima di fare una crescita importante ma necessaria. La scena e gli stessi ascoltatori gli hanno sempre rimproverato di non riuscire a staccarsi, o semplicemente differenziarsi, dallo stile di Affare Romano o di QCVC, stile probabilmente adatto ad un tipo di rap real ma non ancora ‘maggiorenne’ per essere inserito in un disco ufficiale. Le tematiche crescono, la capacità musicale di Gemitaiz cresce e anche le vendite crescono. Ma non è tutto rose e fiori. Il prodotto è sicuramente valido ma l’impressione è che Gem stia spingendo al limite il suo rap e il suo stesso modo di farlo, tanto da farci chiedere se questo possa essere il suo massimo o se c’è ancora un po’ di margine dove il rapper romano possa riuscire ad avanzare. Al disco manca ancora quel qualcosa di definitivo per farlo arrivare ad essere un prodotto indimenticabile e a lanciare l’artista nell’olimpo dei migliori rapper italiani. Forse per considerare davvero l’importanza e il livello di ‘Nonostante tutto‘ ci vorrà sicuramente qualche anno, il tempo giusto per ascoltare il prossimo album da solista che con la sua futura uscita potrebbe dare una linea di pensiero definitiva su questo disco : rampa di lancio o punto d’arrivo? Gem sembra dare una risposta a tutte le domande che l’ascoltatore si pone quando ascolta i suoi pezzi e riesce a risponderci anche all’ultima domanda di questa recensione : “Chissà domani come va?!”. Noi non lo sappiamo e evidentemente nemmeno lui. Per ora ci ascoltiamo il disco che è un prodotto sicuramente buono, nonostante tutto.