Affilare la lingua “fra l’incudine e il martello”, o forse non proprio: l’EP di MirkoMiro e Squarta soffre di alti e bassi che ne minano, al netto delle dichiarazioni di intenti, la produzione e risultati. Locksmith è il frutto di una collaborazione fra due musicisti (il rapper siciliano MirkoMiro e il beatmaker Squarta) assai noti al panorama italiano ed entrambi forti di collaborazioni, esperienza sul palco e militanza nella scena.
Etichetta: Almostrue Records
Distribuzione: —
Anno: 2014
Il lavoro, uscito il 25 novembre, viene presentato così dai due artisti all’uscita della news:
“Locksmith è un manifesto che vuole raccontare l’importanza di raggiungere una solida consapevolezza di sé e del mondo. Il concept dell’album è la necessità di riuscire ad ottenere risultati importanti e raggiungere i propri obiettivi con la fatica di ogni giorno, modellando le proprie idee per renderle forti come il ferro.”
“Con questo disco vogliamo arrivare al cuore e soprattutto alla testa delle persone, cercando di far capire quanta fatica ci mettiamo a modellare le nostre idee, con il sudore della fronte e sporcandoci le mani tutti i giorni. Dei veri fabbri, “Locksmith”, che fanno tutto questo per trasferire agli altri l’amore che proviamo per questa musica.”
All’ascolto del disco, gli intenti appaiono traditi dalla scelta delle tematiche e da una generale attitudine autocelebrativa. Fra la consapevolezza di sé e quella del mondo, il rap di MirkoMiro sceglie evidentemente la prima, con i risultati che ne conseguono.
Scorrendo le otto tracce dell’EP e valutandone l’ascolto nel complesso, possiamo notare come alle produzioni solide e coerenti, per quanto non esaltanti, di Squarta (ad eccezione di “Quasi Vero” e “Diviso Due”, prodotte da Dj Fuzze, e “Andromeda”, prodotta da The Essence) siano associati testi spesso ripetitivi, da cui non traspaiono particolari intenti di “racconto” o “narrazione”, se non in brevi e isolati frangenti.
Inaugura il lavoro la traccia “Con la guerra nella testa”, rappresentativa del gusto tutto sommato tradizionale dell’uscita, sia in termini di produzioni che di songwriting. L’equivalenza e il contatto fra Stato e Mafia accompagnano la transizione da “Con la guerra nella testa” a “Occhi chiusi”, probabilmente la traccia migliore dell’EP. Via via, nei pezzi seguenti si susseguono temi ben conosciuti e ormai popolari nella scena: rifiuto del successo, dei soldi, dei vizi e della conformità (“Quasi vero”), affermazione di sé (“Locksmith”, la title track) e delle proprie idee (“Diviso due”) contro il mercato dell’hip hop italiano e il pubblico “medio” (o meglio, da “scuole medie”) dei social network (“Roulette Russa”). Le eccezioni sono “Magneti” e “Andromeda”, tracce riflessive sull’esistenza e l’amore, dove il tentativo melodico (con la voce di Dea in “Magneti”) si risolve senza causare particolari sobbalzi all’ascoltatore.
Questi temi sono a loro volta significativi di una conformità più sottile, legata a una mancanza di contenuti validi e alla sensazione di ripetitività che accompagna l’ascolto di questo lavoro. Il flow di MirkoMiro è volutamente grezzo e ben definito nella sua natura: devo dire, però, che più ascolto questo lavoro, meno le metriche e le soluzioni scelte mi convincono.
Gli sporadici richiami fra una traccia e l’altra caratterizzano, a loro modo, questo Locksmith: la “forgia” del duo, alla sua prima prova, lavora di incudine e martello, ma arriva sul mercato con lame “a doppio taglio” e un po’ di luoghi comuni.
Destinato ai fan più agguerriti o, in alternativa, agli ascoltatori più “ferrati”.
Daniele Bellomi