Ci sono le mode che vanno e vengono, si sa. Per qualcuno, soprattutto i più giovani, la moda del collezionismo discografico, sia esso strettamente rap/hip-hop o aperto a tutti i generi musicali è tornato in auge. Molte case discografiche, sia indipendenti che non stanno ristampando successi usciti negli anni passati o riversando su vinile nuovi progetti.
Questo business genererà un giro monetario non indifferente, e se ne sono accorti soprattutto nell’industria musicale, basti pensare che solo nel 2014 negli Stati Uniti – secondo la R.I.A.A. – sono stati venduti più di 13 milioni di vinili.
Ecco che allora le stamperie indipendenti in associazione con le case discografiche e gli artisti, rimettono in piedi quelle macchine da stampaggio usate un tempo e che fino ad ora erano rimaste chiuse in cantina o in qualche capannone a prendere polvere.
Abbiamo trovato un bell’articolo sulle pagine del NYTimes, con una breve clip che racconta come l’industria indipendente si stia ri-organizzando per questo boom di collezionismo su vinile, una vera “gallina dalle uova d’oro”, e pensare che qualche mese fa, con l’avvento dei servizi in streaming e delle compressioni digitali della musica, si ipotizzava che i supporti fisici dovessero andare via via scomparendo.
A questo link troverete l’articolo completo, l’articolo sulle pagine del New York Times e qui sotto il video.
Voi siete collezionisti? Lo siete sempre stati? Lo siete appena diventati perché avere una collezioni di dischi va di moda, è vintage e – diciamola tutta – è anche un po’ hipster? Diteci la vostra.