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“Sono Hip Hop anche quando vado in bagno”; l’intervista a EasyOne su Stessa Pelle.

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“Sono Hip Hop anche quando vado in bagno”; l’intervista a EasyOne su Stessa Pelle.

‘EasyOne é fuori ora con il suo ultimo lavoro, Stessa Pelle, un disco che non esiterei a definire controcorrente. In una scena in cui molti spingono su “c’ho il cash” “tutte bitches” “guarda che bello essere me” , il peso massimo della scena si distingue per via delle tematiche impegnate come integrazione ed uguaglianza, che nell’Hip Hop dovrebbero essere scontate… ma a quanto sembra….’

Partirei dal tuo disco nuovo: Stessa Pelle, è un concept album sull’uguaglianza e l’integrazione?

Si parte proprio da questo concetto, ma non si ferma solo a quello. Ci sono diversi piani di lettura. Dal punto di vista prettamente musicale, i miei lavori solisti sono sempre stati contaminati e, in questo nuovo lavoro, infatti, sono passato da un genere musicale all’altro, unendo tante facce colorate diverse. È come se in questo progetto avessi cambiato più volte pelle, avessi vestito panni completamente diversi, ma rimanendo sostanzialmente sempre lo stesso e con l’identica attitudine cazzuta degli anni passati.

Le tracce sono abbastanza univoche in questo senso, a partire dalla prima traccia: il mare non ha strade, di cui è uscito anche il video con la partecipazione di Luigi Pelazza e che è un tributo alla storia di un certo bambino…

Sì, questo brano è dedicato a un bambino che si chiamava Aylan Kurdi, aveva tre anni, ed è purtroppo annegato a settembre dell’anno scorso durante il naufragio dell’imbarcazione che doveva portare lui e la sua famiglia originaria di Kobane a Kos. La verità è che questo non è un brano militante, ma un omaggio a tutte le persone che ogni giorno scelgono o in molti casi sono costrette ad attraversare il mare per sfuggire alla guerra. Dopo aver visto la famosa foto di Aylan senza vita sulle spiagge greche ho provato un grande senso di angoscia, perché purtroppo quel bimbo strappato alla vita poteva essere mio figlio. Davanti a certe cose non si può e non si deve chiudere gli occhi.

Le sonorità suonano molto medio orientali, ci parleresti delle produzioni?

Sono fiero di questo disco perché avevo sin da subito in mente il suono e il mood che volevo realizzare. Non ho avuto alcun dubbio sulle produzioni. Certo, sono stato fortunato ad aver potuto collaborare con beatmaker e musicisti di livello come Shocca, Shiva – che ha curato quasi tutti i brani dell’album – Blo/B e Twisted and Family, una band molto forte di Imperia. Professionisti che con la loro esperienza mi hanno aiutato a rendere il progetto ancora più originale e di spessore.

 

In realtà devo dire che l’impronta hip hop si sente comunque, nonostante i ritmi esotici, soprattutto grazie agli ospiti più “old school” come Mistaman o Dj Shocca.

“Io sono hip hop anche quando vado in bagno”.

L’hip hop mi ha dato gli strumenti necessari per poter arrivare a un certo livello ma soprattutto per fare ciò che faccio attualmente. Quando suono in manifestazioni che non c’entrano nulla con il rap o le jam, mi rendo conto di come certi artisti, pur essendo bravissimi e preparatissimi, a volte non abbiano la capacità di adattarsi e improvvisare durante i live. Non sto dicendo che la performance vada completamente improvvisata, ma penso che ci debba essere una piccola percentuale di estemporaneità che rende il tutto imprevedibile e divertente. Detto questo Mistaman sull’album non ha fatto una semplice strofa ma “La strofa” e Shocca ha fatto “Il beat” in “Il mio nome”. Insomma, sono contentissimo di averli sul mio disco.

Ci sono molte collaborazioni nel disco, con un progetto così particolare mi sarei aspettato di vedere più pezzi solisti; sono stati tutti ben contenti di partecipare?

Mentre facevano il featuring, da buon calabrese, gli ho puntato il ferro sulla tempia (hehe). Certo, ovviamente sono tutti featuring non cercati né studiati a tavolino, ma nati naturalmente in studio di registrazione e, come a volte accade, durante i concerti che facciamo in ogni città d’Italia.

Tra gli ospiti c’è anche Primo Brown, qui vorrei che fossi tu a dirci qualcosa a riguardo, perché di parole ne sono già state spese parecchie, ma sentire quelle di un amico è tutta un’altra cosa.

Innanzitutto vorrei specificare che, pur avendo sempre avuto un ottimo rapporto umano e artistico con Primo, non posso definirmi un suo “amico”, ed è giusto chiarirlo in modo da non offendere i suoi amici di vecchia data, che hanno subito una grande perdita, come del resto anche tutti noi “colleghi”. Primo era il più grande di tutti, l’ho sempre detto e continuerò a ripeterlo. Sono stato onorato di aver collaborato più volte con lui e, in questo caso, nel brano più importante dell’album (la title track “Stessa Pelle”).

Continuiamo con le domande classiche di Hano.it:

– Angolo della puttana: prostituisci il tuo disco

Devi comprare il mio disco sennò ti sparo con il fucile a pompa

– Angolo della shampista: regalaci un pettegolezzo

Un artista di spicco che ha partecipato al mio disco, prima di registrare, ha voluto che gli offrissi un’intera bottiglia di liquore, oltretutto calda.

– Angolo Marzulliano: fatti una domanda e datti una risposta

Sei terrone? Sì, mi hanno dato il passaporto da poco.

Ps:Vi amo amici di Hano perché siete dei cialtroni sinceri.

Giacomo Jack Frigerio
Giacomo Jack Frigerio
Classe 1993, Giacomo Jack Frigerio vide per la prima volta la luce in Monza e da allora vi vive più o meno stabilmente. Dopo un percorso scolastico travagliato capisce che le cose che li vengono meglio sono scrivere e sputare sentenze; da allora si dedica ossessivamente a queste due. Opinionista per Hano.it dal 2015 e frequentatore assiduo di osterie, trattorie e vinerie; tra i suoi hobby potete trovare: l'hip hop, la musica, le tavolate di amici, poltrire e guardare la pioggia da un luogo asciutto

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