Rap ItalianoArticoliGionni Gioielli presenta: I rapper italiani in NBA

Gionni Gioielli presenta: I rapper italiani in NBA

A pochi giorni dalla fine delle finals, Gionni Gioielli ci delizia con dei parallelismi tra il rap italiano e la pallacanestro americana.

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Archiviate le finals e la vittoria dei Golden Sfiga Warriors, è tempo di tirare le somme sulla stagione Nba appena conclusa. Ero davanti al computer in cerca di uno spunto quando realizzo di voler coinvolgere qualche personaggio di spicco del rap italiano nella valutazione.

Sfortunatamente però, realizzo anche che in Italia nessun rapper, o meglio, pochi, hanno la più pallida idea di che cosa succeda sui parquet d’oltremanica e ci tengono a ricordarcelo ogni anno con i peggiori jingle della storia.

Fortunatamente però, c’è un eroe in mezzo a noi. Una leggenda che quando si tratta di rap o basket non conosce rivali ne mezze misure. La mia ammirazione per lui su questi due argomenti è tale che, a confronto, quello che Emilio Fede provava per Berlusconi non era altro che una tiepida simpatia. Di chi sto parlando? Di colui che ha trasformato il “fai schifo” in un opera d’arte: GIONNI GIOIELLI di Adriacosta.

Maestro come sta? Come le ha viste queste finali?

Non chiamarmi maestro che mi piglia male. La serie è influenzata dal fatto che Golden State è una squadra senza difetti e sembra di vedere un All Star Team più che una squadra di basket. Erano già i più forti e per di più si sono presi l’attaccante più forte della lega, Durant. Come la batti una squadra così?

Certo che una scelta più da fallito di quella di Durant non è facile trovarla nella storia, vero?

Lo odio. Guarda io non ho mai augurato un infortunio a nessuno ma spero che gli partano le ginocchia peggio che a Chris Webber. Dai sei uno stronzo. Avete rotto il cazzo a Lebron che si fa la squadra dal niente a Miami e questo, tra tutte le scelte, decide di andare a giocare nella squadra che ha fatto il record di vittorie in regular season e che era già la più forte di tutte a prescindere da lui.

Ma se i rapper italian i giocassero in NBA?
Chi sarebbe Gue Pequeno?

Io vedo Lebron James come un vincente, uno che anche quando perde sta vincendo e che se anche mi sta sul cazzo non posso negare sia forte. L’accostamento con Gue viene bene. Stavo ascoltando “Trinità” è realizzavo che lui è l’unico che in Italia poteva fare un pezzo del genere senza sembrare un ritardato. Non ci vogliamo molto bene ed è obiettivamente insopportabile ma il suo talento è indiscutibile.

Marracash?

Marra è tosto. E’ Wade. Scrittore pazzesco anche se meno bravo come rapper. Se ascolti cosa dice è una figata, ma c’è sempre qualcosa di come canta o della base che sceglie, che non mi convince sempre. E’ un pò legnoso. Però vabbè, ho detto che è Wade, mica uno qualunque. Bastavano le briciole quando l’ho ascoltata mi ha messo i brividi.

Chi è Fabri Fibra?

Hai presente quel giocatore che fa i primi 3 anni da paura e poi diventa una ciofeca di merda? Ecco, quello è Fabri Fibra. Esce il disco nuovo e tutti a dire “è tornato, è un genio” e io, che sono cretino, lo ascolto anche. Poi sento la rima di Cannavacciuolo e bestemmio. L’ultimo disco se l’avesse fatto uno che non si chiama Fibra, l’avrebbe lasciato pure la fidanzata. Diciamo che Fibra è Rajon Rondo, si può sempre svegliare. Nel disco prima di questo c’erano cose buone ad esempio.

Mecna?

Uno sfigato che appena è diventato famoso ha iniziato pure a fare lo sborone: Steph Curry. Uno sfigato conclamanto, per sua stessa ammissione nei dischi, che ha fatto successo e ora va in giro a dire che si veste bene e che fà delle grafiche da paura. Sarà anche vero eh. D’altronde la mia copertina con la polo rosa in cui sembro uno spacciatore della riviera ha provato al mondo come io di grafica ci capisca poco.

Chi è Luchè?

E’ il più forte in Italia. La gente però ci ha messo un pò di tempo a capirlo quindi dico Kawhi Leonard. E’ un altro pianeta. Luquè da L1 in poi ha portato avanti quell’idea americana di fare musica che non ha eguali in Italia. L’unica differenza sono le emozioni: Kawhi sembra un robot e la musica di Luche è piena di emozioni.

Chi è Jake la Furia?

Uno che poteva essere e non è stato: Carmelo Anthony. Uno bravo e dal talento indiscutibile ma che alla fine ha fatto dei dischi davvero brutti. Lo stesso Carmelo, doveva andare a New York e vincere tutto ma, complice le squadre scandalose e la sfiga che porta Spike Lee, non ha vinto un cazzo. Però gli voglio bene.

Noyz Narcos?

Noyz è uno dei miei preferiti: Zack Randolph. Ha sempre fatto il cazzo che ha voluto, è uno sballone senza eguali ed è sempre fuori forma. Al tempo stesso però, quando lo vedi giocare, capisci cos’è il basket e nel caso di Noyz cos’è il rap. A Noyz puoi dire quello che vuoi, però quando inizia a rappare non ci sono cazzi.

Chi è Emis Killa?

Io a Emiliano voglio bene. E’ bravo, sa rappare, ha barre, ha tutto. Poi ovviamente ha fatto delle scelte artisticamente discutibili che però lo hanno arricchito quindi, da quel punto di vista bravo lui. Penserei quindi ad un giocatore che non ha mai vinto il titolo e che si è arricchito molto ma che, al tempo stesso, ha sempre dimostrato di avere palle e giocate. Direi Joe Johnson. Buzzer-beater li ha sempre messi, le giocate di peso le ha sempre fatte. Poi ha fatto la scelta di prendere sempre mega soldi e di non vincere molto, ma la qualità non si discute.

J-Ax?

J.Ax? Boh… è Jordan negli anni del baseball. Poverino, lui non è un genio che fa finta di essere un coglione. Lui è proprio così mi sa. Ha avuto la fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto. Quindi direi un giocatore scarso che vince il titolo: Javale McGee.

Fedez?

Eh non credo ci sia un giocatore più stupido di Javale da assegnargli. Aspetta, come si chiamava quel giocatore che recentemente ha detto di essere gay? Collins?

Ultima domanda, ma questa vale un milione di dollari. Chi è Micheal Jordan? Mi spiego: Chi è quel giocatore che tutti sono convinti sia stato il più forte ma che poi, se vai ben a vedere, non è stato propio così?

Mi vuoi davvero fare dire Biggie? Tutti dicono che è stato il più forte ma per me non lo è stato. E’ stato UNO dei più forti, ma citando Nas “se anche io fossi morto dopo il mio secondo disco, anche io sarei stato considerato come Biggie”, ed è vero.

Dio benedica Gioielli. L’opinion Leader del rap italiano.

#Tavorsullasabbia

Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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