Finalmente, dopo anni di mixtape e di estate in supershallo, esce il nuovo disco ufficiale di Jesto per Maqueta Records: #JUSTIN.
Lo ha detto anche Jesto in una recente diretta su Facebook, l’ha chiamato “Justin” perché ci ha messo dentro poco il personaggio/artista Jesto e tanto (l’ormai uomo) Justin, definendo questa la sua opera più matura, introspettiva e profonda.
In realtà ascoltando i primi due pezzi (Puttantour e Io sono) sembra il solito spensierato, scanzonato e sarcastico dei vari supershallo “…sono Gesù che ci prova con le apostole D’Annunzio ma con le costole sono Steve Jobs senza lavoro il Papa senza l’oro” (“Io Sono – Produzione 3D”).
Andando avanti però il disco comincia ad assumere una forma diversa, le paranoie di Justin prendono il sopravvento, per raggiungere l’apice in “Hotel Paranoia” “avevo l’ansia di crescere sono cresciuto e ora ho solo l’ansia”; non è un disco leggero se si ascoltano con consapevolezza tutte le rime, “sick rap!” lo dice anche lo stesso Jesto.
Ero curioso dei pezzi più classici, quelli senza autotune, come ad esempio “Fuck Trap” e “Anche Oggi Ho Perso” che non deludono sia musicalmente sia per le rime, li ho riascoltati più volte soprattutto Fuck Trap.
“Papà” è sicuramente il pezzo più intimo del rapper romano, dedicato al padre Stefano Rosso cantautore romano e chitarrista scomparso nel 2008 (per chi non lo sapesse è quello di “Che bello, due amici una chitarra e uno spinello…” ma non solo), un saluto particolare di Jesto al padre che “se n’è andato senza dire ciao”.
Alle produzioni si alternano Pankees, 3D e Skioffi passando da beat più classici (Fuck Trap) a suoni più contemporanei (Grande!).
Mi sento di dire che Jesto è uno degli artisti più sottovalutati ma allo stesso tempo più copiato che abbiamo in Italia, senza fare nomi chi conosce bene i pezzi di Justin e ha ascoltato tutti i suoi mixtape si sarà accorto che molte sue rime si ritrovano in dischi di altri “artisti” italiani. #JUSTIN suona molto americano, non solo a livello di suoni ma anche per come Jesto imposta la voce e prova a manipolarla a seconda dei diversi pezzi.
Nel disco che contiene 18 pezzi non è presente neanche un featuring, l’artista aveva molto da dire e credo avrà ancora altro da dire e sono convinto che fare un disco introspettivo come il suo lasci poco spazio alla scelta di artisti che potrebbero accompagnarti nel viaggio, sì alla fine ascoltando l’album si viene trasportati all’interno del mondo di Justin, proprio come fosse un viaggio.
Sono un fan di Jesto? Sì, nonostante sia completamente l’opposto della mia concezione di rap, sopattutto per i suoni, ma il disco merita, le produzioni sono cucite su misura sulle rime e l’atmosfera diventa paranoica e a volte angosciante proprio grazie alla fusione di parole e musica.
“Questa gente qua che mi hatera che mi indica che mi grida FUCK TRAP! O forse mi sa non ha capito che nessuno è come me a fare il rap!”