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Dr. Dre ci porta a fare un giro a “Compton” – Recensione

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Dr. Dre ci porta a fare un giro a “Compton” – Recensione
Dr. Dre ci porta a fare un giro a “Compton” – Recensione
“Compton” è il nuovo disco di Dr. Dre, uscito quasi all’improvviso e annunciato solo una settima prima della release ufficiale. Sostituisce e cancella quello che tutti ormai eravamo rassegnati a non poter ascoltare mai più: “Detox” infatti – a detta dello stesso Dottore – non era di qualità abbastanza alta per arrivare alle orecchie degli ascoltatori.

Poco male comunque: 16 pezzi, composti da Dre, con l’aiuto di Anderson .Paak (produttore/rapper/cantante/batterista, anch’esso losangelino), Dj Premier, DJ Dahi, Dem Jointz, Bink, Best Kept Secret, Cardiak, Focus, DJ Silk, Mista Choc alle produzioni. Mentre ad accompagnare Andre Young al microfono troviamo vecchia e nuova scuola: Eminem, Ice Cube, Snoop Dogg, Cold187um, Xzibit, The Game, Kendrik Lamar, King Mez, Justus e BJ The Chicago Kid.

In una settimana – devo essere sincero – l’hype sviluppatosi attorno all’annuncio di questo nuovo disco ispirato alla biopic sugli N.W.A. “Straight Outta Compton” mi aveva particolarmente incuriosito. Conoscendo bene i lavori precedenti di Dre (The Chronic e 2001 su tutti) mi aspettavo un album di altissimo livello e così è stato.

La prima impressione che “Compton” ti passa ascoltandolo è che il livello musicale è esageratamente alto. Mixaggio e produzioni sono incredibili. Non nego che alcuni pezzi del disco siano – a mio parere – abbastanza deludenti, ma anche in questi pochissimi casi, il lavoro svolto da Dre ed il suo team è ottimo.

Dre cerca di rivisitare in chiave “moderna” il suo suono che l’ha caratterizzato tra gli anni ’90 e 2000: uno dei pezzi che apre il disco ed uno dei miei preferiti in assoluto è “It’s All on Me”, con Justus dove il sample vocale e riff di chitarra accompagnano fino al cantanto di BJ The Chicago Kid, dove la voce roca del dottore ricorda i primi incontri con Snoop e Suge Knight.

Non solo suono westcoast modernizzato: Dre si prende la libertà di produrre brani come “Issues” (con Ice Cube, Andersoon .Paak e Dem Jointz) e “One Shoot, One Kill” con Snoop e Jon Connor dove chitarre aggressive prendono il posto dei suoni caratteristici del disco, accompagnando gli emcess fino a sembrare pezzi bellicosi.

Non mancano le condanne a sfondo politico e sociale: The Game parla (e punta il dito) sulla situazione legata all’uccisione di persone di colore da parte della polizia nel brano “Just Another Day”, accompagnato da fiati aggressivi e beat potente.

“Animals” è il pezzo prodotto da Dre con l’aiuto di Dj Premier con Andersoon .Paak al microfono. Beat caratteristico di Christopher Martin al quale mancano solo i tipici scratches per essere del tutto riconoscibile. Ottima fusione dei due pesi massimi che ci regalano – personalmente – una delle migliori tracce del disco.

Unico pezzo sensa featuring è “Talking To My Diary”, che è stato prodotto usando il sample di “Lord Have Mercy” di Beanie Sigel, e che molto probabilmente sarà utilizzato come primo singolo ufficiale del disco.

In definitiva è un ottimo disco, impreziosito dalle produzioni, dagli arrangiamenti e dal mixaggio. Anche se Dre è stato “aiutato” dai suoi ghostwriter (si parla soprattutto di Kendrick Lamar, ma senza scendere nelle solite polemiche che caratterizzano il rap d’oltreoceano in questi giorni), il suo stile aiuta a far si che questo sia il SUO disco, l’ultimo disco (a detta dell’artista stesso) che dimostra come anche a 50 anni sia possibile mutare il proprio stile per essere al passo coi tempi e poter competere anche con le nuove generazioni.

Sarà “Compton” in lista per essere il miglior disco del 2015? Questo ancora non ve lo sappiamo dire, ma per ora le potenzialità ci sono tutte.

The Golden Edge
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Classe '82, seguo tutto ciò che riguarda l'Hip-Hop da più di 20 anni, ma non preoccupatevi: ho iniziato a capirci davvero qualcosa da pochissimo tempo. Per vivere provo ad occuparmi di architettura, design e soprattutto faccio il marito ed il papà. Mentre cerco di collezionare più dischi possibili, vi racconto quello che mi passa per la mente sulle pagine del nuovo hano.it e sulla pagina The Golden Edge.

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