Cosimo Carlucci a.k.a. dj Kosmi è un ragazzo di origini pugliesi, che a 18 anni ha lasciato il suo paese per trasferirsi a Milano e seguire la sua passione per l’hip-hop e per la musica senza sapere cosa avrebbe trovato, cosa avrebbe fatto e dove sarebbe arrivato.
Si è fatto da solo, grazie al suo spirito da grande osservatore, al suo duro lavoro, al suo indiscutibile talento, alla sua passione per la musica e la voglia di reinventarsi sempre e creare giorno dopo giorno qualcosa di nuovo e di grande.
Da anni è il Dj resident di Akeem of Zumunda nella sua “Gogo Room“, una delle serate più famose e importanti della scena club italiana, esportata anche all’estero. In questi anni, grazie al suo talento e al suo modo unico di lavorare, ha collaborato con grandi esponenti della scena nazionale e internazionale sia in ambito musicale, sia in ambito fashion.
https://www.facebook.com/AkeemOfZamundaParty/
Com’è nato Akeem of Zumunda?
“È nato perché di fatto c’era una mancanza al’interno di tutte le serate che c’erano a Milano. Vedevamo che c’era tanta proposta ma nessuno si occupava di un certo tipo di genere musicale che in realtà stava esplodendo, stava arrivando, ma nessuno ci aveva ancora creduto.
E quindi è nato proprio con l’idea di portare un suono nuovo.
Quattro anni fa si è partiti a proporre la trap, o l’hip hop di un certo tipo o la future beats, come per esempio (Soulection) che nessuno stava ancora proponendo in Italia. Girando tanto tra i party, non ci sentivamo mai veramente a casa. C’era o l’hip hop quello dei club più commerciali o non cera nient’altro. L’idea è stata un po’ quella di creare un hip hop alternativo a quello della scena di quei club commerciali.
Marvely a quell’epoca era il dj del Rocket ed essendoci una sala libera mi ha proposto di andare a suonare li, io ho accettato subito perché mi piaceva l’idea di poter suonare quello che mi piace e portare la mia musica. Così è nata insieme ad Akeem la mia Gogo Room”.
Qual è la forza di Akeem?
“Akeem nasce con l’idea che i guest sono i dj resident della serata.
Chi viene alla nostra serata viene per ascoltare noi, poi ovviamente ci sono guest internazionali. La maggior parte delle serate si basa sul nome del guest e poi c’è il dj che fa l’apertura, da noi no, siamo noi i guest principali. Negli anni abbiamo portato nomi internazionali come Kaytranada prima che esplodesse, quando intorno a lui c’era tanto hype ma non era ancora esploso, esattamente come è successo con Ghali, noi l’abbiamo invitato a cantare perché era un amico e ci piaceva la sua musica, credevamo in quello che faceva, ma questo molto prima che esplodesse e uscisse il suo primo singolo e poi è arrivato dove è arrivato.
Ultimamente, invece, è venuto Lil Yachty che in questo momento ha tanto hype intorno ma in Italia è ancora nicchia.
Tutti i guest che portiamo non sono mai venuti a Milano, quindi suonano ad Akeem per la prima volta”.
Si può dire che tu hai portato la trap a Milano?
“Non lo so, forse siamo stati tra i primi a farne una festa. Marvely sicuramente è stato uno dei primi a fare una festa dove ci fosse il trap/rap, io invece credo di essere stato tra i primi ad aver suonato la trap quella più elettronica, nel senso che ho basato un’ intera sala su quel suono. Sicuramente nel modo di portare e suonare questo genere musicale siamo stati i primi”.
Voi adesso siete in tour anche all’estero?
“Sì, abbiamo fatto Monaco, ora Sofia, Parigi, Londra, Amsterdam, stiamo andando in tutti quei party con cui abbiamo collaborato in questi anni. Noi abbiamo fatto tanta ricerca di quello che c’era di simile all’estero al nostro party e abbiamo creato delle connessioni, loro sono venuti a suonare da noi si sono trovati super bene e hanno voluto creare delle connessioni con noi. A Monaco siamo andati a suonare circa un mese e mezzo fa ed è stato bello perché loro ci hanno detto che ci hanno preso da esempio. La loro serata era leggermente diversa e adesso stanno andando sul nostro stile. Per noi è stata una grande
soddisfazione vedere che forse abbiamo creato una realtà a Milano che ha tutte le carte in regola per andare all estero e non la solita cosa che copiamo noi italiani dall’estero”.
Mi dicevi che hai dei progetti importanti ora…

“Sì, i progetti sono sempre quelli di costruire. Con Akeem abbiamo costruito per quattro anni per farlo diventare il party di riferimento che è ora, adesso voglio aggiungere delle cose, dal punto di vista delle produzioni, delle uscite discografiche, del sito che diventa un
vero e proprio magazine dove parlare anche di moda.
Lanceremo tante attività anche di giorno, non solo di notte e tante legate ai brand. Ci piace la moda e lo stile abbinato a un certo tipo di musica e vogliamo diventare protagonisti anche in quello.
Parlando della moda abbinata al nostro party, l’anno scorso abbiamo fatto uno degli eventi brand più fighi dell’anno con Adidas e Lil Yachty che di lì a poco ha fatto il botto e ora è uno dei più quotati.
E l’abbiamo portato noi a Milano per la prima volta insieme ad Adidas.
Abbiamo fatto tre party con Stussy, con guest internazionali che sono venuti in ogni party, a noi piace abbinare il brand, il fashion al nostro party. Sono pochi i brand che collaborano con i party, in genere organizzano la propria festa e il dj va a suonare, fare un party associato a un brand è diventato complicato, noi ci siamo riusciti. Ed è uno dei progetti che vogliamo far crescere e stiamo lavorando con altri brand per eventi abbastanza grossi e importanti”.
Come ti vedi tra dieci anni?
“Credo nell’evoluzione di quello che sto facendo ora. Mi piacerebbe lavorare come producer e produrre tanto. Mi vedo come un dj, un producer, manager di alcune situazioni, dalla comunicazione al fashion. La vedo un po’ all’americana, a me piacciono i personaggi alla Kanye West, alla Jay Z che sono rapper ma si occupano anche di altro”.
C’è una serata in tutta la tua carriera che ti ha emozionato più di tutte le altre?
“La prima serata dove ho riempito la Gogo Room di Akeem mi ha emozionato tanto perché quando io ho iniziato, la sala due non esisteva, io ho aperto le tende e avevo la sala davanti a me vuota, quindi mi sono dovuto completamente inventare tutto, dal suono, all’attitudine, alla selezione, tutto. La prima volta che l’ho vista piena con la gente che non andava via, mi sono davvero emozionato
perché l’ho creata da solo da zero. Non c’erano delle pubbliche relazioni che lavoravano sulla mia sala, non c’era uno storico, la sala era vuota non era mai stata utilizzata se non per qualche concerto, come ad esempio i Major Laizer ma finito il live veniva subito richiusa”.
Parliamo di musica, tu non ti limiti a prendere un disco e suonarlo, tu ci lavori sopra..
“Si io spesso creo degli edit perché voglio che la gente quando viene in serata senta delle cose che difficilmente può sentire da altre parti. Io ci lavoro tanto perché ho tanto rispetto per le persone che ci seguono e che pagano un biglietto per venire a una serata. Bisogna rispettare il pubblico e le persone che tra mille serate scelgono la tua. Durante la settimana lavoro tanto sulla musica, ogni sabato arrivo in console con una cartella dove ci sono almeno quaranta tracce nuove, perchè io sono lì tutti i sabati e la gente paga tutti i sabati e io devo dargli sempre qualcosa di nuovo e sto male se non lo faccio. Per me ogni sabato è una puntata diversa.
Fare il dj non significa solo prendere un disco e suonarlo, ma far divertire le persone e dargli un motivo per il quale c’è un biglietto da pagare per entrare a una serata”.
Come ti sei avvicinato all’hip hop?
“Sono partito come rapper, ho fatto quattro dischi, due con la Spaghetti Funk di J-Ax e due con la Virgin. Ho lasciato la Puglia per venire a Milano per lavorare per Best Sound con J-Ax e Dj Jad. Poi ho iniziato a fare le produzioni quando nel rap è arrivata la corrente dei Club Dogo perché loro avevano portato un nuovo modo di scrivere, una nuova attitudine e io non sapevo scrivere come loro, non era più il mio mondo e ho lasciato perdere la scrittura e mi sono appassionato al suono”.
Che musica ascolti?
“Tanto rap, New disco, Electro. Con i nuovi rapper sono tornato ad ascoltare tanto rap italiano. Mi piacciono molto Ghali, Sfera Ebbasta, Tedua, Laioung e ovviamente i grandi Marracash, Guè Pequeno loro sono top”.
Non è che si sono un po’ “commercializzati”?

“No io non la vedo così, secondo me è una scelta giusta la loro, perché o diventi hater a priori, o ti evolvi. La musica è così, l’hip hop è sempre stato così da quando è nato, si è sempre aggrappato ad altre situazioni. Se vai in America adesso e parli con i ragazzini ti parleranno di Lil Yachty, di Lil Wayne, ed è giusto così, anche io da ragazzino quando parlavo della musica che ascoltavo ai ragazzi più grandi mi dicevano “ma che merda è questa noi ascoltavamo i Pink Floyd”.
La musica cambia negli anni e io credo che il loro sia sintomo di intelligenza, non è facile fare una cosa che hanno inventato persone dieci anni più piccole di te. Io quest’anno, nello staff di Akeem, ho preso una dj in sala con me che ha dieci anni meno di me, lei può insegnarmi molto perché io non ho la sua età, se voglio rinnovarmi devo capire come ragionano le persone della sua età e cosa piace alle nuove generazioni e poi ovviamente lo faccio e lo reinvento a modo mio”.
L’angolo SHanpista – Dimmi un pettegolezzo del tuo ambiente
“Tanti stanno cercando di copiare la nostra serata, hanno fatto mille proposte alle persone che lavorano con noi per andare a lavorare con loro, perché credono che così si crei la serata, in realtà non sanno tutto il lavoro che c’è dietro e mi fa un po’ ridere perché a volte vedo i flyer copiati uguali, la comunicazione copiata, il modo di scrivere uguale, però io sono convinto che quando stai copiando, sarai sempre una copia e ne stanno venendo fuori tante di copie”.
L’angolo della PuttHana – Vendici la tua serata, convincici a venire ad Akeem of Zamunda
“In realtà non la so vendere, però ti direi se vuoi andare a ballare, tornare a casa sudato, avere completamente energia positiva dall’inizio alla fine, trovarti in un ambiente multiculturale reale, se vuoi ascoltare delle cose che poi torni a casa e ti metti a ricercare perché non le hai sentite da un’altra parte, sicuramente puoi venire ad Akeem of Zamunda. Noi abbiamo un ambiente super
democratico, non abbiamo il prive’ con i tavoli, si ci sono i tavoli ma stanno allo stesso livello degli altri, lo prendono per comodità. I rapper che ci vengono a trovare da Marracash a Salmo che ha festeggiato pure il disco di platino da noi, vengono perché si divertono, perchè c’è un ambiente democratico e si sentono a casa”.
L’angolo MarzulliHano – C’è qualcosa che non ti ho chiesto e avresti voluto che ti chiedessi?
“No abbiamo parlato di quasi tutto”.
Voglio chiudere con l’invito alla prossima serata di Akeem of Zamunda, perchè forse, per chi non c’è è ancora stato, ha un motivo in più per andarci e per chi ci va sempre, ha la conferma che sta andando nel posto giusto.