Hano.it, con il giusto mood, ha provato ad addentrarsi nel tortuoso mondo di Blue Virus. Fra un pettegolezzo, una battuta e una risata, siamo riusciti anche a parlare di rap in maniera seria. Ora tocca a voi scoprire Antonio.
Ciao Blue, benvenuto sulle pagine di Hano.it e grazie per la tua disponibilità! Cominciamo! Se dovessi presentare il tuo personaggio, Blue Virus, come lo faresti? Chi è Blue Virus?
In realtà Blue Virus parte da Antonio. Antonio è una persona normalissima, che racconta storie tristi perché le cose troppo allegre non lo hanno mai attirato. Ho cercato di andare sempre più a fondo, di non restare nella routine e rimanere nel mood cupo. Faccio musica da un po’ di anni e nonostante l’evoluzione per stare al passo coi tempi, il mood cupo e grigio è sempre rimasto, non ho mai fatto pezzi troppo allegri.
Proprio in merito a questo, quanto sei Antonio e quanto sei Blue Virus? Vieni più influenzato da chi dei due?
Diciamo che quando faccio storytelling credo mi venga abbastanza bene, poi ovviamente sono gli altri a giudicare. Diciamo che anche quando parlo di qualcosa che voglio raccontare, te la rendo molto reale, più plausibile. Infatti quando a volte mi conoscono, quando le persone incontrano Antonio rimangono un attimo spiazzati perché si aspettano più Blue Virus. Invece io sono una persona normalissima che racconta storie stravolgendo la realtà. Perché parlare di me che prendo il caffè al bar non frega un cazzo a nessuno! Comunque è un buon 50%, la persona influenza il personaggio e il personaggio influenza la persona.
Ho ascoltato ‘Buzz Lightyear’ e mi è piaciuto molto il parallelismo che hai usato per raccontare quella storia. Ecco, tu sei più vicino ad uno storyteller o c’è molto delle tue esperienze nei tuoi testi?
Dipende dal pezzo, diciamo che parto solitamente dalla strumentale e lascio che tutto esca in maniera naturale. Posso parlarti di me che mi lascio con una ragazza, fare un pezzo più psyco dove comunque cerco di estremizzare il tutto usando sempre un fondo di verità (anche perché se fosse vero sarei dietro le sbarre!). Infatti a volte sono influenzato dalle situazioni che vivo che poi riporto nei miei pezzi, come nell’ultimo disco che è un concept album che ho immaginato come fosse un diario che percorre delle storie. ‘Fosse per lei’ è l’esempio lampante di uno storytelling dove i pezzi sono collegati fra loro.
https://www.youtube.com/watch?v=2EuzylJR_0k
Sentivo ‘Un uomo allegro’ e tu dici “E capisci che un uomo allegro non potrebbe fare dischi”. È un po’ questo il senso del tuo rap?
Direi che hai sintetizzato alla grande il mio percorso. Quella frase è uscita in maniera naturale perché scrivo in maniera spontanea, non mi obbligo mai di scrivere. A mio avviso, per raccontare le cose con le dovute sfaccettature c’è bisogno di dolore, di frustrazione, di insuccesso. Per questo ascolto anche molta musica al di fuori del rap, come l’indie italiano che ormai ha preso piede e infatti nel mio disco ci sono molti rimandi a questo genere. Il mio rap poi non è mai messo giù a tavolino perché non renderebbe intenso ciò che scrivo. Poi dipende sempre dal mood, da ciò che ascolto…però prediligo questo viaggio.
Nel mondo del rap oggi ci sono barre molto ricercate, incastrate. Tu sei un po’ in controtendenza coi temi che tocchi, quindi come ti collocheresti all’interno della scena? Qual è il messaggio che c’è dietro Blue Virus?
Diciamo che io cerco di scrivere in maniera molto naturale, a dirla tutta non so nemmeno come sono arrivato a questo disco. Nel senso, non mi sveglio una mattina e dico “voglio fare un concept album”. È semplicemente nato lavorando con Jack, concependo un disco che è il frutto delle mie esperienze passate. I primi pezzi sono nati con lo stesso mood ma ancora non c’era l’idea di fare un album così. Scrivendo poi mi veniva molto spontaneo e dopo i primi 3 o 4 pezzi abbiamo pensato di collegarli fra loro. Alcuni dischi di oggi hanno tanti temi, tante produzioni, tanti featuring, io invece cerco di pensare ai miei come dei diari personali e se voglio chiamare qualcuno di esterno lo faccio perché non posso proprio farne a meno. Poi c’è ‘Sandro Terapia’, dove rappo come un indemoniato, produzioni inedite, featuring…però all’interno della scena non saprei, ho conosciuto tantissima gente e mi sono costruito un personaggio con cui ora posso farti un pezzo ‘lovely’ o un pezzo completamente opposto. Mi sono creato una mia credibilità che mi permette di parlare liberamente di ciò che voglio. Poi chiaramente non tutti saranno mai soddisfatti, come nei commenti di YouTube che ogni tanto leggo e mi faccio una risata. La gente è eternamente insoddisfatta, non riesci mai a mettere d’accordo tutti. Troverai sempre qualcuno a cui quello che fai non andrà bene ma ormai non mi pesa più. Il problema è che io ho pochi haters e non so se sia un bene o un male!
Cosa ne pensi della scena HH di oggi?
Guarda, io ho 27 anni e non mi sono vissuto la golden age, ho iniziato a vivermela nei primi anni 2000 quando compravo i dischi. Poi sicuramente con l’avvento di internet tutto è stato più semplice. Quindi posso dirti che della scena di oggi, del momento, sono davvero contento, perché il rap è sulla bocca di tutti. Poi ovvio che ci sono elementi discutibili come artisti più interessanti. È tutto molto opinabile. Ovviamente non dipende poi dal loro seguito, c’è chi è più conosciuto che magari merita meno di chi non lo è. Ma in generale, sono contento, ormai il rap riempie i palzzetti, i locali…e chi dice che vuole ancora il ‘buio’, come nel 2000 perché magari era una cosa per pochi dovrebbe svegliarsi e capire che i tempi sono cambiati. Ormai c’è tantissima carne al fuoco ed è difficile che si spenga tutto troppo facilmente. Spotify, i dischi, gli stereo esistono, se vuoi sentire la roba vecchia, puoi ancora farlo, se vuoi sentire la roba nuova, puoi farlo. Prima giravo coi baggy e mi guardavano come un alieno. Ora è cambiato ed è giusto che sia così. Anche se ormai sembra che nel rap sia necessario discutere se un pezzo, un disco, siano belli o meno.
C’è un artista che ti ha ispirato o spinto verso il rap?
Io ascolto musica praticamente da quando ho 4 anni, mio padre ascoltava di tutto, infatti a casa ho le foto di me da piccolo col microfono della Chicco! Non ho parenti musicisti ma c’è sempre stata questa passione. Io mi ricordo che accendevo la tv al mattino e beccavo ‘Senza Regole’ degli Articolo, anche se magari non capivo bene il tutto. Poi diciamo che ho approfondito di più il discorso quando sono andato alle medie. Ricordo di un amico che portò in classe ‘Marshall Mathers LP’ convincendomi nell’ascoltarlo. Da lì è partito tutto. Sono passato dal rap americano, al comprare dischi di Bassi, Mi Fist, Mister Simpatia. Per me Mister Simpatia è bibbia! Io sono così anche grazie a quel disco, perché stavo iniziando a scrivere. Quel disco era molto forte, volgare, viscerale tanto da farmi capire che probabilmente ci si poteva sfogare davvero con quella roba. Ora lavoro sulle mie cose con la giusta costanza, ci credo, lo faccio in maniera professionale. Nei primi anni c’era un altro approccio, ora hai 200 € da parte e vai in studio a farti un disco. Io invece stavo a casa a studiare i dischi, non la scuola anche perché lì ero una chiavica! Voglio che i miei dischi rimangano e riescano a lasciare un segno.
In ‘Fosse per lei’ ci sono tracce strumentali, una traccia completamente silenziosa…ecco, l’idea di questi ‘skit’ com’è venuta fuori?
Diciamo che ascoltando tanta musica, anche dischi americani, mi è sempre piaciuto mettere qualcosa che spezzasse l’atmosfera. Anche perché che rottura di palle 20 tracce di fila senza mai alleggerire il tutto! L’intro per esempio è collegato alla traccia due, infatti si chiama ‘Dobbiamo parlare’ classica frase che si dicono due persone quando c’è qualcosa che non va. ‘Minuto di silenzio’ sembra una traccia buttata lì, invece serviva per dare l’idea di una commemorazione per la scomparsa di Lei. Volevo anche vedere la reazione della gente che sicuramente ci è un po’ rimasta. ‘Dodici’ invece è una traccia che aveva anche le parole ma con la strumentale solamente rendeva molto di più. Quindi abbiamo deciso di non buttarla ma di lasciarla così. Comunque anche nel disco precedente c’erano queste cose, le ho sempre amate. Un po’ tipo Eminem…
Mi è piaciuto molto ‘I migliori anni del nostro mitra’. In quel momento c’era un Blue Virus diverso rispetto ad oggi?
Il disco nuovo è l’evoluzione di quello precedente. Quel disco è stato concepito insieme ai Drops to Zero, come fosse un beccarci e fare musica solo per il gusto di farlo. Molte cose possono risultare casuali perché abbiamo messo sul piatto semplicemente le nostre conoscenze musicali. Da tutto questo è uscito ‘I miglior anni del nostro mitra’. Ero sempre io ma rappavo e cantavo in base a quel periodo artistico. È cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Diciamo che non era un concept album come ‘Fosse per lei’ però dentro c’è un po’ di tutto. Io venivo da ‘Voci (Street Album)’ quindi c’era più un’impronta rap sebbene avessi già fatto delle parti cantate. Poi sono cambiati gli ascolti e le varie influenze e mi sono mosso su un sound un po’ più indie.
In ‘Urla’ c’è lo skit finale dove dici al tuo produttore di aver ‘stuprato il pop’. Ti definisci un po’ un rapper che stupra il pop?
Quella roba è nata per scherzo, anche se volevamo usarlo come slogan per il disco! Volevamo scrivere nel booklet ‘ho stuprato il pop’. Diciamo che nonostante il tono ironico con cui l’ho detta, non mi sento di smentirla completamente perché non è strana come definizione. Perché ti racconto su suoni indie delle situazioni, per così dire, ‘catastrofiche’. Quindi diciamo che un po’ di violenza gliela faccio! È un discorso che ovviamente va preso con le pinze.
All’inizio della strofa di ‘Oddio’ c’è proprio un’autocitazione al pezzo che hai fatto con MadMan, intitolato ‘Underground’. Lo hai fatto per citare il pezzo o perché ti piace usare elementi ridondanti?
Devo essere sincero, quello è un giusto richiamo al pezzo, ci hai preso! Oltre questo però mi piace molto autocitarmi, anche se a volte non c’è un filo conduttore. Lo faccio quasi per sfidare l’ascoltatore, quasi per dirgli “vediamo se cogli quello che sto dicendo, vediamo se ti ricordi”. Se te la ripeto è anche per rimarcare quello che ho già scritto. Ad esempio l’ho fatto anche in ‘Sandro Terapia’, dove ho ripreso un intero ritornello. Alcuni rapper citano barre americane facendone la traduzione, io semplicemente mi cito da solo. Non che non mi piaccia quando gli altri lo fanno, anzi mi piace coglierla la citazione!
Parlaci del tuo futuro, che progetti hai per questo 2017? Dobbiamo aspettarci un mixtape?
Posso dirti poco, purtroppo. Non per cattiveria ma perché sono molto fan del buttare fuori i dischi nuovi a sorpresa. Mi ha sempre affascinato questa pratica, quindi non posso dirti nulla. ‘Sandro Terapia’ l’ho annunciato solo una settimana prima lanciando questa bomba sulla folla. Insomma, a buon intenditor poche parole. Sul disco posso dirti che farò un altro estratto, sta a voi poi indovinare quale sarà il prossimo video ufficiale. In questo periodo poi siamo in giro per l’Italia con live (il 4 Marzo a Torino) ed in store (finalmente sono riuscito ad andare anche a Napoli, il 10 marzo!), ci saranno anche altre date visto che siamo in trattativa con diverse città per andare a suonare ma non posso dirvi di più. Siamo ovviamente sempre in studio, anzi consiglio agli utenti di Hano.it di ascoltarvi Diem e Keyna, anche loro stanno lavorando con Jack Sapienza e il resto del team RKH, come me ovviamente.
Finiamo con le tre domande di routine di Hano.it! Angolo della puttHana, prostituisciti!
Considerando che il disco parla di una puttana, non c’è miglior disco da ascoltare! A parte tutto, il disco si trova su rkhshop.com, c’è anche il merch dello studio, le maglie…accattatevillo!
L’angolo MarzulliHano, ti senti più un rapper che stupra il pop o un cantante pop che stupra il rap?
Sono un cantante…sono un rapper che stupra i generi musicali in generale! Diciamo che sfrutto la musica in ogni sua sfaccettatura per dire ciò che sento in quel momento.
L’angolo della sHanpista, regalaci un pettegolezzo!
Oddio, un pettegolezzo…c’è il mio manager che mi fa i segni da lontano! Beh sì, dai, posso dirti una curiosità! Io conosco MadMan dal 2007 ma solo venerdì sono salito sul palco insieme a lui per la prima volta. Dopo dieci anni di pezzi, amicizia, fratellanza, siamo riusciti a suonare insieme. Un’emozione unica. Infatti ci tengo davvero a ringraziarlo anche pubblicamente. Ovviamente, replicheremo!
L’intervista finisce qui!
È stato un piacere, saluto tutti i lettori Hano.it, grazie di tutto!