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Uno skit, un singolo e un album: il ritorno di Grido

C'è un'altra scatola chiusa da aprire per un nuovo progetto all'orizzonte

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Soundtrack: One Shot

Dopo due anni di silenzio, Grido è tornato. Gli è bastato uno skit alla vecchia maniera per mandare in visibilio i fan. Le rime intelligenti, la metrica secondo il suo marchio di fabbrica e delle punchline degne della sua storia hanno fatto da apripista a quella nuova musica che bolle in pentola da un po’.

«In ogni testo ci metto tutto me stesso / E lo stesso faccio sul palco di ogni concerto»

È strano come io riesca a rivedermi in quei due minuti e mezzo nonostante attengano a lui molto personalmente. D’altronde, per me, è sempre stato così con le sue rime, anzi credo che far rispecchiare l’ascoltatore nella musica sia proprio uno dei suoi punti di forza. Dal ’96 a oggi, ha sempre descritto sé stesso in modo limpido e privo di forzature, si è guardato intorno e ha raccontato senza filtro quello che ha visto, ha creato empatia con chi l’ha ascoltato. La scrittura è stata la sua vera arma. Come un artigiano con i suoi utensili, ha usato la penna con destrezza riuscendo a scrivere pezzi di storia della musica italiana che, piaccia o meno, mettono d’accordo mamme, papà e figli.

«Poi quella storia finita e una vita nuova / Grazie a un foglio, una matita ed “Un attimo ancora”»

Oltre al supporto ricevuto, nell’ambiente del rap è stato anche criticato, molto. La sua carriera prese il volo grazie a un pezzo che stava in bilico tra il rap e il pop, cosa che per chi vede la musica a comparti stagni, anche a distanza di vent’anni, “Un attimo ancora” resta il suo peccato originale, mettici pure che ha mescolato tanto pop negli anni non precludendo nessuna sonorità e il gioco è fatto, ma non è tutto. Se il nepotismo, soprattutto italiano, in ogni àmbito ha portato tanti favoritismi, il rapporto di sangue col rapper più mainstream d’Italia gli ha portato più danni che benefìci. Tempo fa, un mio amico mi disse che Grido è il rapper più sottovalutato d’Italia. Come dargli torto. Nonostante tutto, è riuscito a imporsi e se prima lo ascoltavi e non lo dicevi, oggi ci sono rapper molto in vista i quali ammettono candidamente che devono tanto a lui in fatto di crescita artistica, un po’ come quelli che seguono Hano e parlano di rap, ma non dicono che ci leggono. Ecco, un altro parallelismo.

«Sai, ad ogni disco è come iniziare di nuovo / ma mi basta un minuto per ricordarvi chi sono»

Domani esce “Ad un passo dal sole”, il nuovo singolo, annunciato con un breve video sui social. Se penso alla melodia ascoltata in quei pochi secondi, ho la sensazione che sarà un singolo totalmente diverso da “One Shot”. Immagino un brano fresco, ballabile e spensierato, in pratica una hit estiva molto catchy che strizza l’occhio alle radio. Probabilmente, sarà l’ennesimo motivo per essere apprezzato e criticato dal mondo del rap, poi dovrà essere il tempo a dargli ragione (com’è sempre stato). Se lo skit ha attirato l’attenzione, spetta al brano in uscita aprire una finestra sul nuovo album che dovrebbe uscire entro l’anno.

«Un altro disco per gridare al mondo che esisto / Il vecchio lupo perde il pelo ma non il vizio»

Non so cosa dobbiamo aspettarci da Grido, ma, a scatola chiusa, so già che troverò creatività, estro, sentimenti, punchline che manco i ganci di Mayweather vs McGregor, flow cuciti a pennello per metriche variegate e una scrittura fine, intelligente e d’impatto. Non vedo l’ora di aprire quella scatola chiusa per rivedermi ancora nella sua musica.

«Ci seguirai nel regno solo se sarai degno / Di restare in mezzo a chi ci crede e lascia un segno»

Donato Cerone
Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.

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