“Il concetto di Yin e Yang è molto antico e sta alla base della filosofia e del pensiero cinese; costituisce il simbolo della dualità esistente in ogni elemento di cui è composto l’Universo: due entità opposte e complementari che formano la totalità.”
Sono le 23.15 di una scura serata romana e sono in fila per il live di Tedua & Rkomi.
Ripenso al pomeriggio passato fra la mia stanza e il balcone ascoltando i tape di Mario per ricordare qualche frase in più di quelle canzoni che mi riesce difficile ricordare. Ma mi viene già difficile passare da una traccia all’altra e allora continuo ad ascoltare solo le mie preferite. Il live si terrà in una discoteca e già so, che in quanto ad organizzazione, sarà una serata di sofferenza.
La fila si preannuncia lunga, lunghissima, e le persone sono indecise su come disporsi per entrare nel locale tanto quanto il cielo che ancora non sa se far piovere o meno. Ho lasciato in macchina il giacchetto per evitare di fare la fila al guardaroba. Pensa se piove. Per entrare all’evento, a quanto pare, uno dei requisiti fondamentali, a parte essere accompagnato da una donna o esserlo, è avere una faccia simpatica. Il buttafuori pesca a caso tra la folla, senza seguire una logica, semplicemente basandosi sui tratti somatici. Tanti ragazzi rimarranno fuori, tanti se ne andranno di loro spontanea volontà. Io entro. Chissà, magari avrà visto la mia intervista ad Achille Lauro e mi avrà riconosciuto.
È l’una meno dieci, più di un’ora e mezza di fila. Ma ormai non ci penso, sono dentro (“Roccia conta anche meeee”). Prendo la mia birra e, dopo essere stato scambiato per Sick Luke, mi avvio alla ricerca del palco perduto. “Volo perso, verso l’universo” e mi accorgo che non c’è nulla che possa assomigliare ad una zona dove i due rapper possano cantare. Grazie all’aiuto di un amico incaricato di fare le riprese della serata (grazie Francis!), mi sistemo sotto al balcone del privé. È lì che canteranno.

Il DJ Set scorre in maniera noiosissima fra pezzi trap americani e italiani, dove la maggior parte dei presenti si muove tutta a scatti a tempo di musica, alzando la temperatura del locale a livelli storici, facendo dimenticare per un attimo che siamo ancora in inverno. Il pubblico poi si infiamma all’arrivo della DPG al completo nel privé/palco, affiancata da Banana, Gemello, e Carl Brave (se non lo conoscete, googlatelo, merita, nda). La musica continua a salire ma qualcosa distrae la folla : Tedua & Rkomi salgono sul privé accompagnati dal loro fido collaboratore Falco. Dopo aver salutato tutti gli ospiti, i due si avvicinano alla folla: Mario è già scatenato e si cimenta in qualche ballo a ritmo di trap facendo ‘cose con le mani’ lanciandosi in un passo a due con Pyrex. La prima rissa avviene proprio sul palco dove quel brutto ceffo (si fa per dire…) di Falco ha qualcosa da ridire a qualcuno. A sedare gli animi ci pensa Wayne Santana (il che fa già ridere così).

Sono le due e finalmente fra spinte, caldo, attese, foto, Instagram Stories, sigarette e qualche innocua sostanza illegale comincia il live. Rkomi si appoggia alla balconata, quasi volesse parlare alla gente che c’è sotto più che cantare i suoi pezzi. Il lato introspettivo che si coglie nelle sue canzoni viene fuori e non solo con la voce ma anche negli atteggiamenti. Dasein Sollen apre le danze, accompagnato da una strofa a cappella. Con Falco alle doppie, Rkomi sembra essere molto tranquillo, quasi rassicurato forse da una pressione che ancora gli causa molte sensazioni. Il rapporto cantante-ascoltatore è poco diretto ma molto forte e lo si nota quando il rapper chiede al pubblico di gridare il nome della sua gang, la Zona 4. ‘Sul serio’ anticipa ‘Sissignore’ e, sarà la potenza del beat, sarà che Rkomi sembra lasciarsi un po’ andare, ma tra la folla scoppia una rissa. Scende Falco (c’erano dubbi?) a cercare di sedare gli animi e Rkomi tenta di continuare a cantare nonostante quella situazione grottesca. Conclude poi con ‘Aeroplanini di carta’, ‘180’ e ‘Oh Mama’, pezzi che avvicinano Mirko al pubblico, che a sua volta gli dà grande sicurezza cantando a gran voce. Lascia il palco non prima di aver ringraziato dal profondo del cuore i presenti, per avergli dato quella spinta in più che cerca quando prende in mano il microfono.

Pochi minuti e arriva il momento di Tedua. La situazione è già differente: Mario è carico e sale sulla balaustra, quasi volesse lanciarsi per un improbabile stage diving. Ora il pubblico è meno riflessivo, più diretto, più pronto, più carico. Nonostante l’autotune e la sua voce sullo sfondo, Tedua tiene il pubblico come dovesse reggerne le briglie: lo fa infiammare quando ne ha bisogno, lo fa star calmo quando è necessario e lo fa partecipare in maniera fortissima anche al di fuori dalla sue canzoni (ad un certo punto chiederà di gridare il nome del proprio quartiere). ‘Circonvalley’, ‘Lingerie’, ‘Lezione’, ‘Fifty fifty’, ‘Wasabi Freestyle’ e ‘Pegaso’, contribuiscono a far arrivare quella sorta di energia e di poesia che Tedua cerca di mettere quando comunica. È un live differente quello di Mario perché la dedizione e la convinzione che usa durante le sue strofe sono sfruttate alla massima potenza e, nonostante questo, il pubblico dimentica di essere in mezzo ad altre persone. La sensazione è che Tedua parli ad ognuno dei presenti, in maniera personale e voglia dare sempre una spinta a tutti per fare di più. Tedua sul palco è pura energia. Al grido di ‘Giovane giovane’, il climax torna a salire e dopo le corse fra la neve con ‘Orange County’, si cimenta in ‘Ci Vuole Poco’, pezzo nuovo con Laioung, confessando di aver lasciato cantare a lui il suo ritornello. Per concludere dà l’opportunità a suo fratello Rkomi di cantare di nuovo ‘Sissignore’. Tedua saluta il pubblico cantando a cappella la sua strofa di ‘Età d’oro’, contenuta nel disco di Pyrex, chiamando a raccolta tutta la Dark Polo Gang. ‘Buste della spesa’ chiude un live incredibilmente intenso.
Sono le tre e ad aspettarci fuori dal locale ci sono tre pattuglie della Polizia. Ripenso a Tedua & Rkomi, due artisti tanto vicini per quanto opposti : uno bianco, uno nero, uno il fuoco, uno l’acqua, uno lo yin e uno lo yang.
‘Pensa se piove’ non l’ha cantata. È l’unico pensiero che mi rimbalza in testa in quel momento. Guardo il cielo, sono ancora senza giacchetto. Entro in macchina.. Non ha piovuto. Né fuori, né dentro il locale.