Ieri io e il mio collega Jack Frigerio siamo stati al cinema Ducale per la presentazione della prima di Nuraghes S’Arena, cortometraggio fantasy in chiave sarda scritto e diretto da Mauro Aragoni. Un viaggio indietro nel tempo nella Sardegna dell’età del Bronzo, che ha visto come protagonista inaspettatamente d’eccezione Salmo.
La trama del racconto si sviluppa integralmente attorno al personaggio principale, il giovane combattente Arduè, e alla sua sete di vendetta per l’uccisione della figlia che lo porterà a sfidare insieme al maestro Bachis i migliori guerrieri dell’isola e a trucidare infine il sicario che l’ha privato di tutto.
La visione onirica costante e angosciante dell’uomo, che lo accompagna in ogni capitolo, non è altro che il riflesso dell’orrore e del clima sanguinolento che si respira in ogni scena. Il corto si apre con le riprese di un posto inquietante. Sangue, mosche, teschi accatastati, guerrieri, armi, un essere a quattro braccia: siamo nella proiezione mentale di un possibile futuro che attende Arduè, il quale si sveglia di soprassalto e prosegue il cammino verso un luogo anticamente abitato da draghi, giganti e sciamani dove si terrà il torneo.
Lo scenario naturale che si apre e prende forma durante il cammino è profondamente d’impatto. La macchia mediterranea bassa alternata a rocce granitiche, guglie frastagliate, falesie, tappeti di sabbia e doline carsiche rendono a pieno – oltre che la bellezza del paesaggio sardo e in particolare dei luoghi di Seui – quel sapore aspro, selvatico e d’arcaico che si respira in tutto il filmato. Un’atmosfera di miraggi e d’arsura che sa dunque d’antico e mitologico, perché oltre ad aver tratto ispirazione da una civiltà storicamente esistita sull’isola, ha intrecciato alla realtà ricostruita diversi elementi leggendari. Come le Cogas, streghe malvagie del folklore sardo capaci di cambiare aspetto, sedurre e ingannare anche lo stesso protagonista, adescandolo nel bosco con il fantasma di sua figlia. Incubi ad occhi chiusi ed aperti che perseguitano senza sosta Arduè ed aiutano noi – e lo stesso maestro Bachis – a capire man mano e in modo sempre più chiaro il movente del suo viaggio.
Arrivati all’arena sabbiosa, una serie di inquadrature fanno convergere l’attenzione sulla particolarità delle maschere (ispirate a S’Urtzu e sa Mamulada, originarie di Seui) degli sciamani che donano loro un’aura magica ed intrisa di potenza. Ecco che si aprono in un bagno di sangue le danze del torneo nuragico, dove vige legge sacra del vincere o morire. Scontri cruenti e senza pietà tra combattenti fino alla scalata finale di Arduè e del suo nemico rivale, in cui prevarrà il primo grazie anche al sacrificio del maestro, e che lascerà spazio all’ultimo sprazzo di fantastico con la divinizzazione del protagonista e l’apparizione dei giganti.
Circa 22 minuti di pathos, suspense, excursus temporali, proiezioni immaginarie, tormenti interiori e lotte truculente che hanno sopperito dignitosamente alla quasi assenza di dialoghi. Il tutto incalzato da una musica elettronica mista ai suoni di strumenti arcaici e bonghi. Un ponte tra l’esaltazione della tradizione combattiva e delle radici nuragiche di un’isola ricca di storia e fascino e la qualità di una rappresentazione cinematografica vicina allo stampo hollywoodiano. Sarà forse anche per la presenza e la partecipazione ai lavori dell’attore Michael Segal e del coreografo di lotta Ally McClelland. Degne di nota e professionalità anche le collaborazioni con il video maker e direttore della fotografia Andrea Folino e con l’artigiano specializzato in bronzetti nuragici Andrea Loddo, il quale ha prodotto integralmente i costumi e l’armamentario restituendo loro quel velo d’autenticità storica.
L’entusiasmo e lo sposalizio alla causa del cortometraggio hanno mosso gli addetti ai lavori ad una partecipazione totalmente ed incondizionatamente gratuita, permettendo così che il budget a disposizione di soli 7.000 euro fosse dedicato interamente alle spese di base. Lo stessa presa di posizione di Paramount Channel (sul cui canale verrà trasmesso il 19 marzo alle 23:00) nel credere al progetto, prima ancora che nel promuoverlo, dà l’idea dell’eccezionalità di un lavoro che nasce come indipendente ma che ha il diritto di ricevere la visibilità che merita.
Prendendo in prestito le parole dello stesso Salmo, “si è trattato di una sorta di esame accademico” per dimostrare a se stesso e a chiunque altro “quanto poco sia importante il budget quando non manca l’idea e lo spirito con cui si lavora”. Questo nel cinema, come nella musica, come nella vita. Ed è stato possibile farsene un’idea generale dalle riprese del Making of a fine corto, in cui è emersa soprattutto la difficoltà di ricreare scene improvvisate come quella del combattimento ma anche la veridicità dei dettagli come l’uso di sangue animale vero.
Insomma una bella sfida per un rapper come Salmo quella di ricoprire per la prima volta il ruolo di main actor che esulasse dai videoclip cui è abituato. E ne parla con naturalezza e orgoglio ma anche gran simpatia, paragonandosi scherzosamente al protagonista di Valhalla Rising e raccontando aneddoti ridicoli sulla difficoltà di interagire in modo serio con le inflessioni linguistiche degli attori americani.
Ciò che però per il pubblico di Hano non può e non deve passare in secondo piano – oltre all’invito a guardare il corto come prequel del lungometraggio che vedrà luce spero presto – è senz’altro l’annuncio delle nuove date del live tour preannunciate ieri:
5 maggio – Bologna
6 maggio – Brescia
11 maggio – Venaria Reale
12 maggio – Firenze
14 maggio – Padova
Fateci sapere poi se avete mai visto un’alba (d’esordio cinematografico) così.