La sera precedente all’incontro con Mista Tolu, mentre preparavo l’intervista, mi sono imbattuto in Real Talk, il nuovo web show prodotto da Bosca. E chi ci ho trovato a sorpresa dentro la puntata numero 1? Lui, Mista Tolu.
Tolu è così. Lo trovi ovunque. “Prezzemolino” gli dico, ride.
Ci siamo conosciuti poco più di un anno fa in una situazione che non dovrebbe avere alcun senso col rap. Alla presentazione di un libro.
Mi colpisce subito l’allegria di questo ragazzone col cappello che mi racconta che fa rap. Ma finisce lì. Mi fermano in centomila per dirmi che fanno rap.
Qualche mese dopo esce il video del primo singolo di Squallor, l’ultimo disco di Fabri Fibra, ‘Il Rap nel mio Paese’ e chi ci trovo dentro? Tolu.
Mi convinco, dobbiamo vederci e capire di più. Provo a dormire ma dallo schermo del Mac Bosca mi ricorda che Mista Tolu è ovunque.
In tutte realtà fighe poi. Ma com’è possibile che sei dappertutto?
Sarà perché ho una grande facilità a socializzare. Gli altri rapper hanno una sacco di pare, io no. Sono predisposto e mi piace.
Se ci pensi è un po’ l’origine e il senso dell’Hip Hop… Peace, Unity, Love and Having Fun, no?
Io ho smesso di lavorare perché ho deciso di dedicarmi all’Hip Hop e voglio riuscire a fare qualcosa con l’Hip Hop, ma se ci penso è anche la mia grande passione per cui voglio tenerla più positiva possibile. Sono socievole, rido, scherzo, parlo con tutti.
Non è di facciata, si vede che sei così e non ci stai prendendo in giro.
Com’è successo che siete finiti nella Puntata 1 di Real Talk?
Ero con Blackson, un freestyler attivo nella scena da qualche tempo, e poi Bosca è di Brescia come me. Ogni tanto ci si becca e mi ha detto che gli piace il progetto Manca Melanina. Son contento abbia voluto iniziare da Brescia.
E nel video di Fibra come ci eri finito?
Io sono in contatto con Paola (Zukar, n.d.r.) dal 2010. Appena ho iniziato a fare il rapper ho fatto uscire il mio primo mixtape (del cazzo che s’intitolava “Tutti vogliono l’album”…) ma ero troppo convinto e le ho scritto “Paola, secondo me voi delle major dovete produrre i negri perché i negri fanno rap!” ti giuro. Lei mi fa “Tolu, tutto ok, mi piace, mi piacciono le idee, però tutto quello che mi fate sentire è troppo amatoriale. Però credo che puoi migliorare”. E da lì ogni tanto le faccio sentire le robe, a volte mi invita ai concerti. Ma ti svelo questa cosa: quando quel giorno siamo andati a Milano per l’appuntamento non sapevamo di andare a girare il video di Fibra. Paola mi fa “Tolu, vieni a Milano che c’è una sorpresa per te” ma io non mi aspettavo il video. Invece siamo arrivati ed eravamo sul set.
E Fibra?
Guarda, quella è stata l’occasione per conoscere quello che era il mio idolo da bambino. E poi, non ci sono cazzi, Fibra è il rapper più importante d’Italia. Bellissimo ricordo.
E poi finisce che Mista Tolu è nella tracklist di Tradimento Reloaded di Fabri Fibra in uscita a breve…
E sì, Paola continuava a sentire i miei aggiornamenti e parlavamo del fatto che per me, e la mia generazione, Tradimento è davvero il disco più importante. Quello che ha cambiato le coscienze. A un certo punto mi fa “Qual è il brano che più ti piace di Tradimento? Su le mani? Beh, fai una strofa allora!” Eh?
Scusa Paoletta. Leggendo questa storia ora ti scriveranno ancora più rapper emergenti. Ma è giusto così e non è scontato. Perché come per i libri, i veri produttori, come i veri editori, leggono e ascoltano tutto. Perché non possono permettersi di farsi passare sotto il naso un’occasione valida.
Torniamo alla pazza vita di Mista Tolu. Altre gag?
Ti ricordi quella sera che ci siamo conosciuti io e te alla presentazione del libro di Antonio? C’erano Sfera, Charlie, Murdaca e c’era anche Marco MixUp. Ti racconto: tre settimane fa ero a Londra nella mia ricerca spirituale, salgo dalla metro a Camden e mi compare MixUp che sta facendo il video. Ma a dirtela tutta quella sera era la seconda volta che beccavo MixUp, la prima volta sono andato a provarci con la sua tipa…
Ma lui lo sapeva?
Ma no! Ma neanche io, ma poi è arrivato e allora boom ci siamo messi a fare freestyle! E l’ha portato a casa lui.
Quando nasce il rap di Mista Tolu?
Nel 2003 sono andato in vacanza da mio cugino in Inghilterra e, per dirti, io nel 2003 non sapevo chi fosse 50cent che all’epoca era l’artista del momento e me l’ha spiegato mia zia di 50 anni a Londra. Ma quell’estate, avevo 14 anni, ho capito. Tornando in Italia ho pensato “adesso invento il rap italiano!” poi mentre provavo a inventarlo ‘sto rap italiano ho sentito le robe di Vacca, poi Marcio, Bassi, Fibra e ogni volta che sentivo un rapper italiano pensavo “No cazzo mi stanno rubando l’idea!” che ingenuo. Poi durante il liceo sono andato un anno in America e quello mi ha influenzato parecchio. Ma non pensare che sia andato nel ghetto, ero in mezzo alla campagna in Pennsylvania, tutti bianchi. Più bianchi là che dove stavo in Italia.
Poi sono tornato e dopo l’università ho fatto il mio primo…

Scusami hai fatto anche l’università? Un ragazzino a modo…
Sì, non so se si può dire perché fa poco gangsta. Non so se gli altri rapper mi accetteranno nel loro circolo… (ride).
Una volta laureato ho fatto il mio primo demo e l’ho mandato a Paola Zukar pensando di essere apposto. E invece no, son passati altri 5 anni.
Gusti musicali che magari influenzano la tua musica.
Venendo qui ascoltavo Madman. Che per me è un king assoluto in quello che fa (anche per chi scrive, n.d.r.)
J Cole, Kendrick Lamar, roba conscious. Ma tenendo conto anche roba commerciale, lo ammetto mi piace. Vado in discoteca sai… e questa ondata di trap mi piace e sentirai anche qualcosa nelle mie produzioni future.
E Manca Melanina cos’è e che obiettivi ha?
è nata per scherzo col mio socio Diss2Peace. Aspetta ti do un retroscena: inverno 2014 lavoravo all’Apple Store e poi mi hanno licenziato perchè cazzeggiavo, ma ero troppo preso dalla musica. Così quando mi hanno licenziato mi son detto “col cazzo che torno a lavorare sotto qualcuno” per cui ho pensato di provarci seriamente con la musica. Ho aperto uno studio a Brescia e piano piano collaborando con altri artisti abbiamo creato l’etichetta intorno allo studio. Ora siamo sei membri e il nostro obiettivo è portare melanina in questo settore dove manca (ride). Se ci pensi esser nero e fare rap in Italia è come essere Eminem a Detroit. Dimmi quanti neri conosci che fanno rap in Italia?? Vogliamo portare qualcosa di nuovo.
Maruego quando l’ho intervistato appena uscito mi disse una cosa: “Non è detto che devi essere italiano per fare rap italiano” all’inizio non avevo capito. Poi ne ho colto il senso e mi è parso tutto chiaro.
Sì, io andavo a tutti i contest, Honiro, Tecniche, etc. ed ero sempre l’unico nero! A parte Blackson che poi è venuto nel nostro team. Per cui, sì, Manca Melanina in italia!!
Bene quindi adesso cosa succede? Ci siamo beccati oggi, io appena uscito dalla palestra tu dall’ufficio della Zukar…
Sto lavorando al mio prossimo disco. Ci saranno dei featuring interessanti… Posso anticiparti che gran parte delle basi saranno prodotte da Pankess che davvero è riuscito a dare la dimensione giusta alle mie cose. Un tempo avevo la presunzione di fare tutto e sbagliavo, ora mi occupo solo dei testi.
Aspettatevi qualcosa da settembre in poi. Ma intanto questa estate esce il Manca Melanina Mixtape vol II.
Tipo di testi? Temi che toccherai? Sarai cazzone, sociale, conscious.
Quello che piace a Paola è lavorare con gente che ha storie da raccontare. Io porto la storia dei ragazzi italiani di seconda generazione come me. Magari stranieri ma che son cresciuti in Italia e si sentono italiani. Io ascolto più rap italiano che americano o europeo. è quello che mi ha educato. L’imprinting me l’ha dato Bassi Maestro, mica i Run DMC!
Io lo so bene. Da sempre mi occupo di storie come questa, ho parlato di Fred Kuwornu, il regista pluripremiato, nel mio libro “Non è un Paese per bamboccioni” poi ho intervistato lo scrittore Antonio Dikele Distefano prima che diventasse un caso letterario da oltre 100K copie e per Hano ho raccontato le storie di Maruego e del videomaker Jamie Robert Othieno. Convinto che siate davvero il futuro dell’Italia col vostro background complesso e pieno di sfumature. E Tolu è un’altra storia, nato in Nigeria ma cresciuti qui da sempre.
E poi c’è da capire che non tutti i neri sono uguali. Spesso mi sento dire “come sei fortunato sei nero quindi sarai cresciuto con James Brown!” ma no! Io sono africano. Se io vedo 50cent non vedo uno dei miei. è un nero, che spacca, che sta in America. Ma il loro immaginario non mi rappresenta in automatico perché sono nero. Tanto che paradossalmente dei rapper americani io mi sento più a mio agio con quelli un po’ più hipster o bianchi. Perché hanno un immaginario più vicino al mio.
Infatti se i rapper italiani si togliessero la para Rap = Nero d’America se la vivrebbero più rilassati e parlerebbero delle loro storie non di quelle che sentono oltre oceano. Bisogna essere orgogliosi di quello che si è, e un rapper deve raccontare la sua tradizione e cultura e se davvero riusciamo a far emergere la nostra storia allora sì che potremo esportare all’estero il rap italiano. Perchè saremmo finalmente veri. Altrimenti continueremo a sentirci dire “Oh, italiano, cos’è vuoi fare il negro?”
Spero che noi artisti di seconda generazione saremo in grado di fare proprio questo. C’è chi lo sta facendo, tipo Ghali, lui racconta quello che è, è arabo, mette l’arabo nelle canzoni. L’italiano dovrebbe metterci più De André. Voglio che ci sia più gente come Ghali.
Su questo tema io e Mista Tolu siamo andati avanti a parlare ore. Poi è un personaggio travolgente, coi suoi modi, il sorriso e quegli occhi giganti. Potremmo continuare all’infinito.
Ma quindi con che nome esci?
Tolu. Tolu e basta. Anche se sto lottando con Facebook che ha deciso che non posso chiamarmi Tolu. Perché pare esiste una città in Sudamerica con questo nome (ride). Quindi se hai qualche consiglio dammelo!!
Lettori di Sellout e di Hano aiutiamo Tolu a trovare un nome che non sia una città!
Dimmi qualcosa che non so?
Sono single. Fallo sapere alle ragazze