Lo scorso Sanremo ci siamo illusi. Stanchi di questo rap/trap/schifo italiano, ci siamo innamorati per cinque minuti di una creatura che non ci pentiamo di aver definito come mitologica.
Scrissi quell’appello che suonava più come una proposta di matrimonio assolutamente convinto che una come lei non avrebbe mai assecondato le attenzioni di una rivista dedicata al genere scaccia figa per eccellenza: il rap italiano.
Ci siamo buttati più per il desiderio di scrivere una cazzata che per una cosciente speranza di ricevere una risposta. Un po’ come quando dopo sei ceres scrivi ad una figa su facebook “ciao, come va”, sai che non risponderà ma non sei abbastanza sobrio da fermarti.
Invece ci ha risposto. Addirittura era disposta a farsi intervistare.
Ho reagito con la mia solita sobrietà chiamando subito mia mamma per comunicarle la notizia: “Mamma hai visto Sanremo? Mi sposo Annalisa, di alla Nonna di fare le costolette d’agnello impanate”.
Era tutto pronto… ecco, era. Perché da quel giorno è sparita dai nostri radar come un aereo che sorvola l’area 51.
Avete presente quando la figa del liceo per una serie di congiure astrali vi degna di attenzioni per 5 minuti, probabilmente assuefatta dai fumi dei cannabinoidi? Quanto fa schifo quando torna ad ignorarvi come da copione?
O la figa in discoteca che vi limona e il giorno dopo non vi risponde ai messaggi?
Non potete capire il nostro dolore nel vederla intervistata pressoché da chiunque negli ultimi mesi, da gente oggettivamente persino più brutta di me. Perché Annalisa? Perché? Quelle radio e quelle riviste non ti vorranno mai bene come te ne avremmo voluto noi. Saremmo potuti essere felici. Invece nulla, torneremo ad intervistare rapper italiani. Ci fanno schifo, ma almeno non ci spezzano il cuore.
Ps. Il primo che commenta seriamente questo articolo vince un ritornello di Daniele Vit (momento nostalgia).