Il 14 aprile è uscito “Palingenesi” il nuovo album dei Romanderground, un disco definito “motivazionale” per via dei suoi contenuti di valore, testi con i quali il gruppo vuole entrare in sintonia con i suoi ascoltatori e, perchè no, in qualche modo aiutarli nei momenti difficili.
Ma partiamo dall’inizio: cosa vuol dire Palingenesi?
Che significato ha il titolo dell’album “Palingenesi”, e in che modo è legato alla vostra musica?
Mister T: Palingenesi significa rinascita.
Una rinascita che, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo ricercato molto sia nella vita di tutti i giorni, a livello umano, che nella dimensione musicale.
Per anni la nostra musica è stato legata e condizionata dal suono classico della scuola romana. Non solo i suoni, ma anche le rime, le metriche e i concetti erano in qualche modo vincolati dalle basi e gli insegnamenti che abbiamo appreso da chi è venuto prima di noi.
La nostra “Palingenesi” musicale è avvenuta quando abbiamo sentito l’esigenza personale, umana e artistica di staccarci da quella cornice.
Abbiamo ricercato una nostra via, nuova ed originale. Un’ evoluzione di suoni ed anche di rime e contenuti che ci portasse a identificarci pienamente in una versione più matura e cresciuta del nostro sound e allo stesso tempo ci lasciasse soddisfatti del risultato finale.
Palingenesi è quello che volevamo.
Avete lavorato in tanti a questo album, come siete riusciti a mettere tutti d’accordo per ottenere un risultato che andasse a genio a tutti?
Prisma: Bella domanda. Fra le problematiche che abbiamo sempre avuto nella scrittura e nell’elaborazione di un disco, c’è sempre stato il rapporto fraterno che abbiamo io e Andrea: un rapporto, citando il vecchio album, di “Amor&Odio”.
Un po’ per competizione, un po’ per il fatto di essere proprio così diversi, molto spesso, ci siamo ritrovati a rallentare il nostro percorso artistico e i nostri progressi nella musica.
Partendo da questo presupposto, puoi immaginare come l’incontro con altre due teste (Squarta & Gabbo) abbia complicato la situazione.
Più teste voleva dire più idee e quindi più visioni e discussioni. In questo senso, la costruzione dell’album in studio è stata davvero faticosa. Ognuno di noi ha ingoiato il rospo almeno una volta e ognuno di noi è stato apprezzato almeno una volta per il proprio virtuosismo.
Credo che le cose più belle nascano dalla fatica e che sia la fatica stessa a dare il valore giusto alle cose.
Palingenesi e le amicizie che sono nate intorno a questo album non hanno prezzo!
Un pezzo che mi ha incuriosito è “I sentieri del CAI”, cosa volete comunicare con questa metafora?
Prisma: La tematica del CAI (Club Alpino Italiano) nasce dalla mia passione per il Trekking.
Il brano in sé è il classico pezzo rap disseminato di “punch line” e citazioni, racconta la voglia di affrontare la vita cercando di non perdere mai il sorriso, la passione e soprattutto l’obiettivo.
In questo senso, il trekking e le camminate rappresentano la metafora perfetta: camminare in montagna é impegnativo, ma è proprio la passione a guidarmi e a far si che io possa tornare ancora sulla roccia.
L’associazione del CAI, nello specifico, si occupa di scoprire e tracciare sentieri di montagna per metterli a disposizione di escursionisti e appassionati. Allo stesso modo, Il nostro singolo, metaforicamente parlando, fa da apripista all’ascoltatore, invitandolo a seguirci lungo strade nuove fatte di suoni e concetti rinnovati che puntano alla scoperta del cambiamento.
Il vostro album è stato definito “motivazionale“, cosa si intende con questo termine? In che modo secondo voi si può aiutare le persone a credere più in se stessi attraverso la musica?
Mister T: Il disco intero è un’ode alla vita e all’essere umano. E’ stato definito in tanti modi, ma sicuramente il termine “motivazionale” ritorna spesso.
Palingenesi è il frutto dei nostri dialoghi interiori e di una ricerca di consapevolezza di noi stessi e del nostro potenziale. Una volta appresa la potenza di quest’arma, l’abbiamo raccontata attraverso le rime e puntata verso il pubblico, mirando ad ogni singolo ascoltatore. L’obiettivo è quello di aiutare ognuno la fuori, soprattutto chi è in maggiore difficoltà, a credere sempre in stesso e nei propri mezzi, e a ricercare sempre nuove strade per crescere e ridefinirsi.
La musica e l’arte in generale, sono davvero un linguaggio universale, che va oltre la parola. Un linguaggio universale, è caratterizzato da una comunicazione estremamente potente che può arrivare dove si fermano le apparenze, attraversarci nel profondo e cambiarci per sempre. La visione di un dipinto, l’ascolto di una sinfonia hanno quel potere: possono cambiarci attraverso un’ emozione. La musica rap può funzionare allo stesso modo. I concetti sono veicolati dalle rime, dai flussi e dai suoni; se usati con la giusta intenzione possono stimolare chi li ascolta ed indurre a riflessioni che aprono al cambiamento e alla crescita, e per ottenerli, dobbiamo essere i primi a credere in noi stessi.
Avete “Roma” anche nel nome, quindi immagino siate molto legati alla vostra realtà… Descrivetemi l’atmosfera di Roma, in cosa è diversa dalle altre città e in quali aspetti vi ha ispirato nel vostro modo di fare musica?
Prisma: Roma è una città bellissima che non si preoccupa di nascondere il proprio disagio e nei nostri testi – questo disagio – è sempre stato gridato, sia da un punto di vista politico e sociale che culturale.
Raccontando noi stessi, abbiamo raccontato la Capitale e questo è un po’ il gol che hanno tutti i rapper (almeno quelli della nostra generazione) agli inizi del proprio percorso musicale.
Ad oggi, posso dire serenamente che cerchiamo ispirazione altrove, cerchiamo di guardare oltre e di toccare argomenti più profondi che possano viaggiare trasversalmente nel cuore delle persone.
Con Palingenesi, credo che ci siamo riusciti..
Per quanto riguarda “Roma” nel nostro nome mi viene sempre un po’ da sorridere perché io e mio fratello abbiamo origini indiane: nostra madre è infatti di Goa.
L’influenza dell’india è qualcosa che in realtà abbiamo sempre inserito nei nostri testi attraverso citazioni e riferimenti ma che non abbiamo mai dichiarato direttamente.
Con Palingenesi anche questo strato è stato svelato affinché chi ci ascolta possa conoscerci meglio.
Negli anni avete collaborato davvero con tantissimi artisti, importanti rappresentanti della scena hip hop italiana, ce n’è uno (o più) con cui vi siete trovati particolarmente bene e vorreste rinnovare la collaborazione, magari in un progetto futuro?
Mister T: Abbiamo collaborato con tanti è vero. Dietro ogni collaborazione c’è una storia e un amico, spesso un fratello, con cui abbiamo voluto spartire suoni e contenuti. Ci siamo sempre trovati bene, perché in ogni collaborazione la visione d’insieme, del brano su cui si è lavorato, è sempre stata compresa, condivisa e centrata da tutti. Questo, forse, proprio grazie al rapporto di amicizia e alle connessioni che abbiamo con la maggior parte delle persone con cui abbiamo collaborato e con cui abbiamo condiviso anche molti palchi oltre che brani. Tra tutte le collaborazioni è difficile sceglierne alcune a discapito di altre. Una cosa però è certa, la collaborazione di tanti anni fa con Primo Brown avrà sempre un ricordo e un posto speciale nei nostri cuori. Primo era una persona genuina, potente ed estremamente vera, ci ha lasciato tanto come artista e soprattutto come essere umano.
A proposito di cultura hip hop, qual’è il vostro rapporto con le 4 discipline? Come vedete la situazione attuale, soprattutto paragonata a com’era un pò di anni fa?
Prisma: A differenza di tanti amici e colleghi, compreso mio fratello, che sono passati per il writing o per il breaking prima di impugnare una penna, io ho cominciato direttamente con il rap.
Ciò non toglie che siamo tutti appassionati di sfide di freestyle, di writing, breakdance e tutto ciò che è legato alla cultura e all’immaginario Hip Hop inteso come mezzo di espressione che parte dal basso.
Nei nostri eventi, cerchiamo spesso, quando ci è possibile, di ritagliare uno spazio che possa permettere, soprattutto ai più giovani, di esprimere il proprio talento attraverso le discipline.
Il “Fight Club“, il torneo di freestyle che organizziamo da tantissimi anni, ne è un esempio. Questo evento è nato proprio dalla nostra passione per le discipline e siamo contenti che ad oggi sia diventato un radicato punto di riferimento per la scena.
La cosa bella dell’Hip Hop, oggi, è che a qualsiasi livello si è creata l’occasione di poterne fare un lavoro.
Questo aspetto in particolare , rispetto agli anni passati, é diventato sempre più evidente ed è diventata una strada percorribile da molte più persone, con tutti i suoi pro e i suoi contro.
Per quanto riguarda la promozione del vostro album come vi muoverete? Farete altri video? Dal punto di vista dei live come siete organizzati?
Mister T: Dietro questo album c’è stato il lavoro connesso di più forze e realtà che hanno curato diversi aspetti del lancio e della promozione. La nostra etichetta, “Music Against The Walls“, è giovane ma ci ha dimostrato affidabilità e ha lavorato con grande passione e impegno a tutto il progetto. Il nostro ufficio stampa, Nextpress, ha fatto un gran lavoro finora e Honiro si è mosso molto bene in accordo con Believe per la distribuzione del disco. Tutti i video sono stati affidati a “The Studio Agency” che ci ha confezionato dei lavori degni di nota. A proposito di video, ce n’è un terzo che è già stato girato e che uscirà a brevissimo!
Per quanto riguarda i live inizieremo da metà giugno un tour di più date in Italia che si estenderà fino al mese di novembre (per ora). Stiamo preparando il live tutto accompagnato dalla batteria di Michael Masci che ci seguirà in ogni data del tour. non vediamo l’ora di partire!