26 anni e incinta: Achille è finalmente “Ragazzo Madre”
Mentre il rap game ruota sempre di più attorno alla forbice fra old school e new generation, fra chi ricerca suoni più genuini come quelli di una volta e chi accetta il passaggio ad una nuova era del mondo hip hop italiano, fra chi si lascia travolgere dalla new school e chi invece cerca qualcuno che dia una boccata d’ossigeno alla scena, troviamo un rapper che riesce a non essere assimilabile a nessuna delle categorie appena elencate.
Stiamo parlando di Achille Lauro, rapper romano classe 1990, fresco di uscita dalla Roccia Music dopo tre anni di lavoro che gli hanno permesso di realizzare il suo album più importante: Dio c’è.
Perché nel 2015, grazie alla spinta di Marra e Shablo, il rapper di Vigne Nuove si è iniziato ad imporre in maniera prepotente nella scena, arrivando ad ottenere così oneri ed onori dagli ascoltatori di rap in italia.
“Dio c’è” era senza dubbio un disco molto più introspettivo di ciò che Achille aveva già fatto sentire prima dell’ingresso in Roccia Music. Con quella crew alle spalle era riuscito ad attirare a sé anche quelle persone che inizialmente non avevano ancora digerito i suoi temi, il suo modo di cantare e il suo modo di fare rime. Anche se quel prodotto sembra ottenere più props ora che al momento della sua uscita.
Riuscire a replicare o quantomeno pareggiare il lavoro fatto non era sicuramente cosa facile. Perché “Dio C’è” può non piacere, come qualsiasi album esistente sulla Terra, ma è impossibile non sentire il peso dell’impegno e della dedizione che ha portato alla luce il disco, rendendolo un lavoro sicuramente ben fatto.
L’uscita di Achille da quell’etichetta che lo aveva “salvato” (cit.) ha fatto inizialmente storcere la bocca ai suoi fan, preoccupati per il futuro del rapper all’interno della scena.
L’annuncio di Ragazzi Madre avviene il 26 Febbraio, ancora sotto l’etichetta di Marracash, mostrando addirittura la copertina del disco. L’uscita di pezzi come “Cenerentola”, “Wow”, “In paradiso” e “Disneyland” avevano già posto l’accento sul mood che il disco avrebbe potuto avere.
Ma Achille a giugno fonda la “No Face Agency” rimanendo “solo” e il progetto cambia totalmente, arrivando fino all’11/11, data di uscita ufficiale del disco. Non viene presentata né la tracklist né la copertina ma qualche settimana prima del giorno x arrivano “CCL” e “Teatro & Cinema“.
Due pezzi diametralmente opposti e non solo per sound e stile. Qui invece si capisce che tutto ciò che era stato scritto e mostrato in precedenza non ci sarà nell’album. E non perché non siano dei prodotti validi ma perché ora Achille è diverso. Ha cercato di portare la verità di ciò che ha vissuto in ogni traccia prima che qualcuno iniziasse a farlo dopo di lui e non ha intenzione di smettere.
Non ci sono compromessi, non ci sono linee guida da seguire, non ci sono manager, non ci sono scadenze. Ora è lui contro la scena ma con un compagno fidato a guardargli le spalle: Boss Doms.
Achille riparte da dove aveva iniziato, cestinando i singoli precedenti perché è giusto così. Cambia volto anche se la sua etichetta non ce l’ha, prepara le cartucce per spararle alla serata di Gala, confondendo dapprima quei seguaci che volevano buttarlo giù e poi essendo semplicemente sé stesso riesce a buttarli giù lui, dimostrando che in amichevole non si spreca più di tanto ma nella finale di Champions diventa il giocatore determinante.
Riparte dalla realtà che ha vissuto, mescolando storie di strada utilizzando una lirica che permette a questo tema tanto affrontato di non diventare mai banale e riuscendo anzi a renderlo credibile.
Il suo street background influenza quasi tutti i testi: fa un ritorno al passato con “Barabba II“, forse uno dei pezzi più sentiti da Achille e dai i fan stessi; racconta di lui e i suoi amici in “Profumo da donna”; si lascia andare in un monologo sul suo ‘amico’ in ‘Amico del Quore’ mettendo in contrasto un beat molto ‘leggero’ e di piacevole ascolto con un contenuto ben più forte riuscendo ad interpretare le azioni illegali come la cosa più banale del mondo.
Mixa poi nel disco anche i giusti artisti incastrandoli con il mood dell’album : FDP interpreta benissimo il ritornello in “Amore & Grammi“; Gemitaiz spazza le critiche sulla sua debolezza nei featuring in “Ulalala“; Coez mette il punto in maniera precisa in “Ascensore per l’inferno” sull’ultima track dell’album con un ritornello per niente banale e per niente facile da interpretare.
La main track che dà il titolo all’album invece è accompagnata da uno storytelling che rende il titolo sicuramente più chiaro a tutti. Ma Achille decide di inserirlo soltanto alla terza traccia, quasi lasciando immaginare che “Teatro & Cinema” e il featuring con Gem debbano essere interpretate come fossero un prequel, un’introduzione a tutto ciò che verrà dopo.
Come una serie tv che inizia e poi ci sbatte in faccia la sigla dopo i primi cinque minuti. Perché con la prima traccia dell’album Achille vuole tirarti dentro, darti una motivazione per continuare ad immergerti nel disco.
Teatro & Cinema è senz’altro uno fra i pezzi migliori dell’album per sound, ritornello, rime e capacità di scrittura: le rime viaggiano sul beat in maniera leggiadra, anche grazie all’utilizzo del francese, presente fin dalla prima strofa e raggiungendo il suo punto più alto del climax nel ritornello con “sono teatro & sinéma“.
Achille scrive un album ma gira anche l’ennesima puntata della sua carriera con un’ottima sceneggiatura alle spalle, improvvisando però delle battute e dando l’impressione di avere questa come dote naturale.
Attira il pubblico con delle frasi che senza motivo rimarranno nella sua testa. Si muove tra un sound e l’altro sempre in maniera ottimale, non dimenticando di inserire anche questa volta un pezzo più “sentimentale” come “Maharaja” ma per niente sovrapponibile a “La Bella e la Bestia” o “Cenerentola”.
Menzione d’onore per “Latte in Polvere” scritto a sei mani con i sempre presenti Simon P e Sedato Blend e il remix di “Fuc” pezzo della BPR Squad. Gang molto vicina alla DPG e Sick Luke tanto da mettere in dubbio le voci sui dissing velati lasciati qua e là da Achille, in particolare in Coca Cola Light, dove sembra riferirsi proprio agli stessi di cui abbiamo parlato nell’incipit di questa recensione.
Ragazzi Madre è il parto di Achille dopo un lunghissimo periodo di gestazione, passato tra difficoltà, critiche, rinunce e cambi di rotta.
“Dio c’è” suona ancora come un album avanti sia nella scrittura, sia nella solidità del progetto rispetto a RM.
Ma se da Roccia Music, il rapper romano è arrivato a Ragazzi Madre, il più è stato fatto. Per l’artista di RM passare da una RM ad un’altra non è stato poi così impossibile.
L’idea è che questo disco sia come un ponte per attraversare uno strapiombo, costruito alla buona da Achille e dai suoi collaboratori che però, per ora, gli ha permesso di superare almeno questa difficoltà iniziale. E non c’è bisogno che il ponte sia perfetto perché non ci passerà un camion stracolmo di roba ma una semplice macchina con pochi passeggeri.
Il giusto connubio tra adattamento e istinto di sopravvivenza. Ragazzi Madre è l’idea di ciò che forse sarebbe dovuto accadere prima di “Dio c’è” e non dopo ma quando la strada che stai prendendo non ti piace o ti sembra sbagliata, è sempre giusto tornare all’inizio. Rifare tutto quanto da capo ma con più esperienza ed attenzione.
Ragazzi Madre non è assolutamente il disco della maturità di Achille Lauro ma è forse il punto giusto per ripartire e puntare davvero in alto.
Perché forse “Dio c’è” era troppo maturo per Achille, che invece ha assimilato dai suoi insegnanti di quel periodo le giuste nozioni, per capire poi quale strada scegliere per sé stesso.
Ragazzi Madre per ora è un buon album ma potrebbe essere anche l’inizio di qualcosa. Ed il bello è che è tutto nelle sue mani. Nelle mani di quel ragazzo che per sound, mood e lyrics non è assimilabile a nessuno. Nelle mani di quel ragazzo che è ripartito dall’inizio.
E questo nuovo inizio e questo nuovo Achille, per ora, ci vanno anche bene.