Lo so, lo so.
Cari fan di Dargen D’amico so che sarete delusi dal leggere questo articolo.
Si, delusi, perchè la notizia è vera, ovviamente, ma non sappiamo dirvi praticamente nulla di più!
Quello che sappiamo è che Dargen ha fatto il giro del mondo, più o meno; dov’è andato, di preciso, non si sa; quello che ha trovato, nemmeno; ma quello che cercava era se stesso.
Confusi? Anche noi.
Stupiti? Non più di tanto, in fondo si tratta pur sempre di Dargen D’amico.
Cerchiamo di fare chiarezza.
Dargen D’amico è di recente tornato da un viaggio in giro per il mondo, viaggio in cui era partito alla ricerca del senso della vita e delle giuste motivazioni per scrivere il suo primo libro.
Tutto qui? No!
Da ieri sera, durante il programma radio Pinocchio (quello con La Pina per intenderci), in onda su radio Deejay dalle 18, verranno trasmessi gli audio delle riflessioni del nostro Cantautorap preferito proprio in merito a questo viaggio, alla vita, alla scrittura.
Il progetto e, forse, il titolo del libro è proprio 1giorno vivi, 1giorno scrivi; ecco le dichiarazioni di Dargen in merito:
“1giorno vivi, 1giorno scrivi. Non c’è altro modo per dotarmi di novità in questo momento. Qualche settimana ambulante guidata dal caso, dalle case, dalle cose, che poi ho scoperto che sono sempre io. Registrare la vita in lingue che non capisco, che poi è lì che costringi l’immaginazione a colmare le immagini. Non so ancora bene quante; mi sono dato qualche settimana per accogliere materiale senza quel sano spirito critico che quando funziona media tra il dire il fare ma quando non funziona diventa irragionevole senso di inferiorità rispetto al passato. In Italia sono perseguitato dal classici, mi inibiscono il contatto con il nucleo universale della narrazione e quello che scrivo finisce sempre il un cantiere abbandonato. Oggi invece non buttare niente, ogni sguardo avrà un peso, solo non chiudere gli occhi. L’intenzione schietta è di scrivere senza musica – un libro? – qualsiasi cosa dovesse accadere sarà quella giusta. Ma senza musica è davvero diverso scrivere, è davvero scrivere, senza diversivi protettivi. E’ necessario per conoscersi, svegliarsi assieme senza trucco senza carapace con l’alito sparecchiato. Se ce n’è, è lì che capisci l’amore. Perché la musica annoia, distrae, invade sia chi scrive sia chi ascolta, in ogni caso è difficile fare finta che non ci sia. Ora non dico che la musica porti a dire cose che non vorrei, però porta a esprimerle in una maniera che spesso contrasta con l’idea originale alla radice del testo. E in sintesi la stessa cosa detta in due modi diversi,è due cose diverse. Oggi invece vorrei essere uguale a me stesso.“