Italia del dopoguerra, c’era ancora odore di sangue, polvere da sparo, nell’aria un odore che il tempo non cancella, e di questo ci saziavamo, il cibo era come il tempo, per aspettare il grano, un tempo che non avevamo. Valige piene di sogni, risparmi, rimasero solo i sogni quando pagammo gli imbarchi, diretti verso l’America, stanchi e ammassati come animali, all’anagrafe sbagliarono il mio nome ma tenni le mie iniziali C, Capone, barbiere di professione signore, con i primi soldi comprai una casa di legno e di cartone, e dal niente rimasi con niente, ebbi solo una cosa di valore nella mia vita, un figlio che si chiamava Al.
S’alza la luna, calda è la sera, splende la luce sulla lampara, laggiù la riva non è lontana, sento il tuo cuore.
Questa è la storia di Nicola, ciabattino di Torre Maggiore che passando l’oceano è passato alla storia, lascia tutto cioè niente, ha solo 17 anni e s’imbarca su un bastimento carico di suoi compagni, quando sbarca in America è solo un minorenne, è solo uno straniero proveniente dall’Europa periferica, lavora dalla notte a quando il giorno ridiventa notte, capisce poco la lingua, ma pensa molto così abbraccia le lotte dei compaesani che come lui vedono troppo lontani dagli italiani i diritti che sono legittimi per gli americani, un mercoledì viene arrestato, se ci sono i pregiudizi non servono prove per condannarlo bastano gli indizi e chissà come, chissà se cambierà domani, pensa mentre resta a terra in cella, ha solo mani nelle mani, ma è l’atto finale, condannato per ciò che non ha fatto, così muore giustiziato per errore Nicola Sacco.
S’alza la luna, calda è la sera, splende la luce sulla lampara, laggiù la riva non è lontana, sento il tuo cuore.