L’altro giorno sono stato invitato in Universal Music a Milano e, insieme ad altri corrispondenti di altre piattaforme, ho avuto modo di incontrare Sfera Ebbasta e di discutere con lui del suo primo ed omonimo disco ufficiale. Il mio primo incontro con il discusso rapper di Ciny mi ha stimolato la seguente riflessione.
Di polemiche, attorno a Sfera Ebbasta, se ne creano quasi quotidianamente anche sulla nostra pagina facebook, in ogni post critiche ed offese non sono mai mancate. Tendenzialmente mi sono sempre trovato d’accordo su alcune critiche soprattutto perché ho sempre considerato la trap spazzatura ma recentemente ho cambiato profondamente idea.
Non fraintendetemi: a me piace l’Hip Hop da ghettoblaster e con l’autotune non vado molto d’accordo, però se avrete la pazienza di continuare a leggere capirete che infondo questa montagna di critiche non é affatto giusta.
L’incontro con Sfera Ebbasta mi ha fatto, in primis, capire due cose: la prima è che lui è esattamente quello che sembra dai suoi video, ovvero un un ragazzo cresciuto in periferia, tamarro, sfacciato e molto sicuro di se, la seconda é che, per l’appunto, é ben conscio dei suoi mezzi, del suo potenziale e di quello che sta succedendo attorno a lui e ai suoi amici “trapper”.
Sfera Ebbasta, appunto, è consapevole dell’enorme quantità di critiche che gli piovono costantemente addosso e lui si difende in modo tanto semplice quanto spiazzante.
A chi gli dice “Sei la morte del rap italiano” lui risponde “magari è vero” e non si indigna, sogna qualcosa di nuovo, di creare una nuova scena, di offrire qualcosa che prima non c’era alle nuove generazioni, di innovare, di squarciare la tela del rap come Fontana.
Possiamo chiamarlo rapper, trapper, musicista, mezzo artista o come vogliamo, a lui non importa! Non si sente esattamente un rapper, sa benissimo che la musica che fa non é Hip Hop e non la spaccia per tale, non gli importa di chiudere le rime perché per la musica che fa non serve.
Sfera Ebbasta ha un solido pubblico, di ragazzini magari (ma anche no) che però gli fanno vendere un sacco di dischi, il suo album probabilmente diventerà disco d’oro in poco tempo e se a noi, a me, a voi, la sua musica non piace per i motivi più disparati non dobbiamo restare a rosicare in un angolo perché invece chi meriterebbe di fare numeri migliori fatica a sbarcare il lunario, perché se non ci riesce non è sicuramente colpa della trap.
Dovremmo, anzi, cercare di apprezzare il prodotto che Sfera Ebbasta mette in vendita, che non si tratta della sua musica, ma di se stesso, del personaggio e dell’immaginario che attorno gli si crea.
Proviamo a partire dal presupposto che Sfera non è un rapper ma un cantante pop, la situazione non vi sembra migliorare? Certo i testi lasciano parecchio a desiderare e un gruppo di scimmie con una macchina da scrivere farebbe meglio, ma la qualità sopraffina ed indiscutibile delle produzioni di Charlie Charles (che forse contribuiscono ben più del 50% al successo di Sfera) unite alla figura innovativa del “cantante” di Cinisello Balsamo diventano un prodotto facilmente commerciabile, vendibile senza problemi ed esportabile all’estero (Panette suona nei quartieri neri di Colonia in Germania, o vedi la collaborazione con SCH, uno che in Francia fa numeri grossi); e parlandoci chiaro sarebbe una grossa novità per il rap (che poi non é rap, ok) nostrano riuscire a sfondare fuori dai confini nazionali.
Sfera non vuole rubare il pubblico dell’Hip Hop e non ci riuscirebbe, lui si propone come qualcosa di nuovo, una terza strada.
Non pensate che disdegni le origini, non pensate che sputi su quello che c’é stato.
Sulla faccenda di Salmo non si esprime, chiarisce che il grosso é stato montato dai giornali e si limita a qualche smorfia di disappunto.
Loda Marracash come miglior rapper italiano, chiarisce che non ha voluto collaborazioni con grossi nomi nel disco per non omologarsi a tutti quelli che sfruttano i rapper più famosi per emergere e ribadisce che vuole uscire lui, vuole far uscire la roba sua a modo suo.
Che vi piaccia, anzi, che ci piaccia o meno ci sono ottime possibilità che Sfera sia un precursore di qualcosa di nuovo, e a chi lo accusa di copiare quello che arriva da Francia a America dico: lasciate che recepisca tutto quello che può e che lo manipoli a modo suo, lasciate che crei e che si faccia influenzare da tutto quello che trova.
Già rispetto ai suoi lavori precedenti, SFERA EBBASTA (il nuovo disco) é qualcosa di più maturo ma lui stesso ammette di non aver ancora raggiunto la piena maturità artistica.
Avete sentito Figli di papá? Dite quello che vi pare ma la produzione potrebbe essere quella di un pezzo di Rihanna o Drake e la musica é molto orecchiabile, piacevole, ballabile e se fosse uscito a luglio sarebbe diventato il pezzo dell’estate.
Sfera Ebbasta non é cambiato, ma si sta evolvendo ha nuovi colori (il rosso), qualche pezzo meno street e qualche hit (Balenciaga) e anche se alla maggior parte di voi (me compreso) il disco farà complessivamente storcere il naso (e non solo) non é detto che altri non possano apprezzare la freschezza che lo accompagna e la ventata di novità.
Tuttavia, nonostante le mie parole, non difendo Sfera Ebbasta a spada tratta, ma solo la musica che fa. Per il resto resta sempre un pessimo esempio per le nuove generazioni, sia musicalmente che moralmente, ma di pessimi esempi il mondo ne é pieno, quindi, cari amici lettori, mettiamoci l’anima in pace, chiudiamo un occhio su questa faccenda, accettiamo la trap come nuovo genere e non ascoltiamola se non ci piace.
Che sia una moda passeggera o qualcosa destinato a rimanere potrà essere solo il tempo a dircelo, ma mettiamo da parte l’odio e le offese, se siete stanchi di vedere titoli di canzoni riassunti in sigle, capelli colorati, autotune e occhiali a mosca chiudete YouTube e mettete su un classico.