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Red Bull Culture Clash: ecco a voi il team Milano Palm Beat

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L’idea della crew è quella di giocare coi suoni provenienti dai Caraibi e dal Sudamerica. Prendere dunque reggae, cumbia, dub, moombathon, baile funk e mixarli con l’elettronica europea più contemporanea. Mood della selecta: good vibes, party, dance-hall. Populous, Chiamu e Milangeles (di We Riddim), GoDugong sono i djs. Agitatori/mcs del team sono Mudimbi e M¥SS KETA, party animal il primo e regina della notte la seconda. Due personalità molto lontane e per questo assolutamente complementari. Saranno agitatori della folla, giocheranno e interagiranno col pubblico, provocheranno facendo ridere e sorridere mediante un lessico del tutto nuovo rispetto alla canonica scena rap italiana. Nuovi linguaggi, nuovi stili, l’avanguardia che si fonde con il roots, il bianco e il nero. Un Sound System che ammicca agli indecisi, i confusi, i disadattati, al terzo sesso (ma anche al quarto), ai futuristi, agli impressionisti del beat, ai fashionisti stanchi della moda e ai clochard vestiti YSL.

Ho fatto due chiacchiere con Mudimbi per sapere cosa porterà insieme alla sua crew sul palco del Red Bull Culture Clash.

Intanto presentami la tua crew…

Milano Palm Beat è fondamentalmente la crew più colorata di tutte, siamo sicuramente quelli più allegri che di mestiere puntano a far divertire le persone, quindi, per noi, sarà molto facile intrattenere il pubblico del Culture Clash.

La crew è formata da me, Populous, Chiamu, Go Dugong, Filippo Milangeles più M¥SS KETA, che sarà al microfono con me e sarà la mia valletta diciamo, io sarò Pippo Baudo e lei sarà la mia valletta”.

Come genere musicale, il vostro, non è rap tradizionale e in questo vi differenziate molto dalle altre crew

“L’unico che fa rap sono io, M¥SS KETA non saprei definirla, è indefinibile, però il nostro sound va molto verso il tropical. È musica molto colorata, non ci sono suoni duri, non puntiamo a far saltare i denti alla gente, ma a fargli muovere qualcos’altro”.

È la prima volta che partecipate a un clash?

“Se parli di Red Bull, sì, per quanto riguarda clash, io ho già avuto esperienza in passato perché frequentavo dei sound system e qualcosa ho già visto e ho avuto modo di testare”.

Cosa porterete sul palco del Red Bull Culture Clash?

“Di base porteremo dei guest, della musica dubplate, quindi quello che obbligatoriamente dobbiamo portare tutti, se no saremmo rimasti benissimo solo noi sul palco perché bastiamo e avanziamo ad intrattenere. Cercheremo sicuramente di non fare il gioco degli altri e questa è stata una linea guida che il nostro capo Populous ha voluto tenere dall’inizio, ovverosia eviteremo di portare i guest che già chiunque sa che verranno chiamati per questo Culture Clash, i soliti rapper, I soliti nomi insomma, cerchiamo di fare quello che effettivamente piace a noi, che funzioni o meno”.

Dimmi un punto di forza e uno di debolezza della tua crew

“Allora, un punto di forza è quello che ti ho detto prima, che noi di mestiere divertiamo, non ci piace fare a gara a chi ce l’ha più lungo, ci piace trastullarci. Invece, per quanto riguarda un punto di debolezza, forse è che non siamo di indole competitivi. Questa cosa ho cercato di metterla in chiaro con il mio gruppo subito, nel senso andiamo lì per vincere, mentre molti di noi vanno lì per divertire e divertirsi, che fondamentalmente giocherà a nostro favore, perché è questo che bisogna fare per vincere, però tenere un minimo gli occhi sulla palla e stringere bene l’osso secondo me aiuta”.

Una delle prove è quella di cimentarsi nello stile degli altri, lo trovate difficile o ci sono degli stili che sono affini al vostro?

“No guarda, niente è difficile perché comunque abbiamo tutti quanti un grosso bagaglio musicale e quindi le lacune di uno vengono colmate dagli altri, perciò fondamentalmente non sarà assolutamente difficile suonare il genere degli altri, anzi, anche perché se ce la fanno gli altri, figuriamoci noi”.

C’è una crew che temi in modo particolare?

“Che temo no, una crew che sicuramente devo tenere d’occhio è quella di Macro Marco perché lui è, non solo il campione uscente, ma anche il più navigato, anzi è l’unico in realtà navigato, a parte me suppongo e non so forse qualche altra anima per quanto riguarda il discorso Clash. Il Clash fa proprio parte della sua cultura musicale e quindi è sicuramente l’uomo da abbattere”.

Cosa pensi, Invece, del presentatore, Marracash?

“Innanzitutto mi fa piacere che si sia prestato a fare una cosa del genere e poi sono curioso di vederlo e di vedere l’entusiasmo che porterà, se ce lo porterà e comunque sia come gestirà la cosa perché mi metto nei suoi panni e non è facile fare solo il presentatore. Io sono facilitato perché devo intrattenere, avrò la musica, mentre lui si troverà da solo, però la presenza scenica e il carattere giocheranno a suo favore”.

Chi vincerà il Red Bull Culture Clash?

“Noi! Io sono veramente convinto e ho lottato dall’inizio per inculcare questa idea e convinzione nella testa dei membri della mia squadra, possiamo veramente vincere perché gli altri non sono abituati a far divertire le persone, a parte Macro Marco che è abituato a far ballare, però gli altri non sono abituati a divertire, è tutta gente che sta sul palco e fondamentalmente di mestiere fa vedere quanto è brava, a noi questo non interessa, a noi interessa far muovere, far sorridere la gente, fare una serie di stronzate simpatiche che per lo meno ci rendano memorabili e abbiamo veramente, per questo motivo, altissime possibilità di vincere”.
Valeria
Classe '81, ascolto il rap da quando nell'89 ho abbandonato Cristina D'Avena per la prima cassetta di Jovanotti "La mia moto" e da lì non ho più smesso.

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