Esce il 13 ottobre 2014 negli store, e il 14 sulle piattaforme digitali, su etichetta Universal Music, l’album di debutto di Parix “MUSICISMO”, anticipato in radio dai singoli “Soffrire con stile” e “Il mostro“. E’ da tempo che i più attenti fan del mondo dell’underground sentono parlare di Parix: le notizie sono volate sul web grazie anche ai tweet di personaggi del calibro di Fabri Fibra, Ensi o Fritz Da Cat.
I 14 brani inediti dell’album sono prodotti da Shablo che aveva già curato la realizzazione dell’EP “WOW”.
Parix è un artista “one man band” di grande talento, autodidatta, autore, polistrumentista e voce delle sue canzoni: un cantautore 2.0, con l’urgenza di raccontarsi e raccontare, e una forza creativa trascinante.
Musicismo è proprio questo: la rappresentazione dell’entropia creativa, del magico disordine che regna dentro Parix.
Le sue canzoni spesso nascono da giri di pianoforte o intuizioni che gli arrivano in sogno, e che continuano a risuonare nella sua testa una volta terminata la fase onirica.
Queste idee diventano poi frammenti ed esperimenti con una forma già piuttosto definitiva: chiunque parli con Parix anche per pochi minuti, lo sentirà raccontare di nuovi brani appena scritti, come in un flusso inarrestabile.
Un cosmo creativo raccontato anche nella copertina dell’album, che lo dipinge come una specie di dea Kalì dello strumento, inghiottito dalle fiamme della creatività.
Parix Musicismo Download – Intervista a Parix
Parix Tracklist Musicismo
01. Dimmi Perchè
02. Il Mostro
03. Soffrire Con Stile
04. Quanti Ne Vuoi
05. Ora Sono Più Forte
06. Dentro Al Cerchio
07. Almeno Tu
08. Basta Che Sei Con Me
09. So Che Lo Sai
10. Aerosol
11. Sarei Uguale
12. Di Più
13. Un uomo Nuovo
14. A.T.E.O.
Parix si muove senza problemi o imbarazzi tra le forme e i generi: incorpora la struttura del rock alle metriche mutuate dall’hip hop (e provate a sfidarlo nel rap..), usando come collante un dono unico per la melodia, che l’ha reso ospite molto richiesto proprio dagli artisti del panorama urban italiano, per questa sua capacità di far ‘suonare’ i ritornelli e regalare inaspettate aperture anche ai brani più cupi.
Di nuovo, una naturalezza che stupisce e che disorienta, in un momento in cui molta musica ‘pop’ suona molto uguale e ripetitiva.
Ho fatto questo disco tutto da solo, nel mio home studio, non curandomi delle differenze di stili che mischiavo e mai pensando che potesse arrivare ad essere venduto nei negozi.
È una grossa soddisfazione ma anche una grande responsabilità: per me è come un figlio, ho suonato ogni singola nota di ogni singolo strumento e scritto e cantato ogni parola, per sfogarmi, per liberarmi del peso che il mondo mette in continuazione su di me.
Quello che cerco è essere capito, perché quando ti senti capito dagli altri sei ricco e soffri meno il peso della solitudine, che tutti noi sentiamo anche quando siamo in mezzo alla gente.
Io ho ascoltato di tutto, ma veramente di tutto, dalla musica classica al Funky dal New Metal al Pop dal Rap al Soul.
Quello che ho fatto è stato solo “risputare” un misto di quello che ho ascoltato in questi anni, ovviamente elaborandolo con la mia testa e il mio gusto.
Non sono un “Chitarrista”, un “Cantante”, nè un “Pianista” o un “Rapper”: non mi sono specializzato in nessuna di queste cose, ma ho speso tutto il mio tempo per imparare come rappa un rapper, come suona un chitarrista, come canta un cantante…e sono diventato di conseguenza un po’ di tutti questi personaggi.
Inoltre, non ho mai sopportato facilmente l’idea di trovarmi legato a qualcuno per fare musica: il bassista oggi non puó, domani non puó il batterista ecc…mi rendevo conto che passava il tempo e i progressi erano sempre troppo lenti.
Di conseguenza ho pensato: “Faccio di testa mia, faccio da solo così sarò sempre in grado di gestire la mia arte senza dovermi affidare ad altre persone”.
Grazie a Dio sono molto portato per imparare a suonare gli strumenti, e ho tanta, tanta pazienza quando voglio fare una cosa.
Così ho fatto, ed ecco Musicismo!
Parix Biografia
Sono un polistrumentista, autore e cantante italiano contemporaneo. Compongo le mie canzoni partendo spesso da giri di pianoforte che sogno o che al risveglio sento risuonare nella testa.
Ho sempre percepito la musica come una valvola di sfogo, un mezzo attraverso cui raccontarmi e allo stesso tempo un modo per buttare fuori lo stress quotidiano a cui la vita sottopone me, come tutti.
Spesso le mie canzoni parlano “con me” o comunque, sono certo, sono modi del mio io per dirmi delle cose, lanciarmi dei messaggi; messaggi, ad onor del vero, che spesso capisco qualche giorno dopo aver scritto il pezzo, riascoltandolo. C’è chi dice che mentre scrive si sente in preda ad una sorta di trance, non è esattamente così per me, ma è vero che quando scrivo vengo preso da un impeto che mi rende forse poco lucido.
Ma facciamo un salto indietro…
Mi sono sempre sentito fin da piccolo profondamente legato alla musica, in particolare a quella classica. Quando mio padre mi regalò una tastierà, “così, tanto per strimpellarci”, ci misi pochissimo tempo per imparare a suonarla, a suonare le canzoni che mi piacevano in quel periodo.
In casa c’era anche una chitarra acustica; l’avevo adocchiata già da qualche anno ma avevo ancora le mani troppo piccole e quando le passavo davanti le promettevo che prima o poi, quando mi fossero cresciute le mani, l’avrei presa in mano e suonata.
La batteria, invece, è entrata nella mia vita grazie ad uno zio che ne possedeva una. Ogni volta che andavo da lui nessuno riusciva a staccarmi da grancassa, rullante, piatti e tamburi. Ho tormentato talmente tanto i miei genitori che alla fine furono costretti a comprarmene una.
Nel frattempo (per fortuna) sono cresciuto abbastanza per maneggiare una chitarra e quando me ne regalarono una elettrica ci misi davvero molto poco per mettere in piedi una band, i Poison Dealers, di cui ero cantante, pianista e chitarrista (alla batteria c’era un amico di gran talento).
In quel periodo, a differenza di tutti i miei amici, continuavo a suonare e ad amare il Nu metal e il Rock a cui allo stesso tempo affiancavo classici come Mozart e Chopin. Amavo allo stesso modo il Rap tanto da ritrovarmi spesso la sera a fare Freestyle con gli amici che frequentavano allora il mondo dell’hip hop, da poco arrivato in Italia.
Bologna però mi andava stretta e a 20 anni ho deciso di mollare tutto e trasferirmi a Londra, armi, bagagli e strumenti.
È stato impossibile non farmi influenzare da quella città, dal suo mood e dal suo ritmo. Hard Rock, New Metal, hip hop, r’n’b e tanto altro, tutto mischiato insieme, così come nel tempo ho imparato a mischiare l’italiano e l’inglese per riuscire ad esprimermi al meglio.
È stata Londra a vedere nascere per la prima volta il PARIX “one man band” e a sentir le mie prime canzoni. Londra però aveva addosso una data di scadenza, un limite temporale alla mia permanenza che, l’ho capito solo dopo, in realtà ha segnato l’inizio di una nuova strada.
Tornato in Italia comunque Londra non ha smesso di far sentire i suoi effetti, tanto che i due album “one man band” che ho autoprodotto sono stati cantati in inglese.
Grazie a questi due lavori ho conosciuto Shablo, che mi propose di riprendere in mano tutti i brani che avevo scritto in inglese e ricantarli in italiano cercando però di renderli più “Parixizzati”, cercando quindi di metterci dentro davvero me stesso, tutto il mio mondo.