Siete fan dei Virus Syndicate? Bene, perché anche loro sono vostri fan.
In occasione del live di Egreen al Magnolia di Milano che li vedeva come ospiti abbiamo fatto quattro chiacchiere con la forza lavoro del grime di Manchester per scoprire che sono innamorati del nostro bel paese.
Ma procediamo con ordine.
Quando ho saputo che avrei dovuto intervistarli ero quasi spaventato dall’idea per due motivi: in primis il mio inglese non è così ottimo da comprendere la slang di Manchester, in secondo luogo pensavo che avrei avuto a che fare con dei rapper rudi e sgarbati.
Le mie pessime attese sono state però presto disilluse.
Infatti non solo i ragazzi sono stati disponibilissimi e pazienti con il mio inglese, ma è anche saltato fuori che sono delle brave persone (nonostante loro non si definiscano tali) e degli artisti umili e molto disponibili.
Ci hanno parlato di come sono legati al nostro paese e alla musica nostrana, apprezzando artisti come Salmo e Egreen; proprio con quest’ultimo hanno un legame molto particolare e sono sempre contenti di collaborare con lui. Show and Prove è un pezzo duro che vi consiglio vivamente di ascoltare, nel caso non l’abbiate ancora fatto.
Si sono detti invece fan del rapper sardo recentemente uscito con un nuovo pezzo con Rose Villan, Don Medellin.
Abbiamo parlato un po’ di donne (ma non nel modo che pensate voi) confrontandoci su come sia più difficile per il gentil sesso emergere qui in Italia anche a causa dei numerosi pregiudizi.
Non che oltremanica non ci sia preconcetti e misoginia, ma sicuramente l’Inghilterra è un paese mentalmente più aperto e disponibile al dialogo e anche in una città meno metropoli rispetto a Londra come Manchester ci sono delle ragazze che sanno il fatto loro.
Non abbiamo, chiaramente, perso occasione per parlare del loro ultimo album, Symptomatic, che raccontare in maniera cruda e senza filtri la visione della società e del mondo in cui viviamo da parte di quella fetta di popolo che non vive nel lusso delle loro abitazioni osservando gli altri con distacco e superficialità dall’alto dei loro grattacieli.
Ci siamo anche tolti qualche sassolino dalla scarpa e mi sono fatto spiegare il significato del loro brano Rag$.
La traduzione più letterale dal dizionario mi suggeriva il termine stracci, mentre invece il linguaggio più urban mi diceva di mestruazioni e cose brutte di cui non mi va di parlare, scusate.
In compenso loro sono stati chiarificatori.
Rags è il loro stile di vita, sputare parole senza filtri, in maniera cruda per dare voce a quello che hanno dentro, senza curarsi delle conseguenze.
“Fuck the system ‘cos we say what we like” come recita il testo di Gimme the Mic.
A proposito di album!
Ci hanno confidato che presto uscirà un loro nuovo lavoro.
Il nuovo disco conterrà diverse chicche, tra le quali ci hanno anticipato una loro ritrovata collaborazione con i Dope D.O.D. dopo il successo di Killing ‘Em.
A dispetto di tutti i pronostici abbiamo scambiato anche quattro chiacchiere sulla politica e chiaramente sul recente Brexit.
Ci hanno spiegato che ci sono alcune zone dell’Inghilterra, come lo Yorkshire, che non vivono l’immigrazione e l’integrazione come si vive nelle grandi città e che nonostante non abbiano un’alta presenza di stranieri vivono nel bigottismo e si lasciano influenzare da tutti gli stereotipi negativi che ci sono in circolazione. Questo, più la cattiva influenza di molti media ed il basso livello di istruzione delle zone rurali ha fatto sì che a vincere fossero, contro ogni pronostico, i sostenitori di Farage e Boris Johnson.
So che da queste parole sembra che mi sia preso un caffè con degli intellettuali in un cafè parigino, ma non preoccupatevi: i Virus Syndicate sono di quanto più crudo il panorama grime inglese ha da offrire, non per nulla hanno insistito particolarmente perché io andassi a sbronzarmi con loro dopo la nostra chiacchierata e dopo il live al Magnolia.
Sono molto fiducioso dell’impatto che questi ragazzi possono avere sulla scena italiana, svecchiare le cose senza piangersi addosso, attaccare le produzioni e sbranarsi il palco senza lamenti e nenie in autotune. Nonostante il grime non sia un genere che da noi ha una vera e propria scena non sarebbe affatto male incominciare a dedicare più energie ad artisti come questi ragazzi di Manchester.
Wicked bro.