Un album che si ispira ai flipper e che contiene hit da ascoltare a volume alto. E poi il futuro, la realtà aumentata, la collaborazione con Laurina Paperina, i featuring.
Intervista a un artista tutto da scoprire, inquadrandolo bene, proprio come con la VR.
Perché Tilt?
Allora, Tilt perché, non appena ho avuto un attimo di tempo per pensare a quello che ero riuscito a fare nel 2018 e ai progetti futuri, ecco che sono arrivate le prime ansie, le prime paranoie, le prime domande un po’ scomode che prima non ero riuscito a farmi perché non avevo tempo di pensarci. Appena ce l’ho avuto, c’è stato un po’ di casino, era “ok io voglio dire qualcosa di più rispetto alle cose fatte fino adesso, voglio provare nuove sonorità, nuove tematiche” e non sapevo come farlo perché ora il pubblico è un po’ difficile da interpretare. Quindi erano tutte quelle domande, fino a quando non mi sono detto “Ok, fanculo, facciamo come ho sempre fatto”.
Tilt è preso dai flipper, quando andava in tilt staccavi la spina, la riattaccavi e ripartiva tutto. E questo è un po’ quello che è successo. Ho staccato la spina e ho detto, faccio quello che voglio fare. Da lì in poi è stato veramente rapido e in un paio di mesi ho avuto il disco. Questo è un po’ il concept.
Il tuo album è figo. Ma perché mi sembra di ascoltare un lavoro pop rock?
Perché ci sono delle influenze. A partire da Oh Baby che è la più fuori dalle mie corde, ma comunque la canzone più completa perché ha un basso suonato, la chitarra… è molto figa.
Nella mia infanzia ho avuto un passato molto hip hop rap, knowledge, golden age. Quindi ho avuto un’adolescenza con una direzione specifica dal punto di vista musicale. In seguito sono riuscito ad apprezzare anche altri lati e altre sonorità, che ho inserito nel mio bagaglio artistico. Comunque Blink, Greenday, Nirvana, ce le ho nel background.
Nato nel futuro. VR, esperienze. Cosa significa per te questa propensione verso le nuove tecnologie?
Sicuramente le nuove tecnologie, e ti parla uno che ha lavorato nel settore, hanno fatto molte cose positive, come accorciare le distanze ad esempio. Chiaramente poi c’è il rovescio della medaglia, con i social che rendono difficile, alle nuove generazioni, il rapportarsi alla vita reale. Il social è protagonista e la vita corre in secondo piano. Oltre a questo, credo nella tecnologia e i suoi strumenti che ci permettono di fare cose mai sperimentate in precedenza. Lo dimostra il lavoro fatto per questo album.
Abbiamo collegato un po’ tutto. Si partiva dal video di Oh Baby, dove un mondo cartoon si univa al mio mondo. I personaggi scappavano da un quadro, io me li ritrovavo davanti, mi spaventavo, fino a essere risucchiato in questo mondo e fare un live per i mostri, disegnati tutti da Laurina Paperina. Alla fine del video io mi trasformo in cartone e vado a completare sul cavallo la copertina dell’album.
In più, grazie a un’applicazione che si chiama Aria, inquadrando sia la copertina del disco, sia la maglietta del merchandising, una banconota da venti euro e qualsiasi cartello di stop, nel vostro smartphone succede qualcosa. Entra in azione la realtà aumentata, una sorpresa, qualcosa di completamente nuovo.
Penso che la VR, da qui a qualche anno, diventerà la nuova tecnologia per eccellenza.
Da Spezia a Milano. Cambia la vita, cambia anche il mood artistico?
Sicuramente Milano mi ha aiutato. Io ho sempre avuto il sogno milanese. Sin da quando mi sono avvicinato alla musica, Milano è sempre stato un punto di riferimento sia per me che per il mio gruppo di Spezia. Insieme venivamo qui alle serate, ci facevamo ospitare, ci rendevamo conto della portata di una scena che da noi non esisteva.
Noi, se volevamo far qualcosa, dovevamo prendere il treno e andare a Genova, ma spesso non c’erano i soldi, gli orari, tornare di notte…
Quando, una volta arrivato a Milano, la prima settimana sono andato a ballare e mi sono reso conto che mettevano le canzoni che avevo nell’ipad ho pensato: wow! E quindi all’inizio è stato, ecco, il primo anno a Milano ho provato tutto quello che dovevo provare, ho conosciuto tutte le persone che c’erano da conoscere, facevo serata lunedì, martedì. mercoledì, giovedì, venerdì…
Sono contento perché ho fatto sei mesi in cui ho vissuto la città in maniera esagerata; mi sono perso all’inizio per mettere la testa a posto dopo. Però sì, Milano è Milano.
Singoli, ep, album. Stiamo andando in crescita.
In crescita, certo. Ti dico, a un certo punto c’è stata l’idea un po’ pazza, Tadan, di remixare quattro pezzi di artisti pseudo emergenti, un po’ diversi dalle mie corde, metterli insieme. Un lavoro che ha dato i suoi frutti e mi ha aperto a nuove sonorità. Già lì c’era un pezzo con I miei migliori complimenti che comunque fa indie pop, Fix che è molto cupo, Disme che è un po’ più street credibility. Un azzardo che ha funzionato.
In quel momento mi sono reso conto che avevo bisogno del disco ufficiale, per mettere la ciliegina sulla torta. Non era un disco improntato sull’ok faccio i numeri, spacco. Questo disco ha la velleità di dire, ok prendetemi sul serio perché anche io ho da dire, anche io faccio le mie cose alla mia maniera. Ha funzionato.
Il disco è stato un po’ il tassello utile alla costruzione di una carriera artistica.
Lavorare con un’artista come Laurina Paperina è stato stimolante?
Molto. Lei pazzesca. Appena l’ho vista mi sono innamorato, perché secondo me lei rappresenta proprio la mia musica sotto forma di arte visiva. Avevo già l’idea di affidare a un artista la copertina, non appena ho visto i suoi lavori ho pensato, ok. Ci siamo sentiti, lei è stata da subito entusiasta, ci siamo beccati, le abbiamo raccontato un po’ l’immaginario e la cosa è partita. Sono molto felice e orgoglioso di questo incontro. Non capita tutti i giorni di avere, per il proprio album, la copertina di un artista che espone opere da svariati mila euro in giro per il mondo.
Come si fa a essere spensierati?
Non lo so. Ho avuto un po’ la fortuna di nascerci. Più che spensierato di essere un po’… cercare di affrontare la vita sempre col sorriso. Poi anche io ho le mie giornate no. Sono uno che, se proprio la giornata non funziona, piuttosto sta a casa da solo.
Sorrido sempre, ma quando non ce l’ho non ce l’ho davvero e, piuttosto che fingere, me ne sto per le mie. Però credo che sia un’attitude. Ognuno ha i suoi tratti caratteriali, il mio è quello di risultare superficiale nella maniera giusta. Non sono opportunista, non sono permaloso, atteggiamenti che formano il carattere e il prendersi bene nella vita.
Nell’album c’è un featuring con Dani Faiv, che anche lui è un preso bene. Com’è stato lavorare insieme?
Io e lui ci conosciamo da tanto perché anche lui è di Spezia, ma la vera amicizia è nata a Milano, dove ci siamo reincontrati scoprendo di avere molti punti in comune. Avevamo già collaborato in Ananas, nel suo album precedente, ed era stata una figata. Volevamo quindi ripetere la cosa, senza però fare qualcosa di banale, il classico pezzo felicione per dirti.
Così abbiamo scelto un beat di Strage molto rap, molto hip hop anni Duemila, portandolo a uno splendido risultato visto che il pezzo è uno dei mie preferiti dell’album. Dani e G.Bit una coppia vincente!
Tu dici che non hai argomenti, eppure in Oh baby penso che ci sia un messaggio strafigo.
Ecco, non è che non sono impegnato, posso dare dei messaggi fighi facendo finta di non essere impegnato. Nel senso, Oh Baby ha un messaggio figo, Stronzo ha un messaggio figo, ma detto alla mia maniera. Nella vita sono così, non sono uno che si piange addosso, che comunque tende a raccontare troppo del personale, o almeno subito. Personalmente paragono la musica a una relazione con una ragazza. Tutte le ragazze che ho avuto non le ho colpite facendo vedere loro i muscoli o appoggiandoli in discoteca ma facendo lo scemo, con il mio carattere. E quindi quella è la prima cosa, ti colpisco così. Quando ci conosciamo sai ovviamente le mie debolezze e il mio lato più sensibile. Approccio così per poi, piano piano, farti vedere tutti gli altri. Quindi per adesso ho “baccagliato” il mio pubblico e poi, spero, potremo cominciare una relazione.
Il pezzo con Mike Lennon mi ricorda le scene dei film americani quando lo sfigato trova la fiducia nella vita.
(ride) sì è un po’, spiaggia deserta, cocktail in mano… molto, come si può dire, spensierato e trionfante. Ora faccio quello che voglio, con il coretto dei bambini sul finale. Mi fa sentire bene quando l’ascolto, quella canzone.
Stronzo mi sa di 90’s.
Magari perché è un po’ più cupa, con la chitarra… non so perché proprio anni Novanta. Comunque è nata in un giorno no. Tutte e tre le tracce finali, che sono quelle un po’ sad tra virgolette, sono nate nei giorni no. Fino adesso avevo deciso di non descrivere quelle giornate, ma nel disco ufficiale mi sembrava giusto mettere anche quel lato. E quindi ecco, ero curioso di sapere quale sarebbe stata l’accoglienza del pubblico. Stronzo per adesso è la preferita di tutti. Quindi dai, sono felice anche di quello.
È una mia impressione o la provincia c’è come attitudine nelle tue canzoni.
Sicuramente. Perché io abito da quattro anni e mezzo a Milano. Il settanta per cento della mia vita l’ho passata in provincia. La provincia, soprattutto quella sul mare, fornisce diversi stimoli che i ragazzi cresciuti in città non hanno. E poi tutte le lacune del caso, partendo dalla noia, il problema principale, quello che fa fare un sacco di cazzate alle persone, la mentalità chiusa, la mancanza di confronto… tutte queste cose mi hanno fatto venire curiosità, la voglia di scoprire la realtà di una città che ammiro e apprezzo.
Però ecco, quando torno in provincia ci sto bene, ma quando lo faccio, lo faccio molto di rado. Purtroppo, vedo che la sua mentalità non cambia, l’apertura mentale non la trovi.
La tua musica incontra degli ascoltatori cresciuti in un vuoto di valori devastante. Come si pone un’artista in questo panorama?
La difficoltà riguarda la soglia di attenzione del pubblico, che ormai è abituato a tempi brevi e poca continuità. Anche la musica ne risente, le canzoni durano di meno, hanno meno contenuti e se non piaci all’ascoltatore in venti secondi hai perso la tua chance.
Progetti da qui in avanti?
Non ho ancora un vero e proprio tour, suonerò qualcosina in estate, a breve sui social pubblicherò le date. Poi, in seguito, abbiamo in mente qualcosa di più strutturato. Non sono ancora entrato in studio, perché aspettavo il feedback dell’album, ma immagino che già la prossima settimana ritornerò alla musica.
Sarà un’estate lavorativa! Sono molto felice, sono molto ispirato e non ho problemi.