Notte a novembre, luce gialla dei fanali
fuori pioggia, e le sirene di automezzi militari.
Parlo al pianista di concerti e note blu,
ride: “parla come bevi, Miles Davis, Bitches Brew”.
Il tempo è pessimo, alzo il bavero all’eskimo
esco ma qua è come se i pensieri si perdessero,
tiro su il cappuccio della felpa nera,
buio denso come il latte di una strega, solita atmosfera.
Tengo il quaderno nell’interno del giubbotto
e il cuore allo stesso posto, immediatamente sotto.
La vita amara incide rughe sopra i visi
per cui scrivo canzoni senza TV e sorrisi:
è blues di strada, vecchio e pazzo da ricovero,
non piace al ricco e a volte rende ricco il povero.
Bacio la notte e quando dico “tornerò”
lei risponde “mai più”, come il corvo di Edgar Allan Poe.
Il buio intorno perché il giorno no, non fa per me.
Domani in mente ma il presente no, non fa per me.
Cane fantasma, troppa calma no, non fa per me.
Il freddo addosso e nel giubbotto tutti i miei perché.
C’è stato un tempo in cui avevo un nome adesso sono un’ombra
e la mia storia solo il vento la racconta
Mi accendo quando il sole tramonta e il cielo frana
sulla mia pelle notte senza stelle che ti sbrana
Lontana la mia mente mentre avanzo, scruto, fiuto
l’ostilità di un mondo che rifiuto
Arrivo silenzioso come un burner
Regalo a questa luna un altro blues per tutti i Blade Runners
Cane fantasma questo freddo no, non fa per me
Tutta questa indifferenza, questa violenza che non ha un perché
Ci divora dentro e perdo il baricentro
giorno dopo giorno è decervellamento
Ma imparo dalla pioggia che mi fa sentire vivo
mi stacco dallo sfondo e schivo
ogni goccia mentre conto fino al settimo respiro
E poi affondo la mia lama dentro il cuore di questa città vampiro
Io non sopporto il capitale e la sua farsa
ribelle e basta, finché non sarò cenere sparsa.
Se i combattenti sono i soli che non perdono
resto il nemico pubblico, Welcome to the Terrordome.
La città dorme e dorme male, e poi non sogna più
mercurocromo nelle bende e accende la TV.
Argina la rabbia ma la mia pagina taglia,
il blues non si rimargina, tu immagina battaglia.
Vengo da Reggio dove spesso non stai vivo a lungo
ed una vita in una strofa in fondo è un buon riassunto:
sto con poeti pazzi e santi bevitori,
fuori in tutti i sensi dagli elenchi dei migliori.
E non è musica, è un disturbo tipo statica,
ma in petto ti dà colpi su colpi: semiautomatica.
Rime su carta bianca che ricaricano l’arma
giro nella notte anche stanotte, cane fantasma.
Vedo il buio senza un’alba
nuova guerra stessa arma
note nella notte, vedo oltre, cane fantasma.
Vivere non è abbastanza,
io riscriverò il programma
questa notte botte, forse morte, cane fantasma.