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Intervista a Mr.Neklaz e Maskino. A new day Straight Outta Reggio

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Hano non tratta gruppi emergenti e io in Sellout parlo solo di rap italiano. Ma quindi cosa ci faccio in questo baraccio di quartiere con Mr.Neklaz e Maskino a parlare del loro nuovo pezzo “New Day”?

Quando mi ha contattato, Neklaz, mi ha inondato di parole raccontandomi la sua storia assurda che nasce a Rio, passa per New York e mette le radici inspiegabilmente a Reggio Emilia. Ma soprattutto mi ha linkato un pezzo, Till I Sweat, che mi ha fatto pensare: mmhm, interessanti ‘sti ragazzi, andiamo a conoscerli!

Arrivano trafelati, accompagnati da Koma che è un po’ la guida e il collettore, a breve esce New Day il loro nuovo pezzo e voglio proprio sapere cosa li ha spinti a provarci in inglese. Sarà durissima, parlano un linguaggio tutto loro fatto di slang, parole inventate, mezzo italiano, mezzo americano. Ma sicuramente così si entra subito nel mood, nel giorno nuovo, di Mr. Neklaz e Maskino.

Partiamo dall’inizio: chi siete, come vi conoscete e perchè fate rap in inglese?

Neklaz: Noi siamo Mr. Neklez e Maskino e rappiamo da 20 anni ormai. Ad un certo punto della vita abbiam deciso di cambiare tutto perchè ci stavamo annoiando.

Maskino: non era più divertente come prima.

Neklaz: E per scherzo ci siamo messi a rappare in inglese. Lui mi fa “dai fai una strofa”. All’inizio era un misto di italiano e inglese con parole incomprensibili. Ed era solo freestyle. “Suona bene” ci siam detti e così abbiamo cominciato a fare dei pezzi veri, tanto che ne è nato un EP, PaperBoy

In delirio ho pensato di mandarlo a Rockit consapevole che “se fa schifo, fa schifo sicuro me lo dicono”… invece la recensione è stata molto positiva tanto che mi son detto: forse son capace!

Maskino rovescia una birra (sì, son le due del pomeriggio ma questi bevono birra, io mi accontento di un the caldo e scatta così la caccia a chi è il più vecchio) e pulisce il tavolo utilizzando una copia del bar del Corriere della Sera. Molto THUG.

Quindi tutto figo fin dall’inizio?

Neklaz: No beh… Un giorno sono a casa di amici e c’è un microfono, arriva uno e inizia a fare freestyle in italiano e mi spacca. Allora decido: smetto. Poi ci ripenso e inizio a scrivere in italiano. Perchè a quel punto a me non fregava più niente di fare rap o cantare, volevo solo fare il culo a quello là.

Comincio così a fare le prime cose in italiano con Affittasi e Pista nera, nel ’98 circa. Però impazzisco e inizio ad andare in giro per il mondo cercando me stesso.

Ok, ma quindi tutto questo per fare il culo a quello là. E com’è andata?

Neklaz: che non gliel’ho mai fatto!

Risate (e per fortuna non ci sono più birre nel raggio d’azione di Maskino)

Ok, sei in giro per il mondo a cercare te stesso, quando?

Neklaz: Decido di tornare in Italia dal Brasile (qui c’entra una donna secondo me, n.d.r.) perchè perdo la testa per una tipa (eccallà! L’avevo detto… n.d.r.) e un giorno a capodanno scrivo un ritornello in inglese e, anche se nessuno ci credeva, poi è diventato Smockin’ the butterfly uno dei nostri pezzi più conosciuti.… E da lì molta gente ha cominciato a dirmi “fa tutto schifo devi farlo in americano” e così ci siamo detti “facciamolo in americano”.  E l’abbiamo fatto.

Sei un fiume in piena mi hai bruciato 3 domande in una volta sola.
Sentite, ma il fatto che fate rap in inglese come vi relaziona con la gente: pubblico, locali, promoter?

Neklaz: Il pubblico che ci ascoltava in italiano ha smesso di seguirci. A tutti gli altri piacciamo! Boh!? Anche, e molta, gente fuori dal circolo del rap.

Maskino: con la musica in inglese siamo riusciti a raggiungere un bacino molto più ampio, rispetto al classico underground Hip Hop. E moltissimi non addetti ai lavori. Prima i live finivano e ciao, nessun riscontro, ora vengono lì, ci chiedono, ci incoraggiano. Bella sensazione.

Neklaz: dopo Till I sweat un delirio, ci fermano anche per strada, a Reggio intendo.

Maskino: lui è andato anche a suonare all’Hip Hop Camp (quell’anno di italiani c’erano Ensi, Paura, Unlimited Struggle)

Neklaz: tra l’altro un’atmosfera incredibile, quando son salito sul palco ero convinto che mi avrebbero accolto come l’ultimo dei coglioni, anche perchè ero senza DJ e solo con la mia chiavetta USB con le basi, invece appena entrato in scena ho sentito un boato che non volevo crederci!

Maskino: son posti che ti cambiano la vita. Poi in un contesto del genere lui ci è arrivato con l’inglese e forse la gente in quella situazione era più abituata, ma è stato pazzesco, pur sapendo che veniva dall’Italia. Conta come ti proponi e se vedi le mani verso di te vuol dire che arrivi. Onestamente mi fa strano che ci sia ancora il pensiero “sei italiano non puoi farlo in inglese” ma dove c’è scritto?

Ma i locali vi dicono qualcosa? Del tipo “no se rappi in inglese no, vogliamo gruppi italiani perchè abbiamo quel pubblico lì”

Maskino: no, per fortuna no. Però lo vedi quando performi, percepisci la gente cosa ne pensa. Certo nei posti diciamo più undergound ti guardano un po’ col naso storto, ma nei club o nelle situazioni più miste, ci sta. Poi lui è talmente fresco che ovunque va si trova il suo spazio. O se lo crea.

Neklaz: in ogni caso è una sfida. Una missione impossibile, però bellissima e piena di creatività.

Maskino: Abbiamo raggiunto un’intesa tra me e lui e il produttore che riusciamo ad avere un livello che ci soddisfa. Facciamo con quel che abbiamo, spazi, tempo in studio, e cerchiamo di trarne il massimo.

Anche perchè siete diversi voi.

Maskino: sì, sì, io sono quello più interessato alla parte melodica, sai, cose più cantate diciamo. Che magari interessano meno, cioè alcuni dicono “fanculo ai ritornelli”. Ecco io sono quello dei ritornelli!

Risate

Maskino: fan parte della musica e del messaggio che vuoi dare.

Andiamo sul tecnico, influenze?

Neklaz: due pezzi che mi hanno shockato… allora l’altro giorno stavo guardando l’intervista di Egreen a Down with Bassi e…

Non dirmi che mi stai tirando fuori anche tu i Tag Team??

Neklaz: Sì! E poi Gangster Paradise di Coolio. Ho visto quel film, Dangerous Minds, e mi ha cambiato per sempre. Fino a quel giorno ero un bravo bambino, mi vestiva mia mamma. Dopo quel film, boom THUG! Ho strappato la camicia e ho capito che volevo fare quella roba li.

Maskino: a me ha cambiato la vita: Mo’ murda dei Bone Thugs-N-Armony. Ero in gita a Milano con la scuola ho comprato una cassetta alle Feltrinelli. Addio. Al ritorno l’ho messa nel walkman e non sono più stato lo stesso.

E influenze, al di là del gusto, nella musica che fate?

Neklaz: Meek Mill. Quando l’ho scoperto sono impazzito.

Maskino: Piu classico, vecchia scuola. Non riesco a farmi piacere le cose nuove. Resto un nostalgico del cazzo. Dog Pound per dire…

Devo farvela una domanda sul rap italiano o no? Il vostro progetto vi fa concorrere con quella roba lì o no?

Neklaz: secondo me no. Siamo lì di fianco.

Maskino: siamo nella corsia parallela.

Quindi se guardo la classifica Top 10 Italian Rap non vi vedo?

Neklaz: oh, wait, aspetta! È sempre Rap! Un conto è rap italiano e un altro è rap in italiano.

Maskino: non diamo fastidio a nessuno ma siamo li. New Day ti fa capire tutto secondo me.

Non so se siamo riusciti a spiegarlo per bene e magari è anche un discorso trito e ritrito ma se tu fai le cose con passione, anche nelle difficoltà, anche se ti fermi anni, anche se sbagli e riparti… sono tutte emozioni che fai rivivere. È musica.

Con chi vi piacerebbe collaborare? Anche fuori dal mondo del rap.

Maskino: Alicia Keys.

Risate (e una serie di commenti da camerata che lasciamo ai posteri sul mio registratorino…)

Neklaz: comunque adesso siamo talmente focalizzati su noi stessi che va bene così. Ma siamo aperti a tutto.

Maskino: comunque il progetto che stiamo chiudendo è molto ninties.

Ma cercate un produttore, un’etichetta?

Neklaz: Per ora vogliamo chiudere il disco, buttarlo fuori…

Maskino: E fare un sacco di date.

Interviene Koma che ha un po’ il ruolo del manager e che ora vive a Reggio coi ragazzi, ma è di Milano per cui conosce la realtà e sta cercando di trovare degli spazi e una direzione per questo progetto.

Koma: Siamo qui a Milano proprio per cercare spazi e porte da aprire. La situazione è un po’ satura è vero, ma loro hanno questo fare così diverso che può funzionare e può avere una dimensione propria. E poi sai meglio di me che i live non sono solo delle occasioni per suonare, ma ti permettono di entrare in contatto con altri artisti, pensare a collaborazioni, stringere mani. Ci sono molti addetti ai lavori. È questa la strada: finire ep, suonare, farlo arrivare.

Maskino: Non lasciarlo lì da scaricare e basta, ma valorizzarlo.

Neklez e Maskino durante l'intervista col nostro Prof.
Neklez e Maskino durante l’intervista col nostro Prof.

Ci alziamo e ce ne andiamo. Maskino paga le birre, anche quelle rovesciate, e avviandoci all’uscita scopro che sabato non solo uscirà New Day, il loro nuovo pezzo, ma che sarà anche il compleanno di Neklaz e un noto locale di Reggio verrà devastato. Scopro anche che questi ragazzi dalla parlata strana lo fanno in inglese ma hanno un cuore ancora italiano. Lo capisco quando mi parlano di Tormento e Gue’, due artisti che ammirano, sicuramente tra i più americani della scena, come gusto e attitudine. I più THUG se vogliamo.

Ci salutiamo e mentre cerco un Car2go per tornare a casa penso che Neklaz e Maskino, insieme a Siddharta che si occupa delle produzioni e non è potuto venire, sono abbastanza freschi e a loro modo innovativi per poterci provare seriamente, ma anche abbastanza vecchi per non farsi abbindolare e perdere tempo in situazioni inutili.

In bocca al lupo quindi e giuro che la prossima volta avrò uno slang mezzo e mezzo pure io! Per ora accontentatevi di un caro e vecchio KEEP IT REAL!

Matteo Fini

Se vuoi trovare Neklaz e Maskino:

Neklaz pagina FB: https://www.facebook.com/nekgoldchain/
Maskino pagina FB https://www.facebook.com/Maskino-877500088969063/
Canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCvpKt-fxvjlV-ONKyaLWDFA/featured
Canale Soundcloud: https://soundcloud.com/mrnkeklaz

Prof
Profhttp://www.matteofini.it
Scienziato prestato al Rap.

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