Oramai il rap in Italia si può considerare a tutti gli effetti un genere musicale conosciuto anche dalle masse (soprattutto tra i più giovani) e non è più un genere considerato di “nicchia” come fino a un decennnio fa.
Però si sono create una serie di false credenze che fanno venire il sorriso sulla bocca al pubblico più “maturo”, diciamo pure quelli che hanno iniziato a conoscere questa musica non da quando ha iniziato ad andare di moda, ma un po’ di tempo prima.
JACK LA FURIA
Questo è un vero classico… almeno la metà degli speaker radiofonici tuttora dicono in radio “Jack La Furia” e non “Jake”, quando parte un pezzo del componente della famosa band dei Club Dogo. Per non parlare delle ospitate in Tv, anche in quel caso il “Jake” è quasi sicuramente sostituito dal “Jack”. A tal punto che il rapper si sta quasi auto convincendo di chiamarsi così.
Chissà… se Jack The Smoker passasse in radio forse verrebbe chiamato Jake.
FABRI FIBRA PRIMO RAPPER MAINSTREAM
Tutti sono convinti che il primo artista a “sdoganare” il rap in Italia diventando mainstream sia Fabri Fibra con l’album “Tradimento” (ovviamente stiamo parlando del 2006 e non della prima ondata degli Articolo 31 e Sottotono).
Invece qualche mese prima fu Mondo Marcio a far esplodere il genere con il singolo “Dentro la scatola” che vinse qualsiasi premio possibile e immaginabile e proiettò Marcio su palchi fino a quel momento inesplorati per il rap italiano (vedi TRL awards in Piazza Duomo a Milano, più di 100.000 persone). Non male per un 18enne.
Un merito questo che Mondo Marcio non manca di ricordare di tanto in tanto, come ad esempio nell’ultimo album:
“Anche anni fa ero bello avanti, primo rapper mainstream, Frate ho iniziato i giochi, puoi chiamarmi Beijing”
La sola differenza tra lui e Fibra è che il secondo riuscì a rimanere praticamente sempre sulla cresta dell’onda, mentre Mondo Marcio dopo quel “boom” ebbe un periodo di buio che pare ormai definitivamente superato.
RAPPER NAPOLETANO ROCCO HUNT
Anche Rocco Hunt deve avere avuto parecchie crisi d’identità, visto che tantissime testate giornalistiche (anche piuttosto importanti, vedi sotto) l’hanno definito “napoletano”, ma tutti sappiamo che Rocco Hunt è di Salerno.
AMIR, IL RAPPER IMMIGRATO
Amir è stato per anni accostato alla figura del rapper immigrato, anche se in realtà lui essendo nato nella nostra nazione è italiano a tutti gli effetti.
Questo svarione può essere in parte giustificato dal fatto che lo stesso Amir ha impostato la prima metà della sua carriera per far credere di essere immigrato e la seconda parte a smentire questa “etichetta” che gli è stata affibbiata (chissà perché…)
NEFFA SUONAVA IN UN GRUPPO, I “MESSAGGERI DELLA DOPA”
Questo “svarione” è per i meno esperti, coloro che hanno creato un po’ di confusione attorno al nome “I messaggeri della Dopa”. Infatti è vero che Neffa ha suonato la batteria in alcuni gruppi ma tutto ciò è avvenuto prima che diventasse un rapper.
“Neffa e i messaggeri della Dopa” è invece il nome del suo primo album da solista (dopo lo storico SxM dei SangueMisto), ma in realtà non è mai esistito nessun gruppo che portasse quel nome.
IL PRIMO ALBUM DI…
Ultimamente capita sempre più spesso che i giovani rapper che hanno successo pubblichino il loro primo album già sotto una major, ma prima non era così facile. Infatti quando si arrivava al grande pubblico, probabilmente alcuni album erano già stati pubblicati in precedenza rimanendo nell’ambiente underground. E quindi tendenzialmente viene considerato il “primo album” quello pubblicato sotto major, ignorando completamente quelli precedenti.
Ad esempio: quante volte avete sentito che “Solo un uomo” è il primo album di Mondo Marcio?? Due anni prima però era uscito l’omonimo “Mondo Marcio” realizzato da un 16enne Gianmarco Marcello coadiuvato dal “mentore” Bassi Maestro.
E “Tradimento” che viene ancora oggi (da alcuni) considerato il primo album di Fabri Fibra? Sappiamo benissimo che Fibra non ha iniziato a 30 anni a fare musica e in precedenza aveva già pubblicato alcune chicche tra le quali “Mr. Simpatia” considerato ancora oggi uno degli album di “rottura” del rap italiano.
Certe volte anche gli stessi artisti si impadroniscono di tale “svarione”, ad esempio Emis Killa ha chiamato il suo ultimo album “Terza stagione”, che in effetti era il terzo dopo “L’erba cattiva” e “Mercurio”. Però prima di arrivare al grande pubblico Emis aveva già alle spalle ottimi album come ad esempio “Champagne e spine”.