Rap ItalianoIntervisteWelcome to the (Bari) Jungle (Brothers)

Welcome to the (Bari) Jungle (Brothers)

L'intervista alla crew barese riemerge dopo vicissitudini universitarie-lavorative

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Bari, 30 novembre 2016. Una serata invernale, non particolarmente fredda, ma si sa, al sud l’inverno non è benvoluto, per la maggior parte dei terrons almeno, soprattutto in quelle città di mare dove all’acqua salata sono legate tradizioni e abitudini che si espletano al meglio sotto un bel sole cocente d’estate. Io sono uno di quelli a cui il binomio freddo-inverno proprio non piace, quindi, quella sera, decisi di scaldarmi con il calore della musica.
In quella data ci fu la presentazione di “Moh!“, l’ultimo album dei Bari Jungle Brothers, una crew che riunisce più generazioni di Apulian’s MC. Pensai di fargli un’intervista così qualche giorno prima scrissi a Reverendo, uno di loro, che conobbi un anno e mezzo prima dopo un firma copie di J-Ax a La Feltrinelli. Sempre lì, in via Melo, ci rivedemmo per il loro instore. La serata si svolse con un dj set di apertura a cui seguì l’incontro con gli artisti. La prima parte fu davvero curiosa. Ero tra la folla (la struttura è molto grande, se togli tutti gli scaffali ci puoi organizzare la versione intellettuale del Grande Fratello) e, oltre ai fan, notai sia diversi bambini presi benissimo sia gente adulta che invece mi chiese: «Chi sono questi?», ma tutti muovevano la testa e battevano le mani. Arrivò il momento per le fotografie. Mi avvicinai a loro e dissi che ero lì per l’intervista, facemmo le foto, mi fecero l’autografo e poco dopo fummo nel retro a chiacchierare. Usai il registratore che di solito uso per le lezioni all’università, il che si rivelò una pessima idea. In memoria avevo già altri audio con formule, conti mastro e valutazioni d’azienda che qualche giorno dopo spostai in un hard disk con roba simile, tuttavia, erroneamente, ci finì anche l’intervista. A me le sbobinature piacciono quanto a Enzo Miccio piace la figa (no, non sono omofobo, è un dato di fatto), quindi solitamente le lascio decantare come si fa con il mio amato vino Aglianico della mia terra lucana per poi riprenderle quando la sessione di esami più remota si avvicina. In questa girandola mettici pure che devo pensare anche al lavoro (sì, noi di Hano lavoriamo pure, d’altronde, come emerso anche dalla tavola rotonda dell’Under Fest IV, con i magazine online non è facile pagarsi le bollette) ed ecco che il gioco è fatto. Siccome l’errore (a me ancora inconscio) era stato fatto, dell’intervista non ho più visto manco l’ombra. Panico. La figura di merda era dietro l’angolo e io avevo appena svoltato. Nel frattempo i Bari Jungle Brothers fanno serate su serate, tra cui il capodanno di Radionorba con J-Ax e Fedez, mentre io cerco di andare a braccio nella scrittura dell’articolo. Alcuni di loro partono anche con dei progetti solisti. Walino mi chiama, mi racconta di “Icona” e di tutta l’idea che vuole sviluppare, io mi scuso dell’intervista non ancora uscita e lui, molto tranquillamente, mi dice: «Fra’, nessun problema, vai tranquillo». Recentemente hanno annunciato che “La giungla” sarà il titolo del prossimo disco e qualche giorno dopo si sono raccontati a “Report” su Rai 3 dicendo cose che avevano già detto a me. È stato lì che ho rosicato come quando vedi la tua ex, che ti ha mollato, con la sua nuova fiamma.

La sessione di esami ora non è più così remota, anzi mi devo sbrigare a riascoltare e a trascrivere gli audio per non floppare, così ho magicamente ritrovato la mia intervista! Felice come un bambino, racconto a Carlito e al Prof tutto quello che avete letto finora, la cosa singolare è che entrambi mi hanno dato lo stesso identico parere sulla vicenda nonostante io ne abbia parlato in momenti separati con loro, addirittura hanno usato quasi le stesse parole. Da qui sono nati una serie di dubbi amletico-hanali:

  1. Carlito e il Prof si raccontano tutto come fanno i fidanzatini dell’asilo;
  2. Il Prof non esiste (cit.) e la sua identità è come quella ipotizzata dal nostro Jack su Liberato dopo il MIAmi Festival;
  3. Anche se tempo fa vidi entrambi nello stesso posto e nella stessa ora, Carlito e il Prof sono come Batman e Bruce Wayne. Giudicate voi chi è chi;
  4. Carlito agisce e parla tramite il Prof come Savitar fa con Julian in The Flash 3;
  5. Tutti noi di Hano siamo controllati dal dittatore democratico Carlito con super congegni nerd (da qui la presenza di Nerd Army nel portale);
  6. Il Prof è la versione intellettuale di Carlito e Carlito è la versione tamarra del Prof.

Detto ciò, l’intervista l’ho ascoltata, l’ho sbobinata e l’ho partorita dopo un periodo di gestazione degno di un piccolo scimpanzé. La trovate di seguito, buona lettura.

Qual è il vostro genere musicale? A sentire alcune canzoni, in particolare l’ultimo singolo “Ora vai”, si percepisce l’unione di stili completamente diversi

Walino: Il pezzo con J-Ax è un pezzo pop-rock, è un avvicinarsi e fondersi ad altre culture perché l’evoluzione, secondo noi, è anche questo.

Ufo: Tra l’altro, oggi il rap è così carico di influenze musicali provenienti da altri generi che si parla di musica.

Torto: Noi non ci preoccupiamo molto del genere, siamo sicuramente tutti profondamente hip hop, ma non del genere quanto dell’attitudine e della cultura del movimento hip hop. Veniamo tutti dall’hip hop e siamo hip hop, poi la musica che facciamo può anche non essere considerata hip hop, a noi non importa, facciamo quello che ci piace e ci piace contaminare le cose. È vero che “Ora vai” ha un orientamento pop-rock, ma non si giudica solo da un brano quello che è il percorso di un gruppo e della sua provenienza.

Walino: Anche perché se ascolti l’intero album ci puoi trovare un pezzo così, un pezzo un po’ più trap o un pezzo funk, abbiamo voluto abbracciare tutti. C’è un pezzo per nessuno e un pezzo per tutti.

Da chi è partita l’idea di formare il gruppo? A me non sembrate un gruppo, ma una vera e propria crew come si faceva nei ’90. Come vi siete uniti? Per amicizia, vi siete trovati da un punto di vista professionale o magari altro

Walino: Innanzitutto, come diceva Torto prima, noi veniamo dall’hip hop e abbiamo vissuto la cultura hip hop da più di un decennio, già ci conoscevamo. Molti di noi collaboravano e altri no, però il concetto di crew, mirato a un pensiero lungimirante che è quello di voler lavorare con tutti, ci ha permesso di rimanere uniti. Questa crew e nata da Reverendo e Torto che hanno contattato tutti. All’inizio eravamo con Goodfellas, anche il loro responsabile era dell’idea di formare un nuovo gruppo, poi ne abbiamo parlato tra di noi, abbiamo visto che era una bella idea formare un gruppo così e…

Ufo: …e abbiamo sperimentato con “Rime, patate e cozze“!

Walino: Poi, con grande sorpresa, quest’anno abbiamo abbandonato Goodfellas e non per dissidi, ma semplicemente perché abbiamo avuto una distribuzione più grossa che è quella di Universal Music Italia, con nostro grande stupore, perché, voglio dire, è un grosso nome, eh! Siamo riusciti a chiudere due album e siamo già al lavoro sul terzo.

Ufo: Come dicevo, nel primo abbiamo sperimentato, mentre per quest’ultimo disco conoscevamo già i nostri punti forti e quelli deboli, quindi abbiamo lavorato su quelli.

Walino: Eravamo già indottrinati.

Avevate già preso la vostra strada

Walino: Sì, poi ci siamo molto divertiti e la fatica che abbiamo fatto per fare il primo album forse è stata minore rispetto a quella fatta per quest’ultimo, però quest’ultimo ci è pesato di meno perché sapevamo dove volevamo andare, quale direzione musicale prendere e, soprattutto, è stato davvero più divertente che fare il primo album, per me, perché ci sono state tante soddisfazioni, nuove sperimentazioni e contaminazioni. È stato davvero bello ed è nato tutto naturalmente, anche i featuring sia con Clementino che con J-Ax. C’è un rapporto di stima artistica alla base di questo, infatti vogliamo sottolineare che non abbiamo pagato nessuno né per i featuring né per i beat.

Proprio come nella vecchia scuola insomma, visto che oggi è possibile pure acquistare beat e scratch

Walino: Esatto. Rapporti di stima.

A proposito di etichette e produzioni, parlatemi di Puglia Sound e Apulia Film Commission. Avete collaborato per entrambi gli album, giusto?

 Torto: Per Apulia Film Commission, con cui abbiamo prodotto “Ora vai“, abbiamo partecipato a un bando destinato a tutte le maestranze e musicisti pugliesi che volessero produrre audiovisivi, quindi è tutto pugliese: pugliesi gli artisti, pugliese la produzione, pugliese è il regista Mauro Russo che è il regista dei video hip hop e non solo. È una squadra di pugliesi che spinge roba pugliese.

Walino: Puglia Sound, invece, è un ente partner che ha contribuito al primo album. Anche con loro, abbiamo partecipato a un bando per ottenere il budget di produzione del disco, che poi lo stesso ente ci abbia chiamato al Medimex per due anni consecutivi e che ci abbia messo all’interno della loro compilation in una tiratura di cinquemila copie sono opportunità che ci sono state concesso per merito in relazione a quello che abbiamo fatto.

Torto: Tuttavia, questo disco è stato fatto tutto da noi.

Walino: Infatti, dai missaggi ai mastering è stata tutta opera nostra.

Tutto prodotto nello studio di Walino quindi

Walino: Sì, nel mio studio e nello studio di Maxi Sound con Piero per Raptor Records perché, praticamente, abbiamo unito gli studi. Sono piccole realtà singole che all’occorrenza diventano parte di qualcosa più grande che è Bari Jungle Farm.

Deduco che si è creata una bella sinergia, ma cos’è Bari Jungle Farm?

Ufo: Spoiler! (ride)

Walino: È un posto dove i cancelli sono aperti per lavorare tutti insieme: dai e prendi.

Da un punto di vista musicale, come coniugate le differenze anagrafiche tra voi? Max Il Nano ha 28 anni, Reverendo ne ha 46…

Torto: Ehi, non si chiede l’età ai musicisti. Non ve ne frega un cazzo di niente! (risate generali)

Ma non siete donne!

Torto: Siamo musicisti, attenzione! C’è chi si fa la tinta (ma io non me la faccio, infatti ci sono i brizzolati) così come non si dice l’età.

Walino: Questa è una crew che è nata con un trio generazionale.

Ufo: È nata proprio per quello.

Walino: È nata per prendere tutte le fasce d’età.

Infatti sembra proprio questo, anche vedendo il vostro pubblico lo si nota. Durante la vostra esibizione c’erano bambini, teenager e adulti

Walino: Come dicevo prima, un pezzo per tutti e un pezzo per nessuno, idem con il pubblico. Non ci interessa prendere prettamente il pubblico dell’hip hop, vogliamo essere chiari: noi vogliamo prendere il pubblico.

Andrete in tour? Avete già delle date?

Walino: Ci sono delle date, ma sono ancora da definire. L’agenzia che cura quest’aspetto, la Apulia Live Booking, ci sta lavorando.

Che rapporto c’è tra Bari e il rap? Parliamoci chiaro: eventi, label e media sono preponderanti al nord

Walino: È una bella domanda. A nostro parere, dovrebbero essere equilibrate le cose, ma, come sappiamo bene tutti, la discografia è tutta a Milano. Neanche a Roma, pur essendo la Capitale d’Italia, e lo dico da rapper che ha vissuto quattro anni a Roma. Noi spingiamo dal sud prima per il sud, perché il sud è la nostra forza, è lo specchio in cui ci vogliamo guardare, dopo, dai confini della Puglia in poi, chiediamo supporto al resto. Speriamo di avere possibilità di girare, di fare più firma copie e di suonare in giro. Abbiamo delle date sparse, da Cosenza a Milano, però sono da confermare.

A proposito di confini e della voglia di spingersi più in là, non credete che fare musica anche in dialetto possa limitarvi o esporvi al rischio di non essere compresi?

Reverendo: Questa è un’antica questione. Ultimamente stavo leggendo un libro in cui si parlava di Edoardo De Filippo e del suo teatro in dialetto. Per uno immenso come lui, arrivavano lo stesso tipo di riflessioni che può scatenare la nostra musica. Ora, senza fare paragoni, la verità è che noi facciamo questa cosa in maniera istintiva perciò viene bene, se devi stare a forzarti per fare qualcosa in cui non sei te stesso può andarti bene fino a un certo punto. Sicuramente il lavoro da fare è tentare di mediare per tenere sempre meno elementi susseguenti di dialetto per riuscire a mediarli con l’italiano, però il dialetto è anche la nostra cifra, poi se guardi altri artisti che vengono dal sud, come Clementino e Rocco Hunt, ti accorgi che è lo stesso ragionamento sotteso.

Walino: Io sono d’accordo con Revo, però, allo stesso tempo, non mi pesa come cosa poiché ci sono stati artisti che hanno sdoganato il dialetto nelle canzoni. Alla fine vedo tanti italiani che ai concerti degli artisti stranieri muovono la testa pur non sapendo cosa stanno dicendo sul palco perché seguono semplicemente il flow. Poi, andando in un panorama più moderno, oggi ci sono artisti come Ghali o Laïoung che rappano in italiano e poi partono con la strazzata in arabo, francese o americano, quindi questo è solo un limite mentale che vogliamo continuare a porci.

Continuerete il progetto Bari Jungle Brothers con un terzo album o resterà qualcosa di sporadico visto che siete attivi anche da solisti? Max e Walino soprattutto

Walino: Sì, siamo alla genesi. Non possiamo dire nulla di che, però possiamo dire com’è nato l’incipit del terzo album. È stato come quando scopri un fossile, il suo frammento di DNA.

Ufo: Jurassic Park.

Walino: Jurassic rap!

Questa devi usarla nel prossimo disco, eh!

Walino: Siamo al DNA, abbiamo trovato questi elementi e li abbiamo fusi insieme, appunto parliamo di contaminazione e sperimentazione. Abbiamo fatto un pezzo incredibile, davvero non ce lo aspettavamo.

Diversi artisti scelgono di fare solo album digitali, voi continuerete anche con il supporto fisico?

Walino: Noi per tutti e due gli album abbiamo scelto entrambe le strade, però, questo è uno spoiler, il terzo album sarà in digitale e in fisico-digitale.

Ufo: Anche le autoradio non hanno più i lettori i CD.

Quindi dovremmo aspettarci un album in chiavetta USB? 

Walino: Vogliamo orientarci verso questo prodotto e quindi faremo sia stampa digitale sia distribuzione fisica in chiavetta USB. Ogni chiavetta avrà all’interno le grafiche, le foto, la scaletta in formato MP3 e la scaletta in formato WAV.

Ora veniamo ai tre marchi di fabbrica Hanali:

1) L’angolo della puttHana: vendetevi per vendere

Walino: Ciao, sono Walino. Se compri il nostro album, io vengo a casa tua a cucinare a domicilio visto che sono un grandissimo Apulian’s Chef. Mi piace prenderti per la gola, baby.

2) L’angolo della sHanpista: raccontate un pettegolezzo

Walino: Se chiamate Max Il Nano prima delle 10 di mattina, è una donna mestruata.

Ufo: Sbrana la gente!

3) Angolo MarzulliHano: fatevi una domanda e datevi una risposta

Walino: Grazie per chiamarci ovunque a fare concerti, la meritocrazia qui è fantastica, quindi vi ringraziamo per averci invitato in tutt’Italia per questo tour di 850mila date.

Questa è la risposta, ma la domanda?

Walino: La domanda è: Cosa aspettate a chiamarci?!?

Domanda Hanale bonus: Cosa ne pensate dell’Hano?

Walino: Penso che sia un ottimo portale Hip Hop così come penso che la gente che gira su Hano e commenta sia la gente più amara che io abbia mai visto, nel senso che se Hano scrive «Che ne pensate di…» succede il delirio sotto i pezzi, invece quando Hano posta il pezzo senza dire niente non succede nulla. Vuol dire che avete un pubblico molto fidelizzato e fidelizzare un pubblico oggi non è facile, quindi complimenti Hano!

Un post condiviso da Donato Cerone (@donato_primo) in data:

Devo ammettere che i Bari Jungle Brothers hanno scelto un nome che li rispecchia davvero, perché movimentano quello che li circonda come una giungla e fra loro si spalleggiano come fratelli, ma questo non se lo tengono per loro, nei momenti in cui puoi averci a che fare sono in grado di farti sentire a casa come se fossi uno di famiglia.

Donato Cerone
Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.

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