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La poverata di Elettra Lamborghini

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Qualche settimana fa ho scritto un articolo su The Voice e su come il programma si fosse rivelato un piacevole sorpresa trash anche grazie alle performance dell’elettrona nazionale, in perenne stato di incapacità di intendere e volere culturale. 

Seduti al suo fianco, Gigi D’Alessio, Guè Pequeno e Morgan, riuscivano a spiccare come fini sofisti. Viene da chiedersi quali effetti miracolosi potrebbe avere se affiancata a qualcuno con uno straccio di laurea triennale. 

Potete quindi capire il mio sommo dispiacere nel dover denunciare un fattaccio, per la precisione un furto. 

Avete presente quelle bellissime foto che spesso accompagnano gli articoli di Hano a commento dei concerti? 

Sono sempre scattate da giovani fotografi pieni di talento e inspiegabile entusiasmo per questa simpatica pagliacciata chiamata rap italiano. A loro va la nostra, e speriamo la vostra, eterna riconoscenza nei secoli dei secoli amen. 

Una delle punte di diamante del nostro roster fotografico è Roberta Marciello, che oltre a essere una fotografa di indiscutibile talento è pure carina. 

Possiamo quindi solo immaginare cosa sia costretta a subire ai concerti dei rapper italiani dove la figa, per quanto gli piaccia fare i disinvolti, viene sempre guardata con quell’espressione tipica di chi non limona dai tempi degli Articolo 31. È lei la poverina che è stata costretta a subire l’ennesimo furto di copyright. 

Lo scorso 14 giugno, nella “splendida” cornice dell’ippodromo di Milano si è svolta una delle serate del “Milano Summer Festival”, ribattezzata “Mamacita Festival”. Così, tanto per buttarci dello spagnolo a cazzo di cane. 

Ospite d’eccezione J.Balvin. Chi? Ecco, appunto. Per i più distratti, J Balvin è un illustrissimo artista reggaeton Colombiano passato alla storia per… quella canzone… dai quella lì… insomma per essere una sorta di Enrique Iglesias senza cappellino. 

Ora lo so che arriverà qualche espertone a dirmi che J Balvin fa 49 milioni ascolti mensili su Spotify e che ha vinto il “churro d’oro” alle scorse Olimpiadi, ma non me ne potrebbe fregare di meno. I sudamericani storicamente di musica ne capiscono quanto Caressa di calcio e sono gli stessi che davano i Grammy alla Pausini. 

Ad “aprire” il concerto un trittico d’eccezione: Guè Pequeno, Sfera Ebbasta e, appunto, Elettra “Miura” Lamborghini. Quest’ultima, a deliziarci con un playback degno delle migliori Tattoo al Festivalbar. 

Si potrebbero sprecare parole sulla tristezza di aprire i concerti a J Balvin, uno che in un mondo normale aprirebbe al massimo le portiere delle macchine davanti ai ristoranti, ma voglio passare oltre. 

Cosa c’entra la nostra Roberta quindi? La fanciulla, nel corso della performance di Miss. Lamborghini, ha scattato una bellissima foto delle celebri chiappe maculate Lamborghiniane, probabilmente per distrarsi dalla musica. 

Una foto così bella che quasi riusciva a farti venire voglia di ascoltare il suo nuovo disco “Twerking Queen”, ripeto quasi. 

La foto, come succede in questi casi, è stata prontamente pubblicata sul profilo instagram della giovane fotografa con tanto di copyright e tag all’artista, nella speranza che un’eventuale condivisione potesse portare visibilità al suo profilo instagram e alle sue foto. 

Sapete cos’ha fatto l’Elettrona Pempererepem? Ha preso la foto, l’ha ritagliata in modo da eliminare il copyright e l’ha postata sul suo profilo senza neppure citare Roberta. 

Se provare a fare qualcosa di vagamente artistico in Italia fa di per sé sembrare la Via Crucis di Cristo una sorta di scampagnata in Sud Tirolo, rispettare il lavoro di questi poveri cristi dovrebbe essere il minimo sindacale. 

Un po’ di rispetto per chi è costretto ad ascoltarvi cantare, suvvia. 

Questa sarebbe una porcata qualunque fosse l’autore, ma nel caso della Lamborghini fa ancora più tristezza considerato che ci frantuma da mesi gli zebedei con questo “girl power”. 

Ha passato tre quarti delle audizioni di The Voice a blaterare qualunquismo sull’unione tra donne e su come ci sia un’intrinseca forza emancipatrice centrifuga nel dimenare il culo all’altezza dei genitali maschili. 

Ma come, girl power di qui e di là e poi gratti le foto a una ragazza di 20 anni come la peggio zanza? 

Per il prossimo disco “Poverata Queen” è il titolo obbligato. Pemperepem.

Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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