Lo scorso 15 dicembre è uscito il nuovo album di Gianni Bismark dal titolo “Andata e ritorno”. In questo album il rapper e cantautore romano continua il suo percorso di crescita mettendo in particolare risalto la parte “cantata” anche se, come ci dice in questa intervista, non intende affatto dimenticare le sue origini. Infatti questo progetto è stato proprio pensato per essere diviso in due parti (l’andata e il ritorno appunto) nelle quali Gianni Bismark ci fa conoscere prima la sua evoluzione artistica e poi il ritorno al rap.
Ciao, partiamo da una curiosità proprio sul titolo del tuo nuovo album: “Andata e ritorno”. Cosa intendi? Perchè questo titolo?
“Andata e Ritorno” per me rappresenta un viaggio musicale: da una parte l’Andata è dove vorrei portare la mia musica, la parte del disco più legata al cantato che in questo momento della vita sento molto mia, il ritorno invece è il legame che ho con le mie origini, il legame con un rap più d’istinto e “duro” che è da dove sono partito.
In questo nuovo album emerge in maniera direi “prepotente” la tua anima di cantautore, che alterni in maniera disinvolta a quella di rapper. Parlaci delle differenze e dei punti in comune di questi due volti di Gianni Bismark.
Sono per me due tipi di scrittura totalmente differenti: il rap è più strafottente, duro, a volte incazzato, mentre il cantato è forse più riflessivo e malinconico, mi mette a nudo e sento rispecchi molto chi sono adesso anche dal punto di vista anagrafico. Anche se avessi deciso di fare un disco totalmente rap, sono sicuro che non avrebbe mai potuto essere come il rap di “Re senza corona” perché io sono diverso, sono maturato e con me anche le esperienze vissute.
Secondo te perchè tanti artisti nascono con il rap e poi si spostano verso il pop (anche se nel tuo caso non parlerei di “pop”) ma non succede mai il contrario? Qual’è stato il tuo percorso (finora)? raccontacelo dal tuo punto di vista.
Per me questo percorso è stato una vera e propria crescita, sia da un punto di vista proprio di età come dicevo prima, sia dal punto di vista musicale. Con il tempo ho sentito l’esigenza di cambiare argomenti perché sicuramente è cambiata tanto anche la mia vita. Ad un certo punto dovevo trovare la via giusta per raccontare chi è Gianni Bismark ora, capire parti nuove di me e portarle fuori. Per me il passaggio è stato naturale anche se non abbandono le mie origini, sono sempre io solo più grande.
Penso che il passaggio contrario, dal pop al rap, sia più difficile: chi rappa in genere lo fa proprio per necessità, usa quel linguaggio perché è il solo modo per “sputare” fuori quello che ha dentro, quel modo o ce l’hai o è difficile costruirlo. Il rap per me è istinto, il cantato è più riflessione.
Parlando sempre di questa tua crescita, quali sono i tuoi punti di riferimento? C’è qualche artista storico (o anche contemporaneo) a cui ti ispiri?
In generale cerco di non ispirarmi a nessuno quando scrivo, addirittura nel periodo in cui sono in studio cerco proprio di non ascoltare altra musica per evitare di essere influenzato, anche inconsapevolmente.
Di base faccio quello che voglio, che mi piace e se poi viene fuori un pezzo che non mi convince semplicemente non lo faccio uscire e riparto da zero.
Sicuramente però, al di là di possibili influenze sulla mia musica, un modello di artista per me intoccabile è Califano.
Nel pezzo con i Tiromancino dici “Chi nasce con dei valori dentro al petto non li scorda di certo”, quali sono questi valori a cui ti senti così legato? Qual’è il più importante, quello che consideri più rappresentativo della tua personalità?
Al primo posto metterei sicuramente il rispetto, sempre e comunque, sia per quanto riguarda le esperienze personali che quelle musicali. Al rispetto aggiungerei sicuramente amicizia ed amore, valori a cui sono tanto legato da sempre e che cerco di portare anche nella mia musica. Tutti i brani del disco infatti nascono da esperienze personali, di vissuto vero e raccontano in gran parte questi sentimenti, anche i featuring derivano proprio dal legame con gli artisti: sia con Noyz che con Bresh, Tiromancino, Noemi e Alex Britti prima di tutto ci sono un bellissimo rapporto personale ed una grande stima reciproca.
A proposito dei featuring, tutti decisamente di grande spessore, tra questi spicca il nome di un solo rapper: Noyz Narcos. Parlaci del tuo rapporto con lui e di come è nata questa collaborazione.
Come dicevo prima anche la collaborazione con Noyz Narcos nasce da un rapporto di amicizia in primis.
Poi c’è da dire che è anche grazie a lui se mi sono avvicinato al rap, è un’istituzione soprattutto a Roma e ha veramente “fatto scuola”.
Lavorare insieme è stato proprio figo, difficile perché era per lui un momento di vita particolare, ha appena fatto uscire un disco, è diventato papà… però ci siamo riusciti, e questo pezzo è una soddisfazione che non so spiegare.
Pensando ai tuoi inizi il tuo nome è stato accostato alla trap, basti pensare alle tue collaborazioni con la Dark Polo Gang. Ora, vista la cifra stilistica dei tuoi ultimi lavori, possiamo considerarti definitivamente fuori da quel mondo? Cosa ti ha dato la trap?
Proprio fuori no, mi piace molto la musica in generale e mi piace molto anche questo mondo.Vorrei continuare a seguire il mio percorso e la mia idea di progetto musicale sempre rimanendo fedele a quello che mi hanno dato sia il rap che la trap; alla fine tutto è partito da lì.
Nell’album c’è anche un pezzo dedicato a Roma intitolato “La mia città”. Inevitabile la domanda, cosa ha significato e significa tuttora Roma per te, per la tua crescita personale ed artistica?
Roma conta molto, se non tutto. Addirittura non riesco proprio a lasciarla e quando parto mi sento un pesce fuor d’acqua, sento il bisogno di ritornarci il primo possibile. Penso che se fossi nato da un‘altra parte Gianni Bismark proprio non sarebbe esistito.
Da almeno un paio d’anni ha preso piede il fenomeno dei joint-album, ne contiamo a decine ormai… Al momento con chi ti piacerebbe realizzare un joint-album?
Se dovessi fare un joint album sicuramente lo farei con Franco126, perché abbiamo le penne abbastanza simili ma a tratti anche molto diverse.