Rusto è sicuramente uno dei writer che è stato più attivo nella scena dei treni in Italia e che si è distinto per il suo stile innovativo e personale.
Gli abbiamo fatto qualche domanda sulla sua visione in generale del mondo dei graffiti.
Disclaimer: questo articolo non vuole incitare nessun atto vandalico ma si limita a riportare un fenomeno già esistente. Tutto il materiale è stato reperito sul web oppure recapitato in forma anonima.
– Ciao Rusto, come ogni intervista che si rispetti cominciamo chiedendoti di come è stato il tuo approcio al mondo dei graffiti, quando hai iniziato e cosa ti ha convinto di più a prendere in mano gli spray?
Il primo contatto con i graffiti fu puramente casuale..in vacanza a Paris con mia mamma,mi spostavo in metropolitana e stavo come penso tutti i bambini con la faccia appiccicata al finestrino a guardare fuori..e sui muri dei tunnel rimasi flashato da un puppet d Bart Simpson (ahaha) e pensai:”Cazzo!che figo dipingere quello che ti piace sui muri grigi!
Concetto valido tutt ora!
– Come dicevamo nell’intro, nel corso degli anni ti sei creato uno stile personalissimo e molto riconoscibile. Come è stata l’evoluzione delle tue lettere fino ad arrivare a questo risultato?
Per anni ammetto di aver seguito “le mode del momento”..Gli italiani sono spesso esterofili, quindi anch’io mi basavo sui vari lettering che vedevo sulle “fanze del momento”Francesi,Tedeschi,Svedesi..ecc..Stili che si sposavano meglio con le azioni veloci su treno.
Pian piano,grazie anche al fatto di essere Toscano,ho preso coscienza e venendo a contatto con i “maestri fiorentini” ho iniziato a ripartire dalle basi e unirmi ad uno stile classico filo newyorkese che loro portavano avanti da anni ormai. E’stata una vera svolta per me conoscere e fare amicizia con ragazzi del genere che rispetto sia come persone che come writer. Sempre grazie a loro ho avuto l’onore di dipingere e entrare in crew con maestri di New York che mi han dato gli input definitivi per forgiare lo stile che ho adesso e che cmq continuo ad evolvere.
Inoltre do molta importanza alle colorazioni,che dal mio punto di vista non dovrebbero essere usate per mascherare eventuali carenze stilistiche nel lettering. Inutile fare super sfumature ed effetti se alla base ci sono lettere statiche ed esteticamente brutte..Color-scheme e lettere devon essere ben amalgamate ed armoniose, e il piu possibile originali… Io personalmente studio di pari passo lettere e colori dando ad entrambe la stessa importanza.
– Da come si può notare dalle foto in questa pagina sei molto “affezionato” alla scena del trainbombing… perchè hai deciso di dedicarti principalmente a questa disciplina? In quale misura ti sei dedicato anche alle altre componenti dei graffiti?
Potrei spendere milioni di parole e cadere in frasi fatte e luoghi comuni parlando del “perche i treni”..ma sintetizzerò il tutto in quello che reputo il connubio principale:”Evoluzione del nome-Visibilità”
Seguendo la filosofia newyorkese, dove principalmente si dipingevano le carrozze della metro affinchè il nome girasse e fosse visibile in tutte le zone della citta’, sia dagli altri writers che dalla gente comune. Anch’ io, come molti altri writer europei contemporanei ho sposato questo concetto, cercando di adattarlo alla nostre realta’, che ovviamente differiscono in tutto e per tutto dalla Nyc anni 70/80s. Sarebbe utopistico e ridicolo pensare di poter eguagliare quegli anni,ma cmq a detta di molti old schooler con cui ho avuto modo di parlare, in USA,guardano con interesse e rispetto quello che gli Europei hanno fatto e fanno su quelli che loro chiamano “Clean-trains”.
Cmq,oltre ai treni, sempre prendendo esempio da oltreoceano, in Europa ci sarebbe bisogno di dedicarsi di più anche alle altre componenti fondamentali dei graffiti… Io specialmente in questo periodo,mi sto applicando ai fondamentali quali tags e flops, che diciamolo, sono una delle parti piu divertenti dei graffiti, ma altrettanto complesse.
Riuscire ad essere originali e riconoscibili, senza usare filtri o trucchi vari, con un semplice tratto o con un paio di colori è una delle cose piu difficili in assoluto e richiede una dedizione e uno studio costante. Infatti molti si focalizzano solo in questa disciplina. Io con umiltà provo a portare avanti in egual maniera sia l’una che l’altra. Tanto,diciamo,che ultimamente ho molto tempo libero… haha
– Parlaci delle crew delle quali hai fatto parte e cosa significa per te il concetto di “crew”.
Attualmente faccio parte di alcune crew a cui sono legato, per svariati motivi. Sono contento delle mie crew perchè uniscono diverse amicizie locali e internazionali, e sono composte da persone a cui tengo e con cui ho molte idee comuni. Elencadole, SIK è la crew locale, un progetto tutto Viareggino, ne fanno parte un sacco di miei amici di qui sia writers che rappers… S&D invece è la crew che ho con i writers che stimo di più stilisticamente e come persone. E’ una storica crew fiorentina ideata da Smart e Ens, parallela ai PR..che principalmente si basa sul concetto di train-bombing di cui parlavamo prima. Search&Destroy! – Poi da qualche anno sono nella MCI, di Nyc, ideata nei 90s da Duel, grande bomber newyorkese e ne fanno parte membri delle crew a cui mi ispiro di piu cioè AOK-RIS-TFP.
Principalmente penso che le crew siano significative se c’e’ un legame vero fra i membri, sia come amicizia che come idee comuni.
– In base alla tua esperienza pensi che Internet abbia aiutato la scena dei graffiti o abbia portato anche dei peggioramenti rispetto a quando hai iniziato tu?
Sicuramente adesso è tutto più facile dei tempi in cui ho iniziato io. Mi sento vecchio pensando che noi andavamo alle convention per trovare fanze autoprodotte o caps/spray migliori, oltre che a nuovi stimoli vedendo “face to face” altri writers dipingere. Era tutto molto piu “real” e sinceramente rimpiango un pò quei tempi.
Ovviamente l’evoluzione ha investito anche la cultura dei graffiti, che ha subito uno stravolgimento per molti aspetti positivo, secondo me. Internet ha facilitato la reperibilità di spray e affini, di pubblicazioni relative e ha semplificato la comunicazione fra i writers stessi. Il rovescio della medaglia,però è che in questo modo si rende pubblico e alla portata di tutti, un fenomeno che ha basi comunque illegali e che è nato diciamo “underground”. Quindi non stupiamoci se adesso abbiamo un esercito di pseudo writers, toys ecc… oltre che un immensa banca dati per i cops.
In ogni caso, però essendo anche un fenomeno sociale, tutto ciò era inevitabile… quindi che sia!
– Sei stato molto presente sulle fanze nazionali e non… oggi come oggi leggi i magazine del settore? Se si quali sono le tue riviste preferite e che consigli?
Mi ero focalizzato molto sulle varie pubblicazioni sia nazionali che internazionali, e con gli anni avevo stretto anche rapporti di collaborazione ed amicizia con i ragazzi che le producevano. Per me la carta stampata ha ancora grande valore,sono un tradizionalista forse, quindi mi fa piacere vedere pubblicate le mie produzioni. Prediligevo fanze come Xplicit Grafx specialmente per la selezione che facevano e per la dimensione e la qualita delle foto pubblicate. Essendo anche grafico, faccio molto caso all’impaginazione e alla qualità di stampa di un prodotto. Specialmente come questo, dove i fattori che contano sono l’estetica,il colore e la qualità.
Adesso come adesso, prediligo i libri piuttosto che le fanzine, perchè solitamente c’è uno studio più approfondito, più selezione nelle foto, pubblicando molti inediti, e anche testi molto interessanti..
Libri veramente consigliati,oltre ai vari “Dondi”, “Mascots’n’Mugs”, “Style from Underground” ecc… Consiglio vivamente “All City” sia per la varietà di storie e foto presenti , che per la grafica pulita . “Graffiti a New York” di Andrea Nelli, ottimo documento dell’epoca, anch’esso pieno di foto old veramente stilose.
– Una domanda che mi piace fare spesso ai writers: dicci una cosa che ti piace e una che non ti piace dell’ambiente dei Graffiti…
Domanda difficile sai? Comunque proverò ad essere sintetico:
Mi piace chi la vive come me, cioè l’”attitudine”, il vivere i graffiti a pieno, ogni giorno.
L ‘essere writer dentro,che non per forza deve essere manifestato o sottolineato a tutti. Il cercare l’armonia dei colori, in un vestito che indossi, o nel lay-out di una pagina. Il notare gli spazi mentre passeggi in citta’ e pensare come adattarci una tua tag/flop/bombing, oppure l ‘essere affascinati dagli ambienti ferroviari , rilassandosi vedendo passare un vagone, immaginando il deposito da cui proviene o in cui andrà, da chi sarà stato dipinto in questi anni cercando tracce o segni sulle porte, o sui finestrini, in trasparenza sulla pellicola…
Il disegnare o scrivere compulsivo, nei momenti d’ansia o attesa. La necessità di adrenalina a cui non possiamo sottrarci ormai e l’effetto sorpresa il giorno dopo, quando il sole illumina il pezzo o il treno parte pieno di passeggeri.
I ricordi delle serate con gli amici, le foto fatte, le foto perse, le fughe; tutto questo è quello che portiamo dentro e ci spinge da anni a portare avanti una delle più belle discipline illegali che il mondo abbia conosciuto
Non mi piace il modo in cui tutto questo che ho elencato venga strumentalizzato e venduto sotto costo come fosse un prodotto.
Con questo non punto il dito ai writers che finiscono in galleria, perché hanno avuto un percorso stilistico che li ha portati logicamente a questa scelta. Ma lo punto contro quelli che non hanno un background e ne provano a fare semplicemente un lavoro, con scopi esclusivamente di lucro e fama, mandando inoltre un messaggio falsato di ciò che siamo.