GraffitiIntervista a Pongo: fondamentale evolversi sempre

Intervista a Pongo: fondamentale evolversi sempre

Chiacchierata con Pongo che ci parla della sua esperienza nel mondo dei graffiti e dei tattoo

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A partire dalle banchine della metropolitana fino ad arrivare al suo orginale stile di pittura 3D, l’artista milanese Pongo ha avuto un percorso molto interessante e ce lo racconta in questa bellissima chiacchierata.
Il tutto corredato da un bel pò di foto nelle quali potete ammirare la sua evoluzione artistica. Buona lettura e buona visione.

– Partiamo dall’inizio, quando hai iniziato a dipingere quale ambiente hai trovato e in cosa differisce da quello odierno?

Innanzitutto ciao a tutti, è un piacere essere qui con voi.
Ho iniziato a dipingere su muro nel 1988 all’età di 12 anni anche se il disegno mi ha sempre accompagnato fin dall’inizio.
Nella metà degli anni ’80 a Milano non era ancora scoppiato il fenomeno writing, molti di noi andavano in skateboard e ascoltavamo heavy metal, poi piano piano grazie al poco materiale che arrivava dagli States la scena si formò.

Non c’era la globalizzazione, i pc e i cellulari… le informazioni ed il materiale arrivavano con il contagoccesi vedeva una tag e si cercava di scovare il writer per fare gruppo, cosi funzionava, eravamo pochi e alla fine ci si conosceva tutti. Era un ambiente più competitivo rispetto ad oggi.
Oggi il movimento è cambiato radicalmente, una foto dura 10 minuti grazie al web, l’originalità si sta perdendo e le persone che copiano il lavoro altrui è aumentato a dismisura.

Ad esempio quando presentai il mio lavoro 3D ero stato preso come un folle, ad oggi troviamo una quantità di “artisti” che copiano, dalla Grecia agli U.S.A. ecco questo lo ritengo il male della nuova generazione, poca sperimentazione e tanto copiare senza vergogna anche grazie al web e i social.

Viceversa la nuova generazione ha vantaggi che noi non avevamo; in primis il graffito è stato sdoganato, non vieni più visto come un vandalo estremo, i muri che oggi puoi dipingere legalmente sono tantissimi mentre ai tempi era tutto illegale, i colori oggi sono tanti e tecnici con una gamma di tonalità infinite, ai miei tempi c’erano 2 marche e 3 colori in croce… le differenze sono tante e anche il contesto storico e sociale è cambiato.

– Nella tua lunga esperienza di writer avrai vissuto tante situazioni “border line”, hai qualche aneddoto da raccontarci?

Gli aneddoti sono tanti, ho vissuto in strada per tanto tempo, me ne vengono in mente un paio su due piedi…
C’e stata quella volta ad esempio che uscendo dalla stazione ci siamo trovati il tipo delle pulizie davanti… non sapendo cosa fare uno di noi ha urlato a squarciagola e lui è scappato terrorizzato, credo se la ricordi ancora oggi quella nottata.
C’e stata quella volta che ad Asso, sgamati in deposito, io e Shot siamo riusciti a scappare ed entrare nel giardino di una villa e nasconderci tutta la notte senza poterci muovere perchè la sicurezza ci cercava; un freddo assurdo che me lo ricordo ancora adesso.
Un altra volta scappando dalla polizia mi ero nascosto in una siepe, non ho sentito il poliziotto arrivare ma ho sentito direttamente la canna fredda della pistola sulla mia testa.

– Fai parte di una crew storica milanese, la CKC. Come hai conosciuto gli altri membri, come sei entrato nella crew, e… in quali rapporti siete con le altre crew principali del capoluogo lombardo?

Come dicevo nella domanda precedente, a quei tempi prima vedevi la firma e poi conoscevi la persona..io conobbi Tin che era di niguarda come me e per un periodo giravo con lui, un giorno non mi ricordo come andammo nella stanzetta dei CKC al Leoncavallo e da li conobbi gli altri ragazzi.
Iniziai a frequentare la stanzetta del Leoncavallo finchè non ci sfrattarono e andammo in Mandragora e poi una volta sgombrata in p.za Aspromonte.
Da li nacque un amicizia e nel 1993 credo ma non sono sicuro della data precisa io, Rae e Phato fummo ammessi ufficialmente nella crew.
Con le altre crew eravamo abbastanza in competizione, come tutta la scena ai quei tempi.
Ad oggi le cose sono cambiate, personalmente ho un rapporto di rispetto e collaborazione con tutta la scena, vecchia e nuova.

– Per un writer quanto giudichi importante la componente “illegale”, quella del bombing insomma? Quanto pensi che il tuo background da writer influisca su ciò che fai oggi?

Fare il writer a quei tempi era una forma d’arte nuova, una ribellione sulla scia degli U.S.A., era tutta una sperimentazione.
A quei tempi era fondamentale essere “illegale” se volevi dipingere, anche le hall of fame non erano legali, era un tacito assenso ma ufficialmente la legalità non esisteva.
E poi non c’erano le telecamere, le foto su instagram, il reparto polizia dei writer, il giudice che ti manda in galera per un treno… se ti andava male c’era Rocco che ti scaricava un caricatore dietro, ma di sicuro la libertà era maggiore e la sicurezza minore.
Ai primi tempi delle Nord quando eravamo noi a scovare le yard (quindi non sputtanate) la sicurezza non esisteva proprio, entravamo con borse e scale e ci stavamo tutta la notte, spesso finchè non mettevano in moto il treno.
Ad oggi credo che essendo cambiato il phatos del writing sia cambiato anche l’aspetto ideologico e la visione che ha la gente verso il fenomeno.
Ora da quello che riesco a percepire c’e una differenza tra il bomber (considerato imbrattatore) e lo street artist sdoganato nelle gallerie.
Riguardo a quello che faccio oggi, ha sicuramente influito il mio percorso sui muri ma soprattutto anche grazie al mio percorso accademico e allo studio della storia dell’arte.

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– Parlaci anche delle tue esperienze all’estero, quali sono state e cosa hanno apportato al tuo bagaglio artistico?

Il writing l’ho conosciuto a NYC a metà anni ’80, per motivi di lavoro di mio padre ho passato un periodo della mia infazia li. A quei tempi i treni erano tutti dipinti, in Time Square si sparavano e c’erano le prostitute in strada, il Bronx era dominato dalle bande di motociclisti; una NYC totalmente differente da quella che si può ammirare ora. Quella è stata l’influenza maggiore e la spinta più grande a dipingere su muro quando tornai a Milano.

Hanno influito anche tutti quei confronti che ho avuto viaggiando per jam in tutta Italia ed estero negli anni ’90, siamo stati in Belgio a Rotterdam da Ces, ad Amsterdam, sono stato un periodo a Parigi nel periodo di Paris toncar, tutte esperienze e confronti utili; ma sopratutto respiravo graffiti.
Ad oggi continuo a girare per il mondo, ma per studi di tatuaggi e gallerie d’arte, e ho modo di confrontarmi con artisti e tatuatori di tutte le nazionalità e devo dire piacevolmente che non si smette mai d’imparare e di sperimentare.

– In un articolo che ho letto di recente, hai espresso un giudizio piuttosto negativo sul libro di Kayone “Vecchia Scuola”. Spiegaci le tue motivazioni…

Prima dell’uscita del libro avevo un rapporto personale con Kayone, infatti ho collaborato a pieno con lui per fornirgli il materiale e i testi che mi chiedeva.
Mi aspettavo un libro che raccontasse davvero come erano le cose ai quei tempi; avrei portato rispetto se avesse fatto un lavoro corretto e rispettoso verso la scena…così non è stato.
Il mio rammarico nasce in primis sulla sezione metropolitana, per equità se metti le foto di chi ha fatto una stazione devi mettere anche i lavori di chi ne ha fatte un pò più di una, se dici di fare un lavoro di par condicio.
Siccome Kayone ha voluto manipolare a suo favore un periodo storico che appartiene a tutti… ho voluto semplicemente dare il mio parere.


– Parlaci del tuo stile attuale, definito “original 3D painting”. Come ti è venuta questa idea del tutto innovativa?

Io credo che un artista debba evolversi, quando facevo wild style era una cosa innovativa, scendere in metro era una cosa innovativa, fare un treno idem.
Se facessi le stesse cose che facevo 25 anni fa che evoluzione posso avere?
Ho avuto un percorso artistico accademico e ho avuto modo di studiare la storia dell’arte e oltre gli artisti rinascimentali che adoro per la perfezione e la bellezza delle opere dall’altra parte adoro molto anche l’arte concettuale, ho avuto un influenza cubista, adoro Fontana, la Pop art, Mimmo Rotella, Maurizio Cattelan per la sua irriverenza e la sua satira; e molti altri.

Cosi nel 2010 ebbi l’idea di dipingere in 3D, siccome non l’aveva fatto mai nessuno dovetti sperimentare la tecnica e cosi feci per 3 anni.
Dipingo in 3D per mettere sotto gli occhi di chi guarda l’inganno, il senso del mio lavoro è rendere più reale possibile la falsità della pittura e inoltre lavoro sul concetto d’infinito.
Il mio lavoro è un pò l’opposto di Fontana, lui ti faceva entrare dentro la tela, io faccio entrare la tela dentro il fruitore.

Nel 2013 presentai il mio lavoro a Torino presso la Pow gallery insieme al catalogo edito da Onions edizioni, cui conteneva tutti i lavori fatti dal 2010.

https://www.ibs.it/pongo-without-truth-arte-ingannevole-libro-vari/e/9788897247159

– Hai trasferito questa tua particolare visione in 3D anche sui tatuaggi, hai molte richieste in questo senso? Quali sono i soggetti che preferisci tatuare (inteso come disegni, non le persone!)

A differenza delle opere su tela nelle quali devo rimanere dentro a determinati schemi e aspetti concettuali nel tatuaggio sono libero, posso tatuare soggetti che mi piacciono molto ma che sulla tela non potrei mai fare.
Mi piace sviluppare un soggetto particolare ed idoneo per ogni cliente, partendo dalle sue idee e i suoi gusti vado a sviluppare qualcosa che possa soddisfare a pieno le sue richieste.
Adoro tatuare soggetti realistici ma anche soggetti più semplici, adoro il tatuaggio tradizionale e il tatuaggio da galera per il suo aspetto criptografico.
Tatuo anche i Sak yant a bamboo e a macchinetta, che ho avuto modo di apprendere in Thailandia. Sono tatuaggi ricchi di significato e aspetti mistici.

– Quali sono i tuoi impegni futuri? Ci sono in programma eventi dove si potranno ammirare le tue opere?

Attualmente svolgo il lavoro di tatuatore a tempo pieno che mi porta a viaggiare parecchio per cui il tempo per dipingere si è ridotto notevolmente, sono in fase di lavorazione su una serie nuova di quadri totalmente diversa e ricca di nuovi concetti che spero di presentare presto.
Avrò alcune opere esposte alla tattoo convention “Tattooland” in puglia i primi di maggio.
Parteciperò ad un paio di jam in primavera e ho in cantiere qualche graffito 3D.

Puoi comunque seguire i miei lavori e le mie prossime mostre sul mio Instagram:
https://www.instagram.com/pongo3d/

Andrea Bastia
Appassionato di cultura hip hop da ormai troppi anni e writer fallito, dopo qualche esperienza in proprio sul web approda definitivamente su Hano. Si occupa della rubrica dedicata agli artisti emergenti e a quella sui Graffiti.

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