Zampa e Vibrarecords, due nomi che accostati faranno riaffiorare più di qualche (bel) ricordo a chi ascolta rap italiano da un pò di anni, come il sottoscritto e credo come tanti di voi.
Ebbene, la bella notizia è che quest’anno Mr. Zampini è di nuovo al lavoro per regalarci nuova musica e lo sta facendo proprio coadiuvato dall’esperienza di Vibrarecords che, nel frattempo, sta promuovendo anche altri artisti (come ad esempio Maury B).
Ed è un Zampa piuttosto ispirato quello che abbiamo sentito finora nei singoli prima con Jack The Smoker (giusto per stuzzicare i nostalgici, come dimenticare il loro joint-album “Il suono per resistere“??), poi con Moder e per finire l’ultimissimo uscito “Mediterraneo“.
Abbiamo incontrato Zampa non per una vera e propria intervista, ma piuttosto per una chiacchierata tra amici. Eccola.
Ciao Zampa, parlaci del tuo ritorno con Vibrarecords
La persona che rappresenta Vibrarecords, cioè Dj Zeta per me rimane sempre un mito ed uno dei pilastri dell’hip hop italiano e tutto è avvenuto in modo molto naturale. Frequentandoci spesso gli avevo già fatto sentire le cose nuove che sto facendo e grazie a lui ho avuto il contatto con Believe (n.d.r. grossa casa di distribuzione).
Lui da qualche anno è rientrato nel mondo della musica e ha deciso di riprendere in mano la parte musicale di Vibrarecords.
La cosa che mi fa piacere è che uno dei miei primi lavori “Gorilla Guerrilla” è stato il primo prodotto uscito con il logo Vibrarecords, sempre con loro ho pubblicato di fatto l’ultimo album che hanno prodotto ovvero “La lunga e tumultuosa via per Bisanzio” ed ora a distanza di tanti anni essere ancora io il primo a ripartire con Vibra è una cosa densa di significato, come un cerchio che si chiude. Ho pronto diverso materiale che farò uscire durante l’anno.
Nel ritornello di “Lupo solitario” dicevi “Ogni giorno è straordinario” mentre il tuo pezzo uscito quest’anno con Jack The Smoker parla di “Scontro quotidiano”. Come sono legate queste due frasi e come sei passato dall’una all’altra?
A dir la verità non ci avevo mai pensato… però devono essere collegate per forza visto che le ho scritte entrambe io ahahah.
In vent’anni è cambiato davvero tutto, diciamo che quella grinta che c’era in Lupo Solitario di base è rimasta anche se a quei tempi c’era una fotta incredibile, una voglia di prendersi il mondo che adesso si è trasformata più in “riflessione”.
A quei tempi qualsiasi cosa ti accadeva eri convinto di poterla buttare giù ed andare avanti, ora diciamo che lo scontro quotidiano rappresenta quella consapevolezza che per quanto tu possa cercare di starci lontano, i guai alla fine ti capitano e non avrai mai la tranquillità in senso assoluto.
Effettivamente in queste due frasi c’è tanto di come sono cambiato io in questi vent’anni. Jack tra l’altro è una delle poche persone nella scena di cui mi sento davvero di essere amico, un fratello. Questo pezzo lo volevo fare da tanto perché lui per me è da sempre nella top 3 dei rapper italiani se parliamo, di scrittura, influenza attitudine. Questo nonostante il fatto che, facendo un paragone calcistico, lui ora gioca la Champions League mentre io ho una squadra che quest’anno si sente parecchio in forma ma deve risalire un po’ di divisioni…ahahah. Per questa collaborazione è stato super disponibile e la cosa è nata davvero in maniera spontanea.
Parliamo di “crew”, ho l’impressione che con il tempo collettivi come ad esempio la tua “Osteria Lirica” stiano un po’ sparendo…
Credo che quello che è cambiato maggiormente non sia l’esistenza delle crew in sé ma più che altro la componente “hip hop”. In Osteria Lirica ad esempio c’erano writers e breakers, negli stessi Spregiudicati c’era MDJ che scriveva libri e altri writers. Vedo ancora molti collettivi al momento, tra i più forti ad esempio MxRxGxA che stanno spaccando parecchio, non so quanti possano essere considerate crew nel vero senso della parola, però ci sono.
Mi vengono in mente ad esempio i ragazzi di Genova (Izi & co.), o la Do Your Thang di Roma e ancora la LoveGang126…
Quello che è sicuro è che la musica viene vissuta in modo più individuale. Viene vissuta meno “in strada” e più “in casa”, questa componente prima era molto più marcata.
Uno dei tuoi ultimi singoli è quello con Moder, parlaci del mood che ti ha spinto a scrivere “Costellazioni”.
Anche in questo caso, come sempre, ho voluto fare musica che prima di tutto piacesse a me, voglio fare pezzi che mi rispecchino e parlino del periodo che sto vivendo. Per far questo è naturale coinvolgere persone che conosco bene, Moder è uno di questi e l’ho conosciuto grazie all’hip hop.
A 40 anni non posso raccontarti le stesse cose che ti raccontavo quando ne avevo 18, anche se le punchline continuo a farle, magari nei featuring. Però per il resto mi sento molto cambiato e metto al primo posto l’onestà, non voglio quindi parlare di cose che non mi appartengono. Soprattutto in un periodo in cui mi pare di capire che la gente si sia anche un po’ stancata di questo “nulla cosmico” e ha voglia di contenuti. Ha voglia di sentire musica che non sia sempre e solo passatempo ma che sappia emozionare, fare venire qualche brivido, in cui si possa riconoscere insomma.
E attenzione, non sto parlando solo di una questione di età ma anche di sensibilità delle persone. Vedo ai miei live che anche ragazzi giovani stanno scoprendo il mio rap ma non solo, si vanno magari a riscoprire le robe vecchie. Credo che stia tornando poco alla volta, la voglia di ascoltare il rap quello classico.