Murubutu ha presentato da poco il nuovo singolo “Daimon” che arriva dopo la pubblicazione dell’ultimo album “Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali”.
Con questo singolo il “prof.” sposta le sonorità verso il reggae che gli ha confezionato Bizzarri, uno dei maggiori produttori italiani di questo genere con esperienza internazionale, mantenendo però intatta la sua incredibile capacità di storytelling che caratterizza tutta la sua carriera.
In questa intervista parliamo di “Daimon” e di molto altro, buona lettura.
Da qualche anno ormai ci hai abituato a “concept album”, quanto è difficile comporre un album del genere rispetto ad uno “slegato” da un tema in particolare?
Scrivere un concept album rispetto ad un album slegato da un tema particolare è un vincolo, è un limite però anche una grande possibilità creativa. È vero che in un qualche modo ci si limita ad un tema, ad un macro-tema però nello stesso tempo il fatto di dover sviluppare questo tema ti porta in strade altrimenti inesplorate e questa è una grande risorsa, anche per la fantasia.
Come hai scelto i temi dei tuoi “concept album” finora… e quale sarà il prossimo??
Il concept dei miei album sono stati scelti tra gli elementi e le fasi naturali perché io mi ritengo un paesaggista del rap e quindi ho bisogno di un elemento che caratterizzi fortemente il paesaggio, il prossimo ancora non lo so io stesso quindi ho tante idee però niente di visualizzato ancora.
Come riesci a conciliare la tua attività di professore con la tua carriera di rapper? (domanda che non ti avranno mai fatto…)
Le mie due attività, cioè quella di insegnante e di rapper, si conciliano nel senso che si tratta di organizzarsi bene e io comunque ho una cattedra part time quindi questo mi lascia del tempo per la musica, per i viaggi e soprattutto per la scrittura.
Parlaci del tuo ultimo singolo “Daimon”, non è passato moltissimo tempo dall’uscita del tuo album… In che contesto si inserisce?
L’ultimo singolo Daimon nasce dalla mia volontà di collaborare con Bizzarri, che ritengo un grandissimo produttore e soprattutto di esplorare certe sonorità reggae che mi sembrava giusto fare uscire in estate, ma comunque Daimon si inserisce all’interno di una versione deluxe dell’ultimo album cioè “Storie d’amore con pioggia” che uscirà insieme ad altri due inediti in vinili limitati e colorati sicuramente prima della fine dell’anno.
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Parlaci del bellissimo album che avete realizzato tu e Claver Gold in combo, io penso che non abbia avuto il riscontro che meritava… forse colpa della pandemia? Com’è andato, raccontato da dietro le quinte?
“Infernum”, che ho realizzato con Claver Gold, in realtà ha avuto un ottimo riscontro, sia da parte delle istituzioni culturali, l’abbiamo portato anche all’estero in una scuola ambasciatoriale spagnola a Madrid, sia dal punto di vista delle scuole stesse, poi soprattutto della critica, io ho fatto tantissimi talk quando Claver si è fermato, per motivi personali però io ho continuato a girare tantissimo, ho partecipato a tante manifestazioni anche prestigiose come il Festival della Lingua Italiana a Lecco, patrocinato da Treccani, come l’Ottobre Manzoniano quindi il riscontro è stato ottimo. Sicuramente poi, a livello generale, tutte le uscite anche questa sono state un po’ penalizzate dalla pandemia.
Pensi che l’ambiente del rap underground possa essere stato favorito dalla grande esposizione mediatica che ha avuto il rap negli ultimi anni?
Il rapporto tra mainstream e underground è sempre oggetto di grande discussione all’interno della scena e quindi merita forse un approfondimento. È vero che sicuramente il mainstream semplifica, a volte deforma, a volte svende quelli che sono dei contenuti originali che invece pulsano all’interno dell’underground però è anche vero che questa è un po’ una dinamica fisiologica a tutti i generi e quindi è chiaro che se un genere si vuole diffondere ha bisogno di luce e il mainstream gliela dà, certo in parte lo sdogana ma nello stesso tempo per l’appunto lo porta, lo semplifica, portandolo ad un pubblico più vasto. Sta poi all’artista underground continuare, nonostante le maggiori possibilità che gli vengono date dalla diffusione del genere, a mantenere una propria originalità e fedeltà al messaggio iniziale.
Parlaci dei tuoi live, prima di tutto quanta voglia hai di esibirti dopo tanto tempo… e come saranno organizzati, chi ti accompagnerà nel tour estivo…
Sì, rispetto i live io ho sempre molta voglia di esibirmi, a me piace tantissimo la dimensione live, per la relazione che c’è con il pubblico, per l’energia, un po’ insomma quello che riguarda un po’ tutti gli artisti che hanno voglia di esibirsi. Io forse mi sono fermato meno di altri perché avevo uno show dove la presenza di un illustratore favoriva già la fruizione seduta, quindi anche durante i periodi di maggiori limitazioni ho potuto girare e ho continuato a farlo con i talk. Sono però molto contento di questo tour che è iniziato in primavera perché per la prima volta c’è con me una band e il risultato per me è davvero soddisfacente, è un suono più pieno, i brani sono più coinvolgenti, il pubblico lo apprezza tantissimo quindi aprono una band dove ci sarà la mia corista Dia, dove ci sarà un trombettista che è Gabriele Polimeni, dove ci sarà un basso che è Antonio Delga, una chitarra che è Giulio Vetrone e poi un uomo alle macchine cioè Stefano Castagnetti che si occupa di Ableton Live e quindi di tutti i suoni.
Nel panorama rap italiano chi pensi possa essere più accostato al tuo genere di scrittura e quindi potrebbe essere adatto per un ipotetico featuring (a parte quelli già fatti ovviamente)?
Diciamo che i rapper che penso che abbiano una struttura, anche se diversa, affine nell’intenzione alla mia, sono tutti rapper con cui ho già collaborato. Rapper con cui mi interessa collaborare, posso pensare per esempio a Lanz Khan, con cui non ho ancora collaborato e che ha una scrittura decisamente interessante, mi piacerebbe anche collaborare con Quintale, anche se non stiamo parlando esattamente di rap e neanche di un certo tipo di scrittura però è un artista che mi piace e poi ovviamente un grande sogno che non penso di poter mai realizzare che è comunque quello di collaborare con Lou X.
Nei testi delle tue canzoni hai raccontato centinaia e centinaia di storie, come trovi l’ispirazione per scrivere i testi delle tue canzoni?
I testi delle mie canzoni nascono da racconti che raccolgo sul territorio, dalla mia fantasia ovviamente, ma anche molto dai romanzi che leggo quindi io spesso come ho detto se vengo colpito molto da un romanzo mi si crea una visione, un immaginario come a tutti, e io poi decido di svilupparne spesso una costola per cui creo diciamo una piccola narrazione che nasce dalla narrazione di un romanzo.
Qual è il complimento che ti fanno più spesso riguardo alle tue canzoni, alla tua attività di rapper in generale?
Il complimento che mi fanno più spesso è che le mie canzoni non li fanno sentire soli, che le mie canzoni vanno a toccare delle corde che fanno emozionare molto le persone e soprattutto che favoriscono un vissuto di tipo empatico e quindi così come nella narrativa si viaggia, per l’appunto nello spazio del tempo e all’interno dei personaggi che caratterizzano le mie canzoni, i miei racconti e questa è una cosa che aiuta anche a meditare su se stessi sulla realtà e quindi insomma è un’esperienza di approfondimento.
Ultima domanda di rito: cos’è per te Hano.it?
Hano.it è un sito di riferimento per la musica rap e quindi io vi leggo e vi seguo da tempo, vi saluto tutti e vi ringrazio per la disponibilità.
