Arrivato al suo nono album come solista, Metal Carter dimostra con “Fresh Kill” di avere ancora voce in capitolo nel mondo del rap underground. Un genere sicuramente sopra le righe il suo, il “Death rap” del quale lui stesso in questa intervista rivendica la paternità in Italia, lo ha portato ad essere un personaggio di spicco del panorama hardcore.
Sei stato uno dei primi a portare il cosidetto genere “horrorcore” in Italia (e forse uno dei pochi che lo
spinge ancora), vuoi spiegarci perchè ti senti legato a questo genere?
Preciso che il mio genere non è propriamente horrorcore anche se ci sono molti elementi ad esso riconducibili, soprattutto in alcuni album specifici. Il mio genere di riferimento e di cui sono il primo rappresentante in Italia si chiama Death-Rap, che è un genere meno dark dell’horrorcore e molto più vicino al gangsta rap. Anzi si tratta proprio di gangsta rap in piena regola, è solo proposto in chiave più intensa, folle e brutale in confronto al “G Rap” più conosciuto e classico. Mi sento legato a questo mood probabilmente perché l’horror è stata la mia primissima passione in assoluto da bambino… horror a 360 gradi: film, fumetti
e musica orrorifica.
Il tuo nuovo album si intitola “Fresh Kill” e la tua etichetta “Time to kill”, insomma l’elemento ricorrente è quello, ma come dobbiamo interpretarlo? E’ tempo di uccidere, ma chi o cosa in particolare?
“Uccidere” può essere interpretato anche in maniera simbolica ovviamente, “Uccidi” ciò che ti fa soffrire e ciò che ostacola la tua vita. Comunque il fatto che “Fresh Kill” sia uscito per “Time To Kill Records” è veramente una curiosa coincidenza, dato che il titolo dell’album già era stato deciso e solo dopo è subentrata la label.
Come dico sempre non mi interessa che la mia musica abbia una sola chiave di lettura, anzi preferisco che ognuno la interpreti come meglio crede. Confido nell’intelligenza dell’ascoltatore.
Vorrei chiederti il perchè del featuring con Young Signorino… ma mettiamola così: come hai fatto a mettere nello stesso album lui e pilastri del rap come Danno e Esa?
Come ho fatto? Te lo spiego subito: ho quasi sempre collaborato con i miei coetanei e non voglio fare il vecchio della situazione in questo rapgame. Volevo invitare sul mio disco qualcuno della nuova generazione è ho scelto uno tra i più meritevoli secondo me. Lui ha fatto parte della prima ondata del suo genere in Italia. Lo stimo artisticamente e anche conoscendolo come persona mi è sembrato un tipo apposto.
Avevo il brano “Armata Mimetica” senza ritornello e ho pensato che lui sarebbe stato perfetto nel chorus e così è stato.
Nei tuoi brani c’è un altra parole abbastanza “ricorrente” se così posso dire… che è “Giustizia”. Questo mi ha incuriosito, quale tipo di giustizia stai reclamando?
Sì è vero, la giustizia è un tema abbastanza ricorrente in questo album ma ricordiamoci anche che quasi tutto il gangsta rap è mosso da sentimenti di giustizia.
Reclamo giustizia in tutto! Voglio che le persone vengano trattate giustamente e che anche io venga quindi trattato giustamente. Non tollero ingiustizie.
L’ingiustizia si annulla se una persona sa reagire e si sa far valere.
Ascoltando il tuo album spicca subito un certo distacco da tutto quello che è il rap in questo momento… insomma il tuo stile non è certo cambiato per seguire le mode, cosa pensi della situazione attuale del rap in Italia (soprattutto della nuova “wave”), rapportato anche al tuo modo di fare musica?
Vedi io ho portato e inventato un nuovo tipo di rap in Italia, non ho né il bisogno né la voglia di seguire nessuna moda… semmai sono gli altri che seguono me, e a livello underground questa cosa non è certo una novità.
Riguardo la situazione attuale del rap italiano, dico che c’è gente che spacca e che rimarrà nel
tempo, ma, penso anche che la gente in generale si è stufata di ascoltare chi rappa solo di droga e vestiti.
Il rap hardcore di matrice più old school sta tornando e il successo che “Fresh Kill” sta ottenendo fin dal giorno della sua uscita ne è la prova.
Nel tuo tempo libero che genere di musica ascolti? E senti di essere influenzato poi nella tua musica, da
qualcuno in particolare?
Nel mio tempo libero ascolto esclusivamente rap americano, in passato variavo di più i miei ascolti ma saranno un paio di anni che ascolto quasi solo rap USA. Non mi sento influenzato da nessuno in particolare, ho tante influenze che mescolo insieme e questi stimoli non vengono solo dalla musica, ma, anche dalla mia vita vissuta e da tante altre forme di arte.
Hai mai pensato di fare un disco non rap… tipo “metal” ad esempio? 😀
Sì ci ho pensato e non escludo di farlo prima o poi. Adesso come adesso sto troppo in fissa col rap per pensare a una cosa del genere. Magari andando più avanti con l’età può essere una buona idea senz’altro.
Non si può parlare di Metal Carter senza nominare il Truce Klan… Raccontaci di cosa ha significato per te fare parte di uno dei collettivi più importanti del panorama rap italiano…
Io non solo ho fatto parte del collettivo ma sono stato membro fondatore dei Truceboys e senza i Truceboys non sarebbe esistito il Truceklan. Quindi sono stato dentro al crew dai dai primissimi tempi. Sono stato anche sicuramente uno tra quelli del crew più influente, produttivo e attivo.
Ha significato molto far parte di questo collettivo perché, come giustamente ricordi, è stato uno dei crew più importanti del panorama rap italiano.
Volevo ringraziarti per questa intervista e volevo salutare tutti i miei veri fan!
Stiamo andando forte! Yo!