Ci siamo, tra pochissimi giorni esce il nuovo album che segna il ritorno di Deda alla produzione di rap italiano: “House Party”.
In realtà questo album, che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare in anteprima, non è esclusivamente concentrato sul rap, come ci dice Deda stesso in questa intervista, ma spazia su sfumature soul e funk mettendo in mostra tutte le influenze musicali che negli hanno contaminato la sua musica.
Il singolo che ha anticipato “House Party” è “Universo” realizzato in collaborazione con l’ex-compagno dei Sangue Misto Neffa e con Fabri Fibra.
Andiamo a scoprire cosa ci ha raccontato Deda di questo suo ritorno e del suo incredibile percorso musicale che l’ha portato fin qui.
Sei rimasto molto tempo lontano dalla scena rap, l’hai fatto da spettatore, ascoltando la roba che usciva o ti sei proprio estraniato da questo mondo?
Parliamo di un periodo abbastanza lungo, quasi vent’anni… quindi ho avuto momenti alterni. Inizialmente, quando ho iniziato a fare altro, per forza di cose ascoltavo molto poco, ma proprio perchè mi trovavo in un momento di grande entusiasmo per altri “mondi” e quindi mi capitava raramente di stare attento a ciò che continuava a succedere nella scena italiana.
Successivamente invece ho ricominciato ad ascoltare sempre con più interesse perchè ho notato che il livello continuava ad alzarsi, sia quello delle produzioni che quello delle rime, delle tecniche dei vari rapper e quindi la cosa mi incuriosiva, oltre che ovviamente farmi piacere.
Ecco, ho alternato queste due fasi, adesso nel limite del possibile cerco di ascoltare un pò tutto.
Ma il tuo ritorno è una tantum o possiamo considerarlo un ritorno “stabile”?
Una cosa che mi piace dire è che questa cosa ha combaciato con due tragitti: uno è il mio e l’altro è quello del resto della scena. Secondo me dopo tanti “peregrinaggi” ci siamo un pò ritrovati nello stesso punto. Quindi per me adesso produrre per il rap, il soul e il funk italiano è abbastanza naturale. Molte delle cose che faccio ultimamente si adattano in maniera naturale a quello che succede adesso nella scena in Italia.
E non ti è più venuta voglia di rappare? Perchè hai scelto di dedicarti solo alla produzione?
E’ una scelta che risale a tanti anni fa, parliamo del 2000 all’incirca… Sicuramente produrre musica era una forma espressiva che combaciava molto di più con la mia personalità. C’è stato un momento in cui la scrittura per il rap ha iniziato a starmi un pò stretta e io sono una persona che ha bisogno di assecondare i suoi interessi e le sue passioni altrimenti rischio di non divertirmi e penso che per continuare a fare musica per così tanti anni sia fondamentale.
Si tratta della quotidianità, di passare le ore in studio a fare una cosa che ti deve regalare dei momenti di divertimento, in caso contrario rischi di uccidere l’entusiasmo e la passione.
Ma pensi che anche oggi sia così?
Bisogna dire che oggi è entrata in gioco una componente economica importantissima… e in tutta onestà ti devo dire che se fosse successo a noi all’epoca, probabilmente ci avrei pensato due volte prima di smettere! Ahaha
Quando si parla di Sangue Misto e SXM si parla sempre di “leggende”. Ma vista dalla tua parte com’è? Hai avuto la percezione di poter diventare una “leggenda”?
Diciamo che noi l’abbiamo vista diventare iconica quell’esperienza perchè all’inizio, ovviamente, non lo era. Si parla di metà degli anni ’90, la scena hip hop era minuscola, quando uscì quel disco ovviamente da parte di quei pochi appassionati di hip hop che c’erano in Italia abbiamo subito avuto un forte consenso. Però nulla a che fare con quello che è successo dopo, quel disco diventò un punto di riferimento per tante persone, anche persone che non erano dentro quella “scena” ed è una cosa che è successa sotto i nostri occhi nel tempo. E’ chiaro che autodefinirsi “leggenda” non è nelle mie corde, è diventato anche un pò un luogo comune… diciamo che abbiamo avuto la fortuna di essere stati i primi e questo ha contato tanto. Abbiamo indovinato una formula che evidentemente ha poi influenzato le generazioni più avanti.
Ovviamente è una cosa che mi riempie di gratitudine e anche orgoglio a volte, ma diciamo che in generale sono una persona che ha voglia di guardare avanti.
Non c’è mai stato un pò di rimpianto per il “mancato” secondo album?
Il racconto che viene fatto è quello di uno scioglimento “traumatico” del gruppo dopo il primo e unico album, ma in realtà non è andata proprio così… Abbiamo continuato a fare musica insieme per tanti anni, io e Neffa abbiamo fatto poi 107 elementi un pò di anni dopo e nella nostra testa quello era un pò il proseguo dei Sangue Misto.
Personalmente penso che sia ancora più rappresentativo di SXM, sei d’accordo?
Assolutamente… anch’io lo penso perchè eravamo un pò più maturi. Quando uscì SXM io ero poco più di un bambino, un ragazzino… mentre quando abbiamo fatto 107 elementi eravamo entrambi maturati sotto tanti punti di vista. Quando li riascolto anch’io trovo che sia esattamente così.
Parliamo del nuovo album, c’è qualcuno che avresti voluto ma per un qualsiasi motivo non si è chiusa la collaborazione?
Certo… non sto a fare nomi ma durante la lavorazione del disco io ho provato a contattare tanti artisti che mi piacciono ma alcuni non potevano, per vari motivi… o magari non erano proprio incuriositi dal progetto. Quindi si, è successo ma diciamo che l’80 % di quelli che volevo ci sono.
E come hanno reagito gli artisti che hai chiamato? Alcuni erano bambini ai tempi di SXM…
Guarda, ha meravigliato anche me il fatto che quasi tutte le persone che contattavo erano entusiaste e conoscevano me e la mia storia, quindi quella di una generazione più che precedente alla loro! Quindi dire che hanno reagito molto bene… C’è stato molto entusiasmo e disponibilità. Io nel disco ho cercato di contattare sia persone che stimavo ma non conoscevo personalmente, sia persone con cui collaboro da una vita e che considero più amici che semplicemente artisti per cui provo stima.
In particolare mi ha colpito la partecipazione dei Coma Cose, trovo la loro canzone una delle più belle dell’album… Come è nata la collaborazione con loro?
Qualcuno mi aveva fatto notare che loro erano fan dei Sangue Misto e in un loro tour suonavano una loro versione di “Cani sciolti”. E ricordati comunque che Fausto (dei Coma Cose) viene dalla scena hip hop dei tempi, e quindi conosce molto bene l’ambiente.
A me piaceva la loro musica, la trovavo decisamente “fuori” dagli schemi musicali che generalmente tendono a limitare la creatività. Quindi è venuto naturale provare a contattarli per questo progetto e anche loro hanno dimostrato subito grande entusiasmo.
Una curiosità è che, a distanza di circa due anni da quando ci siamo sentiti la prima volta, usciremo entrambi con gli album nuovi il 4 novembre.
E comunque il disco non vuole essere solo rap, per questo appena ho potuto ho cercato di variare con la presenza ad esempio Al Castellana, Davide Shorty ecc…
Questo è molto importante per me, per dare continuità al mio percorso e fare in modo che ci fosse la possibilità di spaziare e fare sentire le varie influenze musicali che ho avuto in tutti gli ultimi anni.

A proposito delle tue produzioni, negli anni si è passati da fare basi col campionatore a usare veri e propri strumenti musicali. Per quanto ti riguarda come è cambiato il tuo modo di fare musica?
A me è successo in maniera molto graduale, anche i primi progetti che ho pubblicato con il nome di Katzuma erano molto basati sul campionamento. Poi è stato importante per me imparare a parlare il linguaggio della musica, cosa che prima non sentivo come una necessità.
Io per anni, come tanti produttori hip hop, ho fatto musica seguendo solo il mio orecchio. Invece a un certo punto ho voluto iniziare a studiare e capire questo linguaggio anche per potermi interfacciare con una serie di musicisti con cui avevo iniziato a collaborare. Era importante quindi parlare lo stesso linguaggio. Questo poi in realtà è successo un pò a tutta la musica di quel periodo.
Poi c’è anche il motivo “tecnico”, cioè con gli strumenti musicali è più facile ottenere suoni belli, mentre negli anni ’90 o avevi macchine e sintetizzatori costosissimi oppure i suoni erano di basso livello. Adesso non è più così, basta un computer per suonare come un orchestra.
Le stesse cose di Katzuma che ho fatto ultimamente sono perlopiù suonate. E’ stata quindi una cosa naturale ma legata anche all’evoluzione della musica in generale.
Fabri Fibra durante il live in cui avete presentato il singolo ha detto che sei “l’uomo grazie al quale ha iniziato a fare rap…”
“Uno” degli uomini… precisiamo ahahah. Fabri è veramente un grandissimo, ha una carriera pazzesca e ha dimostrato una disponibilità ed un entusiasmo per questa collaborazione che non mi aspettavo. Anche per il fatto che mi abbia invitato al suo concerto a presentare il pezzo gliene sarò grato per sempre. Per me è stato fighissimo…
Anche nel modo in cui supporta questo mio progetto dimostra di essere un grande, sotto tutti i punti di vista. Poi per quanto riguarda quella frase non so sei sia vera!!
Ne parlavamo l’ultima volta che ci siamo visti, si parlava di quando ci incontravamo alle jam, diciamo che lui ha cominciato a “girare” in quel periodo in cui io stavo quasi per smettere… A me colpiva molto per il suo carisma, evidentemente è stato lo stesso per lui…
Isola Posse All Star, Sangue Misto e Melma & Merda. Tre gruppi molto importanti di cui hai fatto parte… Possiamo dire che dai il tuo meglio quando sei in un gruppo?
Mmm…. No, non si può dire! Ahahah
Scherzi a parte… In quel periodo mi piaceva fare parte di un gruppo perchè era una cosa che veniva naturale. Facevamo musica insieme, passavamo le giornate insieme, stavamo in studio assieme e quindi per me è sempre stato naturale, ad esempio, collaborare ai dischi solisti dei miei amici. Come Neffa e Messaggeri della Dopa, Zerostress, i dischi di Kaos ecc…
Però devo dire che quando ho iniziato a fare le cose da solo penso di avere sfruttato bene il fatto di essere l’unico che dà forma al progetto. Chiaro che la musica è più bella da fare ed è più divertente se la fai insieme ad altri.