Abbiamo incontrato Nitro A.K.A. Wilson A.K.A. Phil De Payne A.K.A. Nicola al Carroponte di Milano poco prima del suo live. Abbiamo parlato di musica, di Hip Hop, di lui e di Suicidol, il suo ultimo disco, che sta andando davvero forte….
Chi è Nitro, chi è Wilson e chi è Phil de Payne?
Nitro è il lato più rap di me che dice “io spacco il culo non me ne frega un cazzo“; diciamo che è la parte più hip hop del tutto. Wilson è la furia cieca e sragionata mentre Phil de Payne è il rancore, The Grudge. Sono tre entità simili però hanno sfumature diverse. E poi c’è Nicola che non sa ancora chi è davvero!
Sei giovanissimo, hai 22 anni, cosa si prova a stare sul palco e a collaborare con personaggi che hanno fatto la storia di questo genere come Fabri Fibra?
Rispetto e Paura: che sono due cose che vanno a braccetto. Timore Reverenziale perché comunque so che anche se collaboro con gente che ha fatto la storia, ha fatto la storia, quindi cerco sempre di comportarmi con l’umiltà ed il rispetto che questa disciplina prevede.
Alla Presentazione di Suicidol ti ho sentito dire “un artista è tale finché cerca qualcosa”; concetto che viene ripreso anche con la prima barra del disco in “The Dark Side of the mood” (vivere male per scrivere bene): tu cosa cerchi?
Smetterò di essere un artista quando starò bene, avrò una vita felice e avrò fatto il disco dell’anno; quando ti dirò queste tre cose vorrà dire che avrò finito. Cerco la felicità e la soddisfazione; non il disco dell’anno in senso di vendite ma un disco che sentirò mio al 100% e di cui non cambierei una parola. L’arte è la ricerca della perfezione: una volta che hai raggiunto la perfezione puoi solo calare, due volte la perfezione non ti capita, è difficile, è già difficile una.
Nel tuo primo disco, Danger, hai inserito tutte produzioni diverse; anche questa volta troviamo un ampia varietà di produttori con suoi molto diversi: da Don Joe a Dj Shocca passando per Yazee e Low Kidd. Qual’è lo stile di produzioni con cui ti trovi meglio?
Mi fa piacere che tu mi faccia questa domanda perché vuol dire che si è capito il mio intento. Il mio intento quando faccio i dischi è comunque quello di far capire che posso rappare su qualsiasi cosa. Mi faccio dare dal beat west coast al break beat, old school, roba nuova o anche singoli cantati. Voglio far vedere che so far tutto; e soprattutto far vedere a me stesso il fatto di riuscire ad andare oltre i limiti del rap stesso (se possibile).
Non ho una roba preferita: forse quella che preferisco è il beat di Suicidol, la title track del disco, produzione di Low Kidd con basso, batteria e campione, e basta.
Anche le collaborazioni sono poche come sempre, ma tutte molto diverse. Hai portato artisti stranieri come Lissie e Skit Vicious. Tu hai studiato lingue: secondo te la lingua è una barriera o uno stimolo?
E’ l’uno e l’altro. L’italiano piace, se andiamo ad ascoltare gli ultimi dischi di Jay-Z, Action Bronson ma anche Lil Wayne, dicono un sacco di parole italiane.
Lil Wayne dice “parmigiana in my panino”, Action Bronson un sacco di nomi italiani, Jay Z pure “ciao bella” e queste cose qua.
Può essere un legame ma anche una barriera, dipende se riesci a far suonare l’italiano come l’inglese che è quello che mi predispongo io di fare prima di fare i pezzi, mettere dei suoni e dei melismi vocali che possano ricordare un po’ l’inglese.
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Giacomo Frigerio (twitter @gj_jack)